Il Gran Consiglio ticinese - dopo un acceso dibattito durato oltre due ore - per limitare l’abuso dello strumento parlamentare delle interpellanze ha (parzialmente) approvato un rapporto della Commissione costituzione e leggi riguardante due iniziative presentate lo scorso giugno da tre granconsiglieri leghisti: Michele Foletti, Sabrina Aldi e Fabio Badasci.
Diverse le modifiche approvate. Quella più rilevante riguarda però l’introduzione del criterio d’urgenza per questo tipo di atto parlamentare. In sostanza, secondo quanto deciso oggi dal Parlamento, in futuro toccherà all’Ufficio presidenziale (UP) del Gran Consiglio decidere se l’interpellanza è ritenuta urgente o meno. Quelle non urgenti verranno trasformate d’ufficio in interrogazioni, a cui quindi il Governo darà risposta in forma scritta.
Nel proposta della Commissione era inoltre prevista un’altra importante novità, ovvero il limite di un’interpellanza per sessione a disposizione di ogni deputato. Questo limite è però stato bocciato dal Legislativo, il quale ha approvato in questo senso un emendamento proposto dal PPD, dal Partito comunista e da Più Donne.