«Ho cinquantatré anni signor giudice, in aula non ci voglio più tornare». Lo ha promesso la donna del Luganese condannata ieri tra le varie cose per appropriazione indebita, falsità in documenti e bancarotta fraudolenta a tredici mesi sospesi. L’imputata aveva tenuto per sé o destinato ad altri scopi una somma totale di oltre 200 mila franchi che le era stata affidata per costituire tre diverse società. Quando la donna, a processo, ha detto al giudice Marco Villa che lavora ancora in ambito finanziario, il presidente della Corte non ha nascosto un po’ di preoccupazione. «Non deve temere – ha garantito lei – non ho più firme da nessuna parte. Mi spiace per quello che è successo».