Skyrunning

Un primato ticinese sul tetto dell’Africa

Roberto Delorenzi ha vinto l’ultra maratona di oltre 53 km sul Kilimangiaro – Il 24.enne, dopo cinque giorni di acclimatamento ad alta quota, si è imposto sui 14 partecipanti: «L’amore per la montagna? È nato al Nara, avevo 12 anni»
Maddalena Buila
07.06.2022 06:00

La Tanzania, un luogo spesso associato ai safari nei suoi parchi naturali, come quello del Serengeti alle spiagge cristalline delle isole tropicali di Zanzibar e alla regione dei Grandi Laghi. Anche Roberto Delorenzi, dal 2 all’11 maggio, ha scelto questa destinazione, ma la sua permanenza in terra africana è stata decisamente diversa da quella di un normale turista. Il runner ticinese ha infatti corso, e conquistato, la maratona, l’ultra e il chilometro verticale più alti del mondo, sulla cima del Kilimangiaro a quasi 6.000 metri di altezza. «È stata un’esperienza incredibile - racconta Roberto Delorenzi -. Si tratta di una prima mondiale, non era infatti mai stata realizzata una maratona così in altura. I primi 32 chilometri erano tutti sopra i 4.000 metri».

Un caso fortuito

Un’impresa titanica già solo parteciparvi, mentre il campione ticinese è addirittura riuscito a imporsi. Curiosità: se Delorenzi è riuscito a prendere parte all’avventura tanzaniana, è stato merito di un caso fortuito. «Qualche tempo fa era venuto a conoscenza dell’esistenza di questa bella gara, e avevo subito pensato che mi sarebbe piaciuto molto prendervi parte. Il prezzo, purtroppo, era però troppo elevato per me. Si parlava di circa 7.000 franchi per 9 giorni. Il caso però ha voluto che, circa due settimane prima della partenza, i due promotori della corsa organizzassero una diretta sulla pagina Instagram della Skyrunning Federation. Io vi avevo partecipato e, al termine, avevo ricevuto un messaggio di uno dei due, che mi chiedeva perché io non sarei stato presente. Spiegate le mie difficoltà, ricevetti da parte loro un invito ufficiale comprensivo di una copertura di tutte le spese». La partenza è dunque stata una sorta di lampo. Poco il tempo per prepararsi e, una volta raggiunta la destinazione, tanta la necessità di ambientarsi, soprattutto all’altitudine. «I primi cinque giorni sono infatti serviti da acclimatamento» spiega Delorenzi: «Si dormiva ogni giorno un po’ più in alto. Il sesto giorno c’è poi stata la gara. La partenza era fissata a 4.800 m, poi la salita per un tratto molto ripido di 4 km che raggiungeva la vetta del Kilimangiaro a 5.895 m. Da qui si tornava alla partenza e si correvano i restanti chilometri con dei sali e scendi a circa 4.500 m fino al traguardo».

Quando ho scoperto questa avventura, il prezzo mi ha frenato. È solo grazie agli organizzatori se ho potuto esserci

La preparazione

Questa la descrizione tecnica, ma Roberto Delorenzi come ha veramente vissuto quest’avventura? «È stata una bella sfida. Devo ammettere che non ero molto abituato a raggiungere delle quote così importanti. Un paio di volte sono salito a 4.000 m in Svizzera, in Vallese, ma 6.000 m sono un’altra storia. Per fortuna, però, tutto è andato per il meglio. La prima notte a 3.000 m ho sentito che il cuore faceva un po’ più fatica del normale, ma poi mi sono abituato. Il giorno della gara mi sentivo davvero bene». L’abbiamo accennato qualche riga più sopra. L’avventura sul Kilimangiaro includeva tre sfide, il chilometro verticale, l’ultra e la maratona. A tutti e tre gli intertempi, Roberto Delorenzi ha fatto registrare la miglior prestazione. «Mi sono sentito molto bene anche in quota, riuscendo anche a correre tanto. I cinque giorni di acclimatamento hanno sicuramente fatto la differenza. Devo anche dire che la concorrenza non era spietata, eravamo solo 14 partecipanti. Ma comunque sono fiero di quello che ho fatto». Un risultato strabiliante anche considerato il poco preavviso prima della partenza, che non ha permesso al campione ticinese di skyrunning di potersi preparare come avrebbe voluto. «Essendo un corridore quasi professionista - continua Delorenzi -, mi alleno sempre circa due volte al giorno in montagna, dunque sono abituato a queste distanze e sforzi. Saperlo un po’ prima, mi avrebbe però permesso di prepararmi meglio per l’alta quota».

La scintilla

La stagione delle corse in montagna si è aperta da poco e l’obiettivo del 24.enne ticinese è la Golden Trial Series, che l’anno scorso aveva terminato all’ottavo posto. La prima corsa di questa stagione è stata in Spagna, dove Roberto Delorenzi ha chiuso al 19. posto. La passione del ragazzo ticinese per la montagna ora è molto forte, anche se non è sempre stato così. Ma quel fatidico momento in cui è scoccata la scintilla, Roberto lo ricorda molto bene. «I miei genitori mi hanno da sempre portato in montagna a camminare, anche se devo dire che non mi piaceva molto, infatti chiedevo spesso quanto mancasse all’arrivo. All’età di 12 anni ricordo di aver visto un volantino di una gara di ciaspole in notturna al Nara. Ci sono dunque andato, accompagnato da mio papà, con l’idea di camminare e sono rimasto affascinato da tanti aspetti: la gente che correva e mi sfrecciata di fianco, l’atmosfera creata dalla luna, la striscia di pile che illuminava le piste… Il giorno dopo mi sono detto che volevo diventare anche io come quelli bravi, e così ho iniziato ad allenarmi davvero».

È una prima mondiale, mai era stata corsa una maratona così in altura: i primi 32 chilometri erano sopra i 4.000 metri