Il personaggio

Impresa mondiale in vista per Roberto Delorenzi

Il corridore di montagna ticinese si prepara per la finale della gara itinerante Golden Trail, che si svolgerà dal 19 al 22 ottobre in Liguria: «Sono secondo in classifica. E anche per quest'ultimo giro miro al podio»
Roberto Delorenzi, per gli amici ‘Delo’, 26 anni; sullo sfondo, alcuni momenti tratti dalle sue ultime corse della Golden Trail World Series 2023
Jona Mantovan
12.10.2023 10:00

Il numero uno della corsa di montagna in Ticino è lui: Roberto Delorenzi, per gli amici 'Delo'. Ventisei anni e tanta, tanta soddisfazione. Con 520 punti,  infatti, è al secondo posto della classifica maschile della Golden Trail World Series anno 2023. Al primo posto un altro svizzero, Rémi Bonnet (600 punti). Ma la corsa itinerante–che si svolge in tutto il mondo, tra cui anche la tappa vallesana ‘Veloce e Furiosa’ della Sierre-Zinal con cinque 'quattromila metri' di questo agosto–non è ancora finita. Dopo Spagna, Francia, Stati uniti (doppio appuntamento), si torna in Italia (dopo la prova delle Dolomiti di luglio) per la competizione denominata Golfo dell'Isola. In Liguria, per la precisione, dal 19 al 22 ottobre tra Bergeggi, Noli, Spotorno e Vezzi Portio. Tutti possono partecipare, ma solo i primi trenta che si sono aggiudicati un posto alla Golden Trail lotteranno per il gran finale. D'altronde, l'organizzazione pubblicizza un compenso complessivo di 300.000 euro su tutta la serie di corse. Perché, in fondo, è di questo che si tratta: andare veloce. Ovunque. In salita, in discesa, sui sentieri, sullo sterrato, tra i sassi, le foglie, in mezzo alla natura più ostile. Un'attività estrema, verrebbe da dire. Un'abitudine che porterà, molto probabilmente, a un nuovo podio per 'Delo'. «Sarà la mia ultima gara della stagione», dice in collegamento dalla sua sistemazione a Mornera, sopra Monte Carasso. «Ho preso una casa qui, anche se non ci vivrò tutto l'anno. È piuttosto in altitudine, a 1.330 metri. Qui è tranquillo, molto soleggiato. Ed è l'ideale per allenarmi». Spiega il giovane, che non ha ovviamente abbandonato la casa di famiglia a Sigirino. 

Il 'giramondo' dal passo affrettato quest'anno non si è perso nemmeno una tratta. «Le ultime sono state le Dolomiti in luglio, in agosto la Sierre-Zinal e poco tempo fa ero negli Stati uniti per un paio di altre, la Pikes Peak (il 16 settembre, ndr) e la Mammoth (il 22, ndr)». Appena il tempo di tornare a casa e tirare il fiato che poi ci si deve rimettere in viaggio. Per fortuna 'solo' fino in Liguria. Ma per lui è un gioco da ragazzi. «Ci saranno due gare. La prima il 20 ottobre, la seconda il 22». L'appuntamento è per la categoria maschile, mentre il 'giro' femminile è previsto, secondo quanto riporta il sito, il 19 e il 21.

Due gare? «Sì, la prima è soltanto un prologo. È piuttosto corta: 8,7 chilometri con 400 metri di dislivello in positivo e in negativo. Prevedo uno svolgimento attorno ai 35 minuti». Una corsetta, insomma. Per un campione come Delorenzi, sia chiaro. Il secondo appuntamento è ben più serio, però. «Dopo c'è la 26 chilometri con 1.400 metri di dislivello. Cinque salite e cinque discese. Il mio obiettivo è mantenere il secondo posto. O, perlomeno, restare sul podio. In effetti sono in seconda posizione nella classifica generale e per il momento sono secondo dietro a un altro svizzero, Rémy Bonnet». Gli organizzatori hanno dato un tempo massimo di sei ore per finire quel grande circuito.

Quanto sarà dura? Quanto si sentirà, questa impresa, sul piano fisico? Il nostro interlocutore ha l'aria serena. Dall'energia che trasmette, non si direbbe che abbia partecipato a tutte queste fatiche degne di un Ercole. «Sto molto bene, sono decisamente in forma. Anche negli Stati uniti mi sono portato a casa ottimi risultati. La possibilità di mantenere il secondo posto oppure finire sul podio c'è», afferma.

