La domenica del corriere

«Investire sì, ma attenzione»

I progetti in cantiere nei prossimi anni a Lugano al centro della trasmissione con alcuni candidati al Municipio – Andrea Togni (PLR): «La città deve guardare avanti» – Amalia Mirante (Avanti): «Non si faccia l’errore di credere che tutte le spese sono buone»
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Lugano
18.02.2024 20:00

Il Polo congressuale al Campo Marzio, il Polo sportivo e degli eventi (PSE) a Cornaredo, la nuova sede della Divisione spazi urbani ma anche il Centro sportivo al Maglio, la riqualificazione del Lido Riva Caccia e del parco Lanchetta. Nei prossimi anni i progetti di Lugano, grandi o «piccoli» che siano, faranno parte del quotidiano: alcuni di essi, come il PSE, sono già in cantiere; altri come la nuova sede del DSU, lo saranno presto. Altri ancora, il Polo congressuale o il Parco Viarno, non vedranno la luce prima di qualche anno per diversi motivi. Per realizzare le grandi opere la Città ha dovuto investire, operazione non facile specie in tempi in cui l’ente pubblico è chiamato a una revisione della spesa. Investimenti e progetti sono stati al centro anche della punta de «La domenica del Corriere». Ospiti del vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti, i candidati al Municipio Raide Bassi (UDC), Raoul Ghisletta (PS), Amalia Mirante (Avanti con MTL), Laura Tarchini (Centro) e Andrea Togni (PLR) hanno discusso (anche) sul potenziale di investimento della Città e su uno dei progetti più importanti e attesi: il nuovo Polo congressuale al Campo Marzio.

Tra rincari e progettualità

Tra rincari e contenimento delle uscite, per la Città è ancora possibile investire?, ha chiesto Righinetti. «Sì», ha risposto Bassi. «Lugano ha in cantiere circa 500 milioni in investimenti relativi a crediti già votati in Consiglio comunale e ha in pianificazione altri 200 milioni. È altresì vero che bisogna investire in maniera oculata». Anche per Togni, Lugano «ha il potenziale per investire e rendersi più bella. Tuttavia, dopo il dibattito in Gran Consiglio sul preventivo è doveroso distinguere tra spesa corrente e investimento. Lugano deve uscire da questi ultimi anni di gestione corrente focalizzata sulla gestione dei problemi dell’oggi e guardare avanti». Dal canto suo, la candidata di Avanti, Amalia Mirante ritiene che «non bisogna fare l’errore che spesso fa la politica, ossia credere che tutte le spese sono buone. Gli investimenti generano importantissimi costi a cascata e a Lugano interessi, ammortamenti e spese di gestione corrente pesano. Vanno valutati attentamente».

«In questo momento – ha rilevato Ghisletta – c’è un rallentamento degli investimenti ed è preoccupante perché avviene a scapito di strutture di vicinanza e servizi al cittadino. È grave rinunciarvi: Lugano è attrattore di persone fisiche che in città cercano la qualità di vita». «Lugano vuole sviluppare la Città dei Poli; quello culturale sta già dando i suoi frutti, anche se è vero che è stato costruito con una situazione finanziaria migliore, mentre per quello degli eventi il partenariato pubblico-privato (PPP) sarà importantissimo», è stata la lettura di Tarchini, che ha introdotto il secondo tema della serata: il futuro del campo Marzio. Pronta la replica di Ghisletta: «Questo partenariato non è sempre la panacea, a volte nasconde costi che sono maggiori di quelli di una costruzione in proprio».

Pubblico e privato

Passiamo quindi al tema «partnership pubblico privato». Lo scorso anno, memore degli accesi scontri sul PSE, il Municipio avrebbe voluto preparare un precontratto di PPP con le due aziende interessante a costruire per poi allestire la necessaria variante pianificatoria. Insomma, una sorta di «pacchetto unico» per guadagnare tempo, ma dalla politica era arrivato l’altolà: prima andrà elaborata la variante di Piano regolatore e solo dopo l’Esecutivo dovrà approvare un messaggio per le successive fasi di sviluppo del Polo. Ma la questione, sul tavolo, resiste: partnership sì (e in che misura) oppure investimento pubblico in autonomia? «In autonomia assolutamente no», ha tagliato corto Bassi, la quel ha citato come esempio il LAC: «La sua costruzione non è stata positiva per le finanze della Città. Nel 2013 c’era il panico si parlava di default e abbiamo dovuto fare un esercizio di revisione della spesa. In ogni caso, sarà fondamentale trovare un equilibrio tra interessi pubblici e privati». «Il LAC è stato un successo in termini culturali e di pubblico», ha replicato Ghisletta. «Il panico c’è stato anche per altri motivi: allora Giuliano Bignasca diceva che indebitarsi non era un problema e il Municipio è andato in quella direzione».

Tornando al Campo Marzio, secondo Mirante «il pubblico deve sedersi al tavolo con il privato quando sa parlare la stessa lingua e sa portare a casa i suoi interessi». Tradotto: l’ente pubblico deve «comportarsi alla stessa maniera di qualunque impresa che vuole usare oculatamente le sue risorse». Per Tarchini, i parametri di questa partnership «dovrà gettarli il Municipio nel futuro bando»; e questo «nell’interesse della Città» anche se bisognerà «concedere dei margini al privato per rispondere alle sue esigenze». D’altronde, non si fa niente per niente. «Il Polo congressuale è stato un fallimento nella procedura di concorso e in quella pianificatoria – ha rincarato Ghisletta –: abbiamo perso dieci anni per l’incapacità del Municipio di gestire questa faccenda». «Sì, sono passati tanti anni ed è tipico del nostro cantone», ha chiosato Togni, secondo cui un’alternativa al centro cittadino sarebbe stata possibile: «Tra 5-10 anni l’EOC (l’Ospedale italiano è nelle vicinanze del Campo Marzio, ndr) vuole diventare un ente universitario: non si potrebbe ripensare quel comparto nell’ottica di un grande quartiere universitario ospedaliero?». E il centro congressuale? «In zona aeroporto: sarebbe connesso con il tram-treno e avrebbe a disposizione lo scalo per l’arrivo di grandi ospiti».

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