La volontà di abbandonare l’energia nucleare e, allo stesso tempo, di raggiungere progressivamente la completa decarbonizzazione della società entro il 2050, obbliga la Svizzera e il nostro cantone a puntare con decisione sulle fonti di energia rinnovabili. Ma se in Ticino già da tempo l’idroelettrico è uno dei «pilastri energetici» del cantone, negli anni a venire la fonte più promettente per realizzare la svolta energetica risiede del fotovoltaico. In quest’ottica, uno studio promosso dal consigliere Nazionale e imprenditore Rocco Cattaneo e realizzato da SUPSI, Swissolar e IngEne, ha messo in luce un aspetto decisamente particolare di questo settore.
Lo studio - presentato ieri alla stampa a Bellinzona - si è infatti concentrato sul potenziale di sviluppo in Ticino del cosiddetto fotovoltaico «non convenzionale». Si tratta, in buona sostanza, di tutte quelle soluzioni in grado di poter aumentare la produzione di energia fotovoltaica, ma non sui tetti degli edifici come siamo abituati a pensare, bensì in contesti completamente diversi: si pensi, ad esempio, ai pannelli solari installati sui ripari fonici delle autostrade, oppure nei laghetti artificiali. E il primo risultato dello studio è chiaro: in Ticino il potenziale di sviluppo di queste soluzioni innovative è importante.
Non solo sui tetti degli edifici
A presentare i risultati principali dello studio sono stati gli autori stessi: Nerio Cereghetti (responsabile dell’Istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito della SUPSI) e Claudio Caccia (coordinatore nella Svizzera italiana di Swissolar). Lo studio, hanno spiegato i due ricercatori, ha evidenziato in particolare tre ambiti nei quali nel nostro cantone c’è un’interessante margine di miglioramento. Il primo è il settore del traffico e dei trasporti, tramite ad esempio la copertura con pannelli solari di parcheggi, ripari fonici, oppure di interi tratti autostradali (come ad esempio ad Airolo, dove si intende ricoprire un tratto dell’A2). Il secondo riguarda la possibilità di installare impianti fotovoltaici galleggianti nei laghetti artificiali alpini. Infine, il terzo riguarda il cosiddetto settore «agrovoltaico», che permette di combinare la produzione di energia solare alla coltivazione delle piante. In pratica si propone di installare i pannelli direttamente sopra la superficie coltivata. Lo sviluppo dell’energia solare in questi tre settori, è stato sottolineato, permetterebbe in Ticino una produzione teorica di energia vicina a un TeraWatt/ora, che corrisponde indicativamente all’obiettivo della strategia energetica 2050 riportato al Ticino. Insomma, il potenziale c’è, ma occorre sfruttarlo al meglio.
Leggi ed opportunità
E per sfruttare questo potenziale, ha sottolineato il promotore dello studio Rocco Cattaneo, occorre che ognuno faccia la sua parte: «Ci troviamo davanti a una svolta energetica come quella avvenuta negli anni Cinquanta con la costruzione delle dighe in Ticino. Ma oggi la soluzione è nell’energia solare, che nel nostro cantone non manca. Ora però serve l’aiuto di tutti. Penso ai cittadini e anche agli imprenditori, ma soprattutto alla politica. Da parte di quest’ultima serve un’accelerata per creare le condizioni quadro necessarie a sviluppare queste tecnologie. Lo studio ha dimostrato che, in alcuni casi, le leggi stesse impediscono la realizzazione di progetti innovativi di questo tipo. Installare pannelli solari sulle serre, oppure sulle dighe o nei laghetti alpini, ancora oggi risulta parecchio complicato o addirittura vietato. Serve quindi la volontà politica di andare in questa direzione».
Ma oltre a ciò, «anche la finanza sarà chiamata a fare la sua parte. Per il nostro Cantone è un’opportunità. Abbiamo stimato che per arrivare alla produzione di un TeraWatt/ora è necessario circa un miliardo di franchi ripartiti su trent’anni, ovvero circa 30-40 milioni all’anno. Servirà dunque anche un piano d’investimento che coinvolga il pubblico e il privato».