Stati Uniti

Apple, adesso, deve preoccuparsi?

Il Dipartimento di giustizia americano si è unito a 16 Stati e al Distretto di Columbia in una causa contro il colosso di Cupertino, reo di aver violato le leggi antitrust – Ma come stanno, davvero, le cose?
©ALLISON DINNER
Red. Online
22.03.2024 13:31

Il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, giovedì, ha fatto causa a Apple, una delle aziende più conosciute e di maggior valore al mondo. Il Dipartimento si è unito a 16 Stati e al Distretto di Columbia. Il colosso di Cupertino, si legge nel documento di 88 pagine, avrebbe violato le leggi antitrust americane. Come? Attraverso pratiche volte a creare un circolo vizioso – leggi dipendenza – fra clienti e iPhone. Di modo che la concorrenza, con i suoi modelli, diventasse meno appetibile. 

Apple, da sempre, ha un atteggiamento piuttosto talebano verso la propria tecnologia e il cosiddetto ambiente iPhone. Insostanza, l'azienda avrebbe impedito ad altri attori di offrire applicazioni in competizione con i prodotti Apple. Come il digital wallet, fra gli altri. Perché? È presto detto: da un lato, aprire ad altri avrebbe significato e significherebbe diminuire il valore di iPhone. Il risultato, però, è che consumatori e concorrenti, negli anni, sarebbero stati danneggiati. 

Questa causa, scrive fra gli altri il New York Times, è la sfida più significativa lanciata dal governo federale all'azienda o, se preferite, il tentativo più esplicito di frenarne la portata e l'influenza. La crescita di Apple, d'altronde, sin qui è stata (quasi) inarrestabile. Basti pensare che il valore di Apple, oggi, è pari a 2.750 miliardi di dollari. La causa, soprattutto, prende di mira direttamente l'iPhone. Il dispositivo più popolare di Apple, vero e proprio «campo di gioco ineguale» secondo i critici. «Ogni passo nella linea di condotta di Apple ha costruito e rafforzato il fossato attorno al suo monopolio sugli smartphone» afferma il governo nella causa, depositata presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del New Jersey. Il governo ha aggiunto che le pratiche dell’azienda hanno portato a «prezzi più alti e meno innovazione».

Apple, dal canto suo, in un primo vagito di difesa afferma che queste pratiche sono mirate a rendere i suoi iPhone più sicuri rispetto ad altri smartphone. Gli sviluppatori di app e i produttori di dispositivi rivali ritengono, al contrario, che Apple abbia usato e stia usando il suo potere per schiacciare la concorrenza. «Questa causa minaccia chi siamo e i principi che distinguono i prodotti Apple in mercati fortemente competitivi» il commento, a caldo, di un portavoce di Apple. «Se avesse successo, ostacolerebbe la nostra capacità di creare il tipo di tecnologia che le persone si aspettano da Apple, dove hardware, software e servizi si intersecano. Costituirebbe anche un pericoloso precedente, dando al governo il potere di esercitare un ruolo pesante nella progettazione della tecnologia delle persone».

Apple, allargando il campo, è l’ultima azienda che il governo federale vorrebbe tenere a freno nel nome dell'antitrust. Google, Meta e Amazon si trovano tutte ad affrontare cause simili mentre anche le aziende al di fuori dell'universo Big Tech, da Kroger a JetBlue Airways, sono finite nel mirino dell'amministrazione Biden per questioni legate alla concorrenza. Della serie: quando è troppo è troppo.

La causa, tornando al caso specifico, chiede alla Corte di impedire ad Apple di impegnarsi nelle pratiche attuali. Non è chiaro tuttavia quali implicazioni questa causa – che probabilmente si trascinerà per anni prima di qualsiasi tipo di risoluzione – avrebbe eventualmente per i consumatori. Alcune concessioni, in Europa, sono state già fatte per via del Digital Markets Act dell'Unione Europea. Apple prevede di presentare una mozione per archiviare il caso nei prossimi 60 giorni. Non solo, Apple in passato ha saputo respingere altre sfide antitrust. In una causa sulle politiche dell'App Store intentata da Epic Games – il produttore di Fortnite – nel 2020, Apple aveva convinto il giudice che i clienti potevano facilmente passare dall'ambiente iPhone al sistema Android di Google. A detta dell'azienda, il motivo per cui pochi clienti cambiavano e cambiano telefono era (ed è) la loro fedeltà all'iPhone. In passato, Apple ha anche difeso le sue pratiche commerciali sottolineando come l’App Store, aperto nel 2008, abbia creato milioni di nuove attività. Negli ultimi dieci anni, il numero di produttori di app a pagamento è aumentato del 374% arrivando a 5,2 milioni, il che, secondo Apple, è una testimonianza di un mercato fiorente.

Il Dipartimento di giustizia, che aveva avviato le sue indagini su Apple nel 2019, a questo giro ha scelto di costruire un caso più ampio e ambizioso di quello che qualsiasi altro regolatore ha mai portato contro l’azienda. Invece di concentrarsi esclusivamente sull’App Store, come hanno fatto invece i regolatori europei, si è concentrato sull’intero ecosistema di prodotti e servizi di Apple. Un ambiente troppo chiuso, o talebano, che mal si concilia con la concorrenza.

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