Arte e fashion

Gli Uffizi fanno causa a Jean Paul Gaultier

La Venere di Botticelli è al centro di una diatriba legale
I capi incriminati.
Valentino Odorico
11.10.2022 14:40

Quante volte il mondo della moda ha preso come ispirazione, per le collezioni, opere d’arte famose a livello internazionale? La risposta più ovvia è moltissime. Non sempre però questa pratica, se non pianificata a tavolino, è esente da azioni legali. Questa volta è toccato al brand Jean Paul Gaultier vedersi chiamare in causa dagli Uffizi; la motivazione principale è quella che la casa di moda francese ha utilizzato l’immagine della Venere di Botticelli per realizzare alcuni vestiti, ma senza aver richiesto e ottenuto l’autorizzazione da parte del famoso museo fiorentino. La maison ha infatti utilizzato l’immagine del capolavoro custodito nel museo vasariano per realizzare alcuni capi di abbigliamento, pubblicizzandoli ovviamente anche sui propri canali social e vendendoli sul sito. Il problema, secondo gli Uffizi, è che tutto questo è stato fatto senza chiederne, appunto, il permesso concordando anche le modalità dell’uso e pagando il rispettivo canone.

Secondo il Codice dei Beni Culturali dello stato italiano, negli articoli 107 e 108, viene descritto in modo esaustivo la concessione per l’uso di immagini della proprietà pubblica italiana, che è cosa ben diversa dal diritto d’autore. I beni pubblici, quindi anche le opere d’arte, sono obbligatoriamente soggette a specifica autorizzazione ed al pagamento di un canone. Considerando quindi il comportamento illecito, l’ufficio legale del museo nel mese di aprile ha immediatamente recapitato alla casa di moda una lettera di diffida, nella quale si intimava il celere ritiro dal mercato dei capi con l’immagine della Venere o, in alternativa, di contattare quanto prima il museo per stipulare l’accordo commerciale. Si è saputo che la diffida è stata praticamente ignorata da parte di Gaultier e quindi, non potendo fare diversamente, gli Uffizi hanno ora avviato regolare causa per il ritiro di tutta la collezione incriminata, oltre a chiedere un cospicuo risarcimento dei danni. 

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