Il punto

Che cosa ci dice dell'amministrazione Biden la fusione (saltata) fra JetBlue e Spirit?

Da quando è salito alla presidenza, l'attuale presidente degli Stati Uniti ha inasprito, e di molto, la lotta alle pratiche anti-concorrenziali
© AP
Marcello Pelizzari
17.01.2024 23:12

Se la fusione andasse a buon fine, dall'unione di JetBlue e Spirit nascerebbe la quinta compagnia aerea per dimensioni e network degli Stati Uniti. Dopo American, United, Delta e Southwest, già. Per il momento, però, questo matrimonio non s'ha da fare. Così, almeno, ha stabilito un Tribunale federale di Boston, che martedì ha provocato una brusca frenata al progetto. Secondo la sentenza del giudice William Young, visionata fra gli altri da AFP, l'unione farebbe lievitare i prezzi per i clienti. Di più, l'eliminazione di Spirit – vettore low cost – «danneggerebbe i viaggiatori attenti ai costi».

Il giudice Young, nella sua decisione, ha spiegato che, è vero, una super compagnia del genere aumenterebbe la concorrenza. E scalfirebbe, quantomeno, l'attuale dominio delle Big Four. I quattro colossi citati in precedenza. Allo stesso tempo, tuttavia, i passeggeri abituati al modello low cost «ne risentirebbero». E pure parecchio. Una tesi, questa, che le due compagnie hanno respinto tramite una nota congiunta. Nota nella quale hanno dichiarato di non essere d'accordo con la decisione del Tribunale. «Continuiamo a credere che la nostra combinazione sia la soluzione migliore per la concorrenza e per portare prezzi bassi e servizi di qualità ai clienti, aumentando al contempo la nostra capacità di competere con i vettori statunitensi dominanti». Tanto JetBlue quanto Spirit, ancora, hanno dichiarato di valutare le prossime opzioni.

Va detto che la fusione, questa fusione, non godeva certo di molti favori. All'interno del settore, in primis. Ma anche fuori. Il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, ha accolto con favore il verdetto emesso dal Tribunale federale di Boston. «Questa decisione è una vittoria per decine di milioni di viaggiatori che avrebbero dovuto affrontare prezzi più alti e meno scelta» ha dichiarato in un comunicato. Perfino Joe Biden si è scomodato per commentare la sentenza. Sul suo account X, il presidente statunitense ha salutato quella che ha definito «una vittoria per i consumatori». Impegnandosi pure a «continuare a lottare per proteggere i consumatori e far rispettare le leggi contro le pratiche anti-concorrenziali».

La decisione ha suscitato reazioni contrastanti da parte dei mercati. Ieri, alla chiusura delle contrattazioni a Wall Street, il prezzo delle azioni di JetBlue era in rialzo del 4,91% a 5,13 dollari mentre quello di Spirit era crollato del 47,12% a 7,92 dollari. Quanto stabilito dal Tribunale federale di Boston è la conseguenza di una denuncia, risalente a marzo 2023, presentata dal Dipartimento di Giustizia americano. L'acquisizione di Spirit da parte di JetBlue era stata concordata dalle due compagnie nel luglio del 2022, dopo mesi di colpi di scena e ribaltamenti di fronte e dopo che un altro vettore, Frontier, si era fatto avanti per acquistare il concorrente. A prevalere era stata JetBlue, alla fine, con un'offerta di 3,8 miliardi di dollari che, già allora, aveva fatto sollevare più di un sopracciglio fra gli esperti di concorrenza.

«Crediamo che il Dipartimento di Giustizia si sbagli sulla legge e che non capisca che questa fusione creerà un importante concorrente nazionale a basso costo alle quattro compagnie aeree che, attualmente, dominano il settore» aveva dichiarato lo scorso ottobre Robin Hayes, amministratore delegato di JetBlue. Secondo quanto era stato comunicato nell'estate del 2022, la nuova entità avrebbe conquistato una fetta del 9% del mercato statunitense. Collocandosi, come detto, alle spalle delle Big Four in termini di numero di posti offerti. Secondo le autorità, American, United, Delta e Southwest controllano attualmente l'80% del mercato a stelle e strisce, davanti ad Alaska Airlines, al centro dei riflettori in questi ultimi giorni per quanto successo a un suo Boeing 737 MAX 9, JetBlue e Spirit.

C'è chi, nel bailamme generale e nel commentare quest'ultima decisione, ha intravisto l'ennesimo tentativo più o meno legalizzato di mettere il bastone fra le ruote proprio a JetBlue. Il Dipartimento di Giustizia, in particolare, aveva ostacolato la crescita del vettore già nel 2021, prendendo di mira un accordo di partnership concluso nel 2020 con American sulle rotte da e per Boston e New York. JetBlue aveva abbandonato questa collaborazione lo scorso luglio, dopo una sentenza sfavorevole. 

Allargando il campo, da quando Joe Biden è alla presidenza le autorità americane responsabili della lotta alle pratiche anti-concorrenziali hanno inasprito, e di molto, la loro posizione. L'amministrazione attuale, infatti, ha adottato una posizione molto più offensiva e intransigente rispetto al passato a livello di protezione della concorrenza. Opponendosi a una lunga serie di fusioni. AFP, su questo fronte, ha ricordato lo stop al matrimonio fra il colosso editoriale Simon & Schuster e la rivale Penguin Random House. Anche i giganti assicurativi Aon e Willis erano stati bloccati. 

Resta da capire, ora, che cosa ne sarà di Spirit e, soprattutto, se la fusione si farà ancora. Al di là della possibilità di presentare ricorso da parte di JetBlue e Spirit, molti analisti prevedono che quest'ultimo vettore presto o tardi tornerà dal suo primo amore, Frontier, per attuare una fusione che, finalmente, possa andar bene alle autorità. Intanto, la compagnia non sta certo vivendo il suo periodo più florido. Colpa dei motori PW1000G, dei guasti in serie e dei problemi registrati alla catena di fornitura. Una tempesta perfetta che ha costretto e costringerà ancora Spirit a lasciare a terra molti dei suoi aerei. Per raccogliere fondi freschi a breve termine, il vettore ha concluso di recente una serie di accordi di vendita e locazione per decine di velivoli. Raccogliendo 465 milioni di dollari.