Il caso

Polizia «federalizzata» e Guardia nazionale schierata: che cosa succede a Washington D.C.?

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato un intervento straordinario, motivato con la necessità di «liberare» la città da criminalità e degrado - Ma nella capitale il crimine è in calo da anni e le violenze sono ai minimi da 30 anni - Preoccupazioni degli avversari: l'ennesimo «power grab»?
©Alex Brandon
Red. Online
12.08.2025 13:20

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato un intervento straordinario a Washington D.C., ordinando il dispiegamento della Guardia nazionale e assumendo il controllo diretto della Metropolitan police della capitale. Una mossa definita dalla Casa Bianca «storica» e motivata con la necessità di «liberare» la città da criminalità e degrado. Ma che non pochi - fra analisti e avversari politici - dipingono come l'ennesimo test, da parte dell'amministrazione, per l'espansione del potere presidenziale, e un tentativo di allontanare l'attenzione del pubblico dalle crescenti critiche sulla gestione dei file legati all'ex finanziere pedofilo Jeffrey Epstein.

Le basi legali

L’iniziativa è resa possibile dall’articolo 740 del District of Columbia Home Rule Act, che consente al presidente di utilizzare la polizia locale per «scopi federali» in caso di «condizioni speciali di natura emergenziale». Per legge, tale controllo può durare 48 ore o fino a 30 giorni se il presidente informa specifiche commissioni parlamentari; per periodi più lunghi è necessario il via libera del Congresso.

Trump ha invocato questo potere per la prima volta nella storia della capitale, affermando di voler restituire sicurezza a «una delle città più pericolose al mondo», paragonando Washington a Bogotá e Città del Messico. Tuttavia, secondo le statistiche ufficiali, la criminalità violenta è ai minimi da 30 anni e in calo del 26% rispetto all’anno precedente. Il contrasto tra la rappresentazione drammatica del presidente e i dati reali è stato sottolineato da molti osservatori, alimentando l’idea che dietro l’operazione - avvenuta, appunto, in un momento di forti pressioni sulla Casa Bianca - si nascondano altre ragioni.

Ma, come detto, Trump non si è limitato a prendere il controllo della polizia locale. A Washington è stato annunciato anche il dispiegamento di circa 800 membri della Guardia nazionale nel corso di questa settimana. Insieme a loro saranno schierati anche 450 agenti di agenzie federali come la Capitol Police, l'Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives Bureau e il Federal Protective Service.

I dubbi

La Guardia nazionale del Distretto di Columbia, a differenza di quelle statali, è sempre sotto il controllo diretto del presidente, senza intermediazione di un governatore. Questo rende più ampio il margine d’azione presidenziale, anche se resta il dibattito sull’uso della forza militare per compiti di polizia interna. Il Posse Comitatus Act del 1878, evidenzia un recente articolo di Politicolimita l’impiego dell’esercito per la sicurezza civile, ma la sua applicabilità alla Guardia nazionale di DC è controversa e, storicamente, l’interpretazione del Dipartimento di Giustizia ha lasciato ampi spazi all’esecutivo.

Il procuratore generale di Washington, Brian Schwalb, ha definito la decisione «senza precedenti, inutile e illegale», negando l’esistenza di un’emergenza criminale. Eleanor Holmes Norton, delegata al Congresso per il Distretto, l’ha definita «un assalto storico all’autogoverno di D.C.». Leader democratici come Hakeem Jeffries hanno accusato Trump di voler «mettere le mani sulla città per fini politici» e di pianificare un uso sproporzionato della forza contro giovani e senzatetto. Il reverendo Al Sharpton, fondatore e presidente del National Action Network (organizzazione no-profit per i diritti civili), ha collegato l’intervento alla volontà di distrarre l’opinione pubblica dalle critiche sulla gestione dei file legati a Jeffrey Epstein, definendo la mossa «disgustosa, pericolosa e offensiva».

La sindaca Muriel Bowser ha parlato di azione «sconvolgente e senza precedenti», ma ha mantenuto un approccio prudente, dichiarando di voler cooperare con il governo federale.

E quel 6 gennaio?

Non è la prima volta che Trump ricorre ai poteri eccezionali per interventi a Washington D.C.: nel 2020 aveva dispiegato forze federali per sgomberare Lafayette Park durante le proteste del movimento Black Lives Matter. Considerato, dunque, il "grilletto facile" del presidente, stride particolarmente, evidenziano i critici, il fatto che Trump - pronto, in un momento di assoluta calma, a mobilitare migliaia di agenti e a prendere il controllo della polizia locale - abbia a lungo ritardato, quel 6 gennaio 2021, durante il violento assalto dei fan MAGA al Campidoglio, l'intervento della Guardia nazionale. 

Tra le domande che girano a Washington, alcune sono sintomatiche del clima di incertezza creato dalla scelta dell'amministrazione: Trump rispetterà le richieste dell'Home Rule Act, in termini di informazione al Congresso sulle ragioni della sua decisione? Riconsegnerà alla città il controllo della polizia dopo non più di 30 giorni?

E ancora: se il crimine è già in forte calo - e un azzeramento è impossibile - qual è la condizione che farà dire a Trump «obiettivo raggiunto»?

In questo articolo:
Correlati