Per resistere nell’attuale contesto pandemico ed evitare l’implosione del sistema servono risorse supplementari. Non usano mezzi termini gli insegnanti romandi, che chiedono aiuto per superare questo periodo contraddistinto dal grande stress e da numerosi cambiamenti di direttive.
Applicare le misure sanitarie, occuparsi degli allievi malati o in quarantena, colmare le assenze dei colleghi, seguire i sostituti o ancora formarsi per palleggiare la tecnologia: la crisi del Covid-19 ha aggiunto numerosi compiti al lavoro quotidiano dei docenti, indica in un comunicato odierno il Sindacato degli insegnanti romandi (Syndicat des enseignants romands, SER).
La situazione è fonte di grande stanchezza per tutto il settore, compresi i membri di direzione e il personale amministrativo e tecnico. «La mancanza di chiarezza e i molteplici cambiamenti nelle regole non fanno che accentuare il problema», si lamenta il SER.
Per evitare che il sistema sia portato oltre il limite, garantire l’insegnamento in presenza per le scuole obbligatorie e la parità di trattamento per tutti gli alunni, il sindacato esige che le autorità accordino risorse ulteriori e mettano in atto regole chiare. Il SER sottolinea come i docenti non possano sdoppiarsi assicurando allo stesso tempo sia le lezioni in aula che la formazione degli allievi costretti a rimanere a casa causa Covid.
L’organizzazione chiede pertanto di sgravare la categoria oppure di ingaggiare personale aggiuntivo. Riguardo agli scolari malati o in quarantena, ritiene che ci si debba limitare a trasmettere il lavoro svolto in classe e ai compiti, senza valutazioni ulteriori. Il sindacato spinge inoltre per abbandonare l’obbligo, in vigore in certi casi, di filmarsi per mostrare le lezioni anche agli assenti. Questo perché padroneggiare la tecnologia aggiunge altro stress e le immagini potrebbero venire utilizzate in modo improprio da terzi.
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