La Delegazione della Svizzera Italiana dell'Accademia Italiana della Cucina chiude l’anno a Magliaso

Nel clima discreto e ordinato del Golf Club di Magliaso, l’Accademia Italiana della Cucina ha chiuso ieri sera il proprio anno accademico con la conviviale degli auguri. Oltre sessanta i partecipanti, accolti dal delegato Emilio Casati insieme al presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi e al Console generale d’Italia a Lugano, Uberto Vanni d’Archirafi. Ospiti della serata anche Giovanni e Matteo Sardagna dei Poderi Einaudi, invitati per raccontare storia e prospettive della storica cantina piemontese.

Casati ha ricordato che la conviviale segna la conclusione del quarantesimo anno della Delegazione ticinese. «Nel settimo anno di presidenza – ha affermato – ho voluto rafforzare il senso di appartenenza. L’Accademia cresce: oggi conta 227 Delegazioni in Italia e 91 all’estero, con oltre 7.600 associati». Per il Ticino, il bilancio è di sei conviviali nel 2025 e 298 partecipanti complessivi, con una richiesta di adesione in aumento: «In alcune occasioni non riusciamo ad accogliere tutti per limiti di spazio. È un segnale positivo che richiede scelte attente». A Magliaso sono stati ufficialmente presentati i tre nuovi accademici: Herbert Dietrich, Emanuele Ferreri ed Enrico Marghignani.

Nel suo intervento, Norman Gobbi ha posto l’accento sull’importanza del lavoro svolto dietro le quinte dalle associazioni: «Spesso dimentichiamo quanto impegno ci sia nell’organizzare serate come questa. In un’epoca in cui siamo diventati più individualisti, questi momenti ricordano il valore del contatto umano». Gobbi ha definito l’Accademia «una tavola fatta di amici», capace di unire la promozione della cucina italiana alla costruzione di relazioni nel territorio. Dal governo cantonale sono arrivati gli auguri per un «periodo natalizio sereno».

Il Console generale Vanni d’Archirafi ha collegato la serata alla fase decisiva della candidatura della cucina italiana all’UNESCO: «Tra il 13 e il 16 dicembre verrà esaminata. È un passaggio delicato, che potrà riconoscere la cucina italiana come patrimonio culturale immateriale». Il Console ha definito le attività dell’Accademia un elemento «di vicinanza e continuità culturale», sottolineando il ruolo del Consolato come luogo di aggregazione aperto alla comunità.

Ampio l’intervento di Matteo Sardagna, oggi alla guida dei Poderi Einaudi. Ha ripercorso le vicende familiari, dall’acquisto del primo podere nel 1897 da parte di Luigi Einaudi alla trasformazione della cantina nel corso delle generazioni. Sardagna ha parlato del rapporto con il territorio piemontese, rivendicando una produzione orientata alla «gentilezza verso la natura». Ha descritto Barolo Cannubi, abbinato allo Chateaubriand servito a tavola, come «un cru aristocratico», inserendolo nel contesto di un crescente interesse internazionale verso i vini italiani.

La brigata del Golf Club, guidata da Abel Pereira De Carvalho, ha proposto un percorso classico: antipasto della tradizione, risotto ai porcini, Chateaubriand con Bernese e panettone finale. In accompagnamento, i vini dei Poderi Einaudi – Roero Arneis, Dogliani Superiore e Barolo Cannubi – hanno costituito il filo conduttore della parte enologica della serata.

In chiusura, Casati ha salutato delegati e ospiti provenienti da altre città italiane e svizzere, ricordando che la Delegazione tornerà a riunirsi il 17 marzo 2026 per la Conviviale della Cultura, primo appuntamento del nuovo anno accademico.
