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Arriva la stagione del rosso: Sinner punta al numero 1

È appena scattato il periodo ricco di appuntamenti sulla terra battuta e l'altoatesino può ambire al primato in classifica - Alcaraz sembra l'avversario più temibile, mentre Djokovic pensa alle Olimpiadi - Le condizioni di Nadal sono un'incognita
© Epa/Cristobal Herrera-Ulashkevich
Alex Isenburg
03.04.2024 21:30

Il numero uno al mondo, sulla carta, è sempre Novak Djokovic. A livello di percezioni, il sentimento è differente. Il tennista più forte del pianeta, al momento, è Jannik Sinner. Quantomeno, sul cemento. Gli ultimi sei mesi sono stati estremamente indicativi, tanto che - dopo la sconfitta patita agli US Open - il suo bilancio è di 42 vittorie e 3 sole sconfitte. A partire dal torneo di Pechino, ha lasciato ai suoi avversari solo le briciole. Per Sinner, ora, davanti agli occhi si staglia uno traguardo enorme: diventare il numero uno del ranking ATP.

Scontro per il primato

La lotta ai vertici della classifica è estremamente serrata e riguarda Djokovic, Sinner e Alcaraz, che occupano le prime tre posizioni e sono separati da 1'080 punti. Lo scenario è di quelli intriganti. Soprattutto, se si considera che sta per iniziare la lunga stagione dedicata alla terra battuta. Due mesi intensi e fitti di appuntamenti, che potrebbero anche ridisegnare lo scacchiere del circuito maschile. A beneficiarne, potrebbe essere lo stesso Sinner. Lui, infatti, da qui al Roland Garros deve difendere i 585 punti conquistati lo scorso anno.

Decisamente pochi, facendo un confronto con i suoi avversari. Djokovic e Alcaraz, dal canto loro, nello stesso lasso di tempo avevano conquistato quasi 4 volte lo stesso ammontare. La chance, per il vincitore degli Australian Open, è di quelle grosse. D’altra parte, Sinner ha concluso la trasferta nordamericana con – se possibile – ulteriori certezze. Vincendo Miami – dopo aver conquistato lo Slam «Down Under» pochi mesi prima – ha siglato un’impresa riservata a pochi eletti in questo secolo. A soli quattro uomini, per la precisione. Oltre ai soliti noti - i famosi «Big Three» - l’unico altro a riuscirsi fu Andre Agassi.

Status

Il modo in cui ha trionfato in Florida, poi, ha impressionato. Ha concesso la miseria di 7 game tra la semifinale e l’ultimo atto, strapazzando due giocatori di livello, quali sono Medvedev e Dimitrov. Gli avversari sono apparsi impotenti, quasi intimoriti. La verità è che Sinner, ormai, ha raggiunto un certo status e la sua figura, oltre ai suoi colpi, inizia a farsi di un certo peso. I presupposti in vista della terra battuta sono ideali.

L’anno scorso, come detto, non ha ottenuto i risultati sperati, anche se l’approccio iniziale, a dire il vero, non era stato affatto male. Nel primo appuntamento di spessore - il Masters 1000 che si tiene a Montecarlo – aveva raggiunto un’incoraggiante semifinale. Da lì, invece, era arrivata una serie negativa di risultati, conclusasi con la sconfitta al secondo turno di Parigi contro Altmaier.

Per caratteristiche tecniche - legate soprattutto alle rotazioni non particolarmente esagerate dei suoi colpi – Sinner predilige il cemento alla terra. Sul rosso, però, «The Fox» ha ancora ampi margini di crescita.

Rivali più accreditati

Chi invece si adatta a meraviglia su questi campi, è Carlos Alcaraz. Lo spagnolo già l’anno scorso si era dimostrato il migliore su questa superficie, trionfando due volte a casa sua: a Barcellona e a Madrid. Sul più bello – ai piedi della Tour Eiffel – era stato tradito dalla tensione e dai conseguenti crampi. La débâcle al penultimo atto del Roland Garros non è andata giù al fenomeno iberico, che ora sogna di trionfare anche a Parigi. O in giugno, oppure in agosto. Sì, perché l’impianto di Bois de Boulogne quest’anno ospiterà anche le Olimpiadi. L’appuntamento a cinque cerchi, ovviamente, stuzzica l’appetito di molti pretendenti. Alcaraz ha già dichiarato che preferirebbe un trionfo ai Giochi, anziché conquistare lo Slam parigino. Lo stesso dicasi per Novak Djokovic, che sogna di trionfare sul Philippe Chatrier con la maglia della sua Nazionale.

Per il serbo, l’avvicinamento alla superficie potrebbe essere cauto, una sorta di fase di studio. La terra, si sa, richiede un certo periodo di assestamento. Il rendimento di Nole a Montecarlo, negli ultimi anni, non è che il perfetto esempio. Lui, non trionfa nel Principato di Monaco dal 2015. Da quel momento in poi, ha raggiunto solamente due volte i quarti di finali, l’ultimo dei quali nel 2019. Djokovic necessita di tempo per adattarsi, ma quando lo fa diventa implacabile. L’anno scorso furono Musetti, Lajovic e Rune a sconfiggerlo. Durante tornei di prestigio, certo. Nella sua ottica, però, non erano altro che una preparazione per il Roland Garros, puntualmente vinto. Quando più conta, Djokovic c’è.

Certo è che il suo momento non è dei più rosei. L’inizio di stagione non è andato come preventivato e il 12° posto nella Race verso Torino ne è una dimostrazione. La sconfitta contro Nardi a Indian Wells e l’assenza di Miami hanno fatto un po’ inquietare i suoi tifosi, tanto più dopo l’allontanamento – abbastanza enigmatico - di coach Goran Ivanisevic.

Outsider

Le sorprese - sulla terra battuta - non mancano mai. Durante la passata stagione, i maggiori exploit furono appannaggio dei tedeschi, con Struff, Altmaier e Hanfmann. Quest’anno – nella lista dei possibili outsider – si possono iscrivere i nomi di Baez e Tabilo, entrambi specialisti del rosso e già protagonisti nei tornei in Sudamerica. Da tenere d’occhio, è anche l’evoluzione di Fabian Marozsan. L’ungherese si rese noto al grande pubblico l’anno scorso - proprio sulla terra, in quel di Roma - e nei grandi appuntamenti si sta dimostrando molto costante.

C’è chi sale e chi scende. Tra questi ultimi, è impossibile non citare Tsitsipas e Rune. I due – in difficoltà negli ultimi mesi – avranno parecchi punti da difendere. Il greco, in particolare, deve assolutamente ritrovare risultati di spessore, perché le sue quote sono pericolosamente in ribasso.

Chi, invece, merita una menzione a parte, è Rafael Nadal. Inserirlo tra la voce «underdog» fa indubbiamente storcere il naso. Lui che - su questa superficie - ha dominato come nessun altro nella storia. La carriera del maiorchino, però, è ormai agli sgoccioli e le sue condizioni – si sussurra – sono vieppiù precarie. Chissà, quindi, se in questi mesi riuscirà ad incantare ancora e regalare al tennis un ultimo canto del cigno.

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