Se alla dea bendata non piace baciare Charles Leclcerc

Pronti, partenza, via. Ah no. Charles Leclerc, nella gara dello scorso weekend in Brasile, nemmeno ci è arrivato allo spegnimento dei semafori. Il monegasco è stato testimone di un altro spegnimento, meno allettante, ovvero quello del suo motore. Per due volte. E il tutto, appunto, è accaduto ancor prima dell’inizio della gara. Già, il pilota della Ferrari ha dovuto dare forfait durante il giro di ricognizione. Esatto, quella passerella di vetture che precede l’avvio della corsa vera e propria. Disperato, Leclerc ha raggiunto i box domandandosi a ripetizione come mai sia così sfortunato. Ma cosa è successo davvero alla vettura del pupillo della Rossa? E quanta responsabilità si può far ricadere sulla dea bendata piuttosto che sulla scuderia di Maranello? Abbiamo posto i nostri interrogativi a Federico Albano, analista di Formula 1 per il portale FormulaPassion.it.
Un mero passeggero
«Cominciamo col fugare ogni dubbio: in questo caso il pilota non ha alcuna colpa. Charles Leclerc non ha sbagliato nulla. Si è trattato di un guasto alla vettura. Ma andiamo con ordine. Il monegasco aveva appena iniziato il suo giro di ricognizione, quando improvvisamente il sistema idraulico della sua Ferrari ha smesso di funzionare. Questo sistema serve a far funzionare una miriade di funzioni della macchina, come per esempio il DRS. Tra le altre cose, controlla però anche componenti più intuitive, come il cambio e il volante. Due aspetti piuttosto fondamentali per guidare (ride, ndr). Leclerc si è dunque ritrovato con un cambio che non rispondeva più ai suoi segnali e un volante di marmo. Un attimo dopo si è spento il motore. Avendo il cambio bloccato, le ruote posteriori hanno smesso di girare, facendo partire la macchina in maniera incontrollata. Il monegasco si è dunque ritrovato a essere un mero passeggero, impossibilitato a fare qualsiasi cosa. Ed è infatti finito contro le barriere». Ma la sua avventura in Brasile non è finita qui, dato che è poi riuscito a fare ancora qualche metro con la sua vettura… «Questo gli è stato possibile perché qualcosa è sembrato ripartire. Leclerc ha potuto mettere la prima e il volante è diventato più morbido. La power unit della Ferrari permette infatti al pilota - non tutte le vetture hanno questa possibilità - di essere rimessa in moto senza l’intervento della squadra. Dopo aver fatto venti metri, però, il motore si è spento di nuovo. A quel punto si è capito che non ci sarebbe stato più niente da fare. Cosa sia veramente successo non verrà comunque condiviso da Maranello, ma siamo venuti a sapere che il problema non è stato scaturito dalla parte idraulica, bensì da quella elettronica. Qualche sensore - non è dato sapere quale - ha avuto un problema, che ha bloccato la parte idraulica, che a sua volta ha spento il motore. Questo succede per evitare di rompere la power unit, che in F1 va protetta al massimo dato che comprometterla significa incappare in pesanti penalità. Si è dunque trattato un effetto a cascata: il malfunzionamento di un sensore ha impallato la parte idraulica, che ha spento il motore per proteggerlo. Pare inoltre che la Ferrari sia stata confrontata per la prima volta in stagione con il problema riscontrato in Brasile sull’auto di Leclerc, e che questo malfunzionamento non abbia niente a che vedere con quello occorso alla vettura di Carlos Sainz in Messico».


Macché sfortuna…
In radio, lo abbiamo accennato, Charles Leclerc ha espresso tutta la sua disperazione chiamando in causa più volte la sfortuna. Ma quanto davvero c’entra la dea bendata in tutta questa storia? «La sfortuna sicuramente perseguita il monegasco, lo dimostra il fatto che gliene sono capitate di tutti i colori questa stagione - prosegue con un sorriso Albano -. Ma il problema riscontrato alla sua vettura in Brasile non c’entra con la malasorte. Quando parliamo di avarie tecniche c’è ben altro in ballo. D’altronde, se alle altre scuderie questo non succede mentre alla Ferrari sì, significa che la causa è da ricercare nella filiera industriale della Rossa».
L’aggravante della recidiva
L’uscita di scena di Charles Leclerc ha lasciato tanti basiti. I più disperati insieme al monegasco e alla scuderia di Maranello, va da sé, sono stati i tifosi del Cavallino. Quante altre occorrenze storiche si possono contare in cui il pilota ha dovuto dare forfait già durante il giro di ricognizione? «Così su due piedi ricordo l’uscita di scena prematura durante il “formation lap” di Michael Schumacher nel GP di Francia del 1996 - un episodio che tra l’altro fece saltare la sedia di Montezemolo - e quella di Sebastian Vettel in Bahrein nel 2016. Il più vicino nel tempo è poi il forfait di Yuki Tsunoda al GP di Monza di quest’anno. Ma si tratta comunque di occasioni rare. Ciò che fa clamorosamente riflettere è che però sia la Ferrari a detenere il record del maggior numero di problemi al motore occorsi già nel corso dei preliminari di gara…».