Gusto

La pizza svizzera fa incetta di medaglie al campionato mondiale di Napoli

I pizzaioli dello Swiss Team hanno conquistato piazzamenti prestigiosi in una delle competizioni più prestigiose al mondo
Mattia Sacchi
18.06.2025 19:15

Ottimi risultati per la Svizzera al Campionato Mondiale del Pizzaiuolo, svoltosi dal 3 al 5 giugno alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Tra oltre 500 partecipanti provenienti da più di 100 Paesi, tre pizzaioli svizzeri si sono distinti per tecnica, velocità e innovazione, confermando l’alto livello raggiunto anche fuori dai confini italiani in un settore sempre più competitivo.

Valerio Nesci, della pizzeria La Bestia di Lucerna, ha ottenuto il secondo posto nella categoria «Pizza senza glutine», imponendosi per equilibrio tra gusto e struttura. La giuria lo ha premiato per la capacità di coniugare impasto e farcitura senza rinunciare alla qualità, in una delle categorie tecnicamente più delicate del concorso.

Un altro argento è andato a Domenico Epifani, pizzaiolo alla Va Bene di Morges, nella categoria «Pizza veloce», che premia la rapidità d’esecuzione unita alla precisione, mentre Claudio Vicanò, attivo presso il ristorante Catrina di Disentis, ha centrato una doppia medaglia di bronzo. Il capitano del Galbani Swiss Team si è classificato terzo sia nella stessa categoria di Epifani, la «Pizza veloce», sia nella categoria «Pizza larga», dedicata ai grandi formati. 

Il Trofeo Caputo, giunto alla ventiduesima edizione, è considerato il più importante evento internazionale dedicato alla pizza napoletana. Le gare, suddivise in dodici categorie, spaziano dalla pizza classica a quella contemporanea, passando per il senza glutine, il freestyle acrobatico e le creazioni gourmet.

Se l’Italia resta il punto di riferimento assoluto per la tradizione, la nutrita partecipazione internazionale e i risultati conseguiti da pizzaioli provenienti da tutto il mondo testimoniano l’evoluzione globale del settore. In questo contesto, la Svizzera si ritaglia ormai stabilmente un ruolo da protagonista, grazie a una generazione di artigiani capaci di valorizzare ingredienti locali e tecniche apprese sul campo, spesso proprio in Italia.

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