L'intervista

«Un dormiveglia pieno di sogni in una notte agitata ma stupenda»

Dopo il magnifico argento sui 400 piani, i media si mettono in fila per Ricky Petrucciani
©CHRISTIAN BRUNA
Ambrogio Sala
19.08.2022 06:00

L’hotel della delegazione svizzera trasuda atletica da pareti e poltrone. Atleti tedeschi, spagnoli, greci, sembrano tutti amici. Ci sono allori olimpici, mondiali, anche un vicecampione europeo: Ricky Petrucciani. Nonostante sia la sua giornata di libero, ha un’agenda zeppa di impegni ed appuntamenti. Dopo il magnifico argento sui 400 piani, i media si mettono in fila per lui

Ricky, quante emozioni l’altra sera. Ma tu hai dormito la notte?

«Felice di creare emozioni. Pure io ero eccitato, ho riposato solo 4-5 ore, un dormiveglia ricco di sogni. E poi stamane subito dal fisioterapista, gli incontri con la stampa. Effettivamente mi sento un po’ stanco, ma ne valeva la pena». 

Dopo una stagione mediocre, non ti aspettavi certo questa medaglia. Cosa è scattato nella tua mente?

«Nulla a livello mentale, piuttosto sul piano della preparazione. Alla vigilia di questi Europei non sapevo cosa aspettarmi. Per la verità al termine dello scorso anno mi ero posto come obiettivo una medaglia, ma era diventato improponibile dopo una stagione outdoor in calando. Quella indoor tutto sommato era stata positiva, ma nelle gare estive non riuscivo a trasferire i progressi degli allenamenti in pista. Il mio problema in gara non era il cedimento dopo i 300 metri, ma un passaggio troppo lento a metà gara, sempre sopra i 21”2. Non mi sentivo abbastanza brillante. Così ho deciso di cambiare la metodologia di allenamento, d’accordo con Flavio Zberg, il mio coach. Abbiamo lavorato di più sulla velocità, mantenendo il lavoro lattacido soprattutto in prospettiva veloce. Così a Langenthal, quando ho corso in 10”24, mi si è riaccesa la scintilla della speranza che mi ha consentito di affrontare gli Europei con più ottimismo. Infatti in finale sono transitato ai 200 in 20”70!».

Passare alla velocità pura? Con 10”16 qui si entrava in finale dei 100 metri.

«È un dubbio che ho avuto, in quanto ritengo che potrei valere tempi attorno ai 10”10 e sotto i 20”30, ma con una preparazione differente. Comunque ormai ho scelto l’indirizzo della velocità prolungata».

Non hai ancora terminato il tuo lavoro a Monaco: domani la 4x400 promette bene con due finalisti in squadra.

«Ti sbagli, siamo in tre: a me e Lionel Spitz si è aggiunto Julien Bonvin, che correndo 49”10 ha raggiunto la finale nei 400hs. Bonvin non correrà però la qualifica di stamattina, visto il suo impegno in serata nella gara individuale. Ma sarà in staffetta per la finale di domani. Già, perché ora l’obiettivo minimo della 4x400 è la finale! Con Filippo Moggi nel quartetto abbiamo una certezza, lui è un animale da staffetta».

Il record svizzero risale a Siviglia 1999.

«Saremo tutti un poco stanchi e sarebbe esagerato correre sotto il 3”03, un tempo da medaglia. Però, a pensarci bene… non escludo nulla. Inglesi, belgi ed olandesi dovranno temerci. Una volta in finale bisogna puntare in alto».

Raccontaci la tua vita da professionista a Zurigo.

«Sono oramai 5 anni che sono emigrato a Zurigo. Ho dovuto imparare il tedesco come tutti i ticinesi, ma mi sono subito ben ambientato. Per dedicarmi all’atletica ho interrotto momentaneamente gli studi di commercio, in cambio della possibilità di allenarmi anche due volte al giorno. Siamo un bel gruppo che si allena con Zberg: Filippo Moggi, Dany Brand, l’italiano Davide Re ed il francese Victor Coroll, l’ultimo arrivato, finalista nei 400hs. È importante allenarsi in un contesto competitivo. Filippo è l’unico studente, non so come riesca a conciliare le due attività».

La tua stagione non termina a Monaco, vero?

«Mi aspettano ancora delle belle sfide, a partire da Lucerna ed il Galà dei Castelli. Ad Athletissima non sono previsti i 400, mentre dal Weltklasse non ho ancora ricevuto un invito. Spero comunque di poter recuperare le fatiche di queste giornate molto intense per affrontare questi impegni di nuovo al massimo della condizione».

E come ti vedi a medio termine?

«Sto vivendo la vita che desidero e mi auguro di mantenere lo status attuale il più a lungo possibile. Non mi vedo ancora oltre il professionismo sportivo, ho solo 22 anni. Certo sono molto ambizioso e non nascondo che i miei obiettivi restano alti: un nuovo podio europeo, ma anche mondiale. Finora, grazie alla competenza di Zberg, sono sempre arrivato ai grandi appuntamenti al massimo della forma. Ed a differenza del passato non sono focalizzato sul 44”99 di Matthias Rusterholz; so che prima o poi lo batterò, ma non devo stressarmi per superarlo. D’altra parte qui a Monaco l’ho sfiorato nuovamente dopo tre giorni di gare intense. Il record arriverà!».