Formula Uno

Comanda ancora Max Verstappen

Sull’esigente circuito di Suzuka, il pilota olandese e la Red Bull sono tornati a vincere e a dettare il ritmo - La Ferrari, che nel Gran Premio d’ Australia aveva fatto il vuoto, può però sorridere per la prova maiuscola di Sainz
©EPA/FRANCK ROBICHON
Pino Allievi
Pino Allievi
07.04.2024 22:15

Sì, ci eravamo un po’ illusi. La Ferrari che in Australia, due settimane fa, si era imposta conquistando il primo e secondo posto, aveva fatto correre il pensiero verso scenari diversi, con una Red Bull diventata fragile, meno incisiva rispetto al passato. Invece no. Appena la Formula 1 ha affrontato un circuito vero, difficile, impegnativo sia per le macchine che per i piloti, tutto è tornato come prima. Ossia la Red Bull – prima con Verstappen e seconda con Perez – ha ripreso a dominare e la Ferrari – terza con Sainz, quarta con Leclerc – ha ripreso a inseguire. Ma senza l’abituale noia, perché qualcosa si sta muovendo proprio grazie alla squadra di Maranello, che almeno agita l’interesse proponendoci strategie diverse e creative, quando una volta era solo calma piatta.

Senza preoccupazioni

La Ferrari del 2024 ha una macchina che non consuma più le gomme, che sta in strada, che non chiede rischi disumani ai piloti, che consente tattiche differenziate. Il GP del Giappone rappresentava il primo esame vero del campionato, perché il circuito di Suzuka è implacabile nel giudicare il valore delle monoposto. La SF24 ne è uscita con un 8 pieno e incoraggiante. D’accordo, la Red Bull è un’altra cosa (voto 10) e Verstappen e Perez hanno disputato una corsa per i fatti loro, sempre davanti senza preoccupazioni, però la Ferrari ci ha provato dando segni di vitalità sino all’ultimo metro, con Sainz che ha combattuto con Verstappen persino per il giro più veloce della gara.

I piloti della Rossa

È stato un Sainz maiuscolo come in Australia, abile nel capire i limiti della Ferrari e nel tentare di contenere il margine dai vertici. Poi, dopo il secondo pit stop, decisissimo nei sorpassi di Hamilton, Norris e Leclerc (benché agevolato) per arrivare al podio, con un distacco di 20’’8, che equivale a poco più di 4 decimi a giro. Non è poco, però ci sta in questa fase in cui la Ferrari sta recuperando e ricostruendo nello stesso momento.

Leclerc, che scattava in ottava posizione, ha disputato una corsa spettacolarmente più ardita di Sainz in quanto doveva recuperare. Per farlo, si è assoggettato ad effettuare un solo pit stop invece di due. Con le gomme medie iniziali, Charles è andato più in là di tutti (ben 26 giri) con tempi ottimi, finché un mezzo «dritto» in una curva lo ha convinto a fermarsi. Poi è stato giocoforza subire il sorpasso di Sainz, ma la sua è stata una gara bella, coraggiosa.

I margini di manovra

Come può recuperare lo svantaggio, la Ferrari? Cercando di fare in modo che, in qualifica, le gomme più tenere rendano subito al massimo, cosa che quest’anno non avviene. E migliorando ulteriormente l’aerodinamica. Parliamo di regolazioni, stavolta, non di rivoluzioni. Resta il fatto che la Red Bull non soffre questo disagio e la RB20 è una macchina equilibratissima sia quando lotta per la pole position, sia quando si scatena in gara. Verstappen, poi, non sbaglia mai ed il suo peso, nei trionfi del team anglo-austriaco, diventa determinante. A Suzuka si è rivisto finalmente un buon Perez, che ha i suoi limiti e non è Verstappen, però è prezioso per il team in quanto capace – quando non si abbatte – di andare sempre sul podio e portare punti per il mondiale costruttori. Deve correre in questo modo, se vuole la conferma.

Disastro Mercedes

Poi ci sono gli altri. Un altro pianeta. La McLaren dà sempre la sensazione, in prova, di poter competere nelle primissime posizioni ma dopo pochi giri di corsa scompare, tanto che il quinto posto di Norris e l’ottavo di Piastri sono deludenti. Anche il sesto posto di Alonso non è gran cosa: la Aston Martin lo scorso anno, dopo 4 gare, aveva 87 punti, ora ne ha 33. E vogliamo parlare della Mercedes, che adesso ha 34 punti contro i 76 del 2024? Un disastro di cui Russell (settimo) e Hamilton (nono) pagano le conseguenze. Soprattutto quest’ultimo, che non dà mai il meglio quando la macchina non c’è. Ma intanto fa venire l’orticaria a chi, a Maranello, lo ha scelto per il 2025, soprattutto paragonandolo a un Sainz che, al momento, è davvero un’altra cosa.

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