Mr. Zweifel racconta il successo delle patatine all'Aromat: «Sono un segno di svizzeritudine»

Nel grande stabilimento di Spreitenbach, dove ogni giorno i camion degli agricoltori svizzeri arrivano uno dopo l’altro con cassoni pieni di patate, circa 27'000 tonnellate l’anno destinate a diventare circa 10’000 tonnellate di chips e snacks. È un flusso continuo: tuberi che vengono lavati, affettati, immersi nell’olio di colza svizzero, asciugati, salati, confezionati. In appena quaranta minuti diventano sacchetti pronti per gli scaffali. È qui, nel cuore della produzione Zweifel, che si comprende davvero la portata dell’ultima novità destinata a far discutere: le chips al gusto Aromat.
La data di lancio era fissata per il primo dicembre, ma la nuova variante è comparsa in anticipo in diversi supermercati ticinesi e svizzeri. Una mossa inattesa che riflette il clima di attesa nato attorno al prodotto. Christoph Zweifel, CEO dell’azienda e membro della quarta generazione familiare, la osserva con naturalezza: «Per noi è una storia particolare. L’idea non viene da un briefing interno, ma da chi mangia le nostre chips ogni giorno».

La scintilla è scattata in estate, quando su TikTok l’utente «Dabbax» lancia l’idea di condire le chips Zweifel con il famoso insaporitore giallo. L’idea, semplice e quasi ovvia nella sua immediatezza, diventa virale: migliaia di condivisioni, prove casalinghe, video di reazione, segnalazioni ai media. Uno chef televisivo riproduce l’esperimