Sono ufficialmente scattate le nuove restrizioni imposte mercoledì scorso dal Consiglio federale e valide fino alla fine di febbraio. Nello specifico, lo ricordiamo, il «mini lockdown» riguarda i negozi che non vendono beni di uso quotidiano, ci sarà l’obbligo generale del telelavoro e al massimo cinque persone per eventi privati.
Ed è proprio l’obbligo del telelavoro che sta facendo discutere in queste ore alle nostre latitudini. Se i ticinesi si aspettavano meno traffico sulle strade dovuto proprio a questa misura, sono rimasti delusi. Diverse segnalazioni mostrano come l’ingorgo sull’A2 in direzione nord all’altezza dello svincolo di Mendrisio questa mattina non sia sostanzialmente cambiato.
Il motivo? È presto detto. Avevamo proprio affrontato la questione dell’impatto che l’obbligo del telelavoro avrebbe avuto sul frontalierato con Eros Sebastiani, presidente dell’associazione Frontalieri Ticino, il giorno dopo l’annuncio del giro di vite del Governo federale. «È difficile stabilire quale percentuale del frontalierato passerà al telelavoro. Il problema - ci aveva spiegato Sebastiani - è che la maggior parte dei frontalieri lavora ormai nel terziario, dove è più facile che siano a contatto con dati sensibili, dati che non possono essere portati (anche se solo per il telelavoro) in un’altra Nazione». «Per tutta questa categoria», aveva sottolineato, «sarà difficile lavorare da casa, e se dovessero invece restare in sede, come rispettare il limite di cinque persone, se i frontalieri nello stesso ufficio dovessero essere più di cinque?