All'inizio pensavo di riuscire a concludere il giro di appuntamenti nei migliori cinque... adesso, però, siamo verso la finale e sono al secondo posto. Sono davvero molto, molto contento
Roberto Delorenzi, 26 anni, corridore di montagna

Emozioni e tensioni

«Sì, c'è un po' di tensione. Una stagione così è inevitabile che te la procuri. L'anno scorso, però, avevo viaggiato molto di più in aereo, ero molto più spesso all'estero ed è stato più stressante. Quest'anno no, è diverso. Ho anche la fortuna di essere una persona che non 'sente' troppo le gare. Anche per questo, forse, riesco a gestire meglio questa competizione. Nonostante la pressione, cerco di dare sempre il meglio. Capisco, non è sempre facile. E infatti ci ero passato, nel 2021. Mi ero classificato ottavo e avevo detto, tra me e me: ‘Quest'anno non sarà così facile ottenere un risultato simile, o anche migliorare’. Ma dopo la prima gara a luglio mi ero classificato secondo. Mi sono così reso conto che si poteva fare. Pensavo ancora di riuscire a concludere il giro di appuntamenti nei migliori cinque... adesso, però, siamo verso la finale e sono al secondo posto. Sono davvero molto, molto contento».

Due gare alla chiusura e due settimane al gran finale. Che tipo di corse saranno? Chi vincerà? «Per quanto riguarda il prologo, è una gara che privilegia la velocità. In questo, gli africani si difendono bene da sempre. Ecco, magari quella mi piacerebbe concluderla ancora nei migliori cinque. Questo mi permetterebbe di restare ancora secondo, massimo terzo. Quando sarà il momento della corsa da 26 chilometri, che è la gara più importante, si riceveranno il triplo dei punti rispetto al prologo. È questa la corsa da 'fare bene'», ammette Delorenzi.

Quindi, quale sarà la strategia per la previsione di un posto sul podio? Presto detto: «Valuterò la classifica di quel momento e l'obiettivo sarà riuscire a superare o perlomeno non farmi superare da chi è dopo di me nella graduatoria». 

La competizione è tutto, ma non sempre. L'esperienza comune di questi 'atleti girovaghi' è affascinante per il campione ticinese. «L'atmosfera tra atleti è molto positiva, molto bella. Anche adesso che abbiamo fatto queste due gare negli Stati uniti... eravamo una trentina di atleti che vivevamo insieme, praticamente una gran comitiva di amici! Certo, in gara si lotta per ogni secondo, però fuori al di fuori di quello siamo davvero amici. Anche incontrare e conoscere persone provenienti da tutto il mondo è davvero fantastico».

Non sempre è tutto così epico. Ci sono anche atleti che magari iniziano con una serie di obiettivi in testa. Poi, quando vedono che non va come speravano... lasciano stare

«Ma non siamo macchine»

Il livello di preparazione nella Golden Trail è alto. Sulle vette, letteralmente. Come i circuiti dell'attività sportiva svolta da questi campioni di resistenza, equilibrio. Campioni che corrono sulle montagne. «Ma non sempre è tutto così epico. Ci sono anche atleti che magari iniziano con una serie di obiettivi in testa. Poi, quando vedono che non va come speravano... lasciano stare».

Una situazione che il giovane capisce molto bene. «A me era successo. Proprio l'anno scorso, sempre nella Golden Trail. Ero partito con l'intenzione di seguire tutto il calendario. Dopo un paio di gare non ero proprio contento del risultato e avevo deciso di lasciar perdere il circuito. Mi son detto 'Beh, riproverò l'anno prossimo'. Ci sono anche delusioni del genere, nella vita di uno sportivo», aggiunge.

«Non riuscire a dare una prestazione nemmeno lontanamente simile a quella che ti eri prefissato è dura. Però anche questo fa parte del gioco. Non siamo macchine. Possiamo fallire. Anche se si fa tutto bene. Dormi bene, mangi bene, ti alleni alla perfezione. Basta che ti becchi un virus, oppure finisci in una 'Giornata No'... Non ci si può far nulla. Si accetta e si va avanti». Come avanti è la direzione dello sguardo di Delo. Avanti verso il podio, ovvio.

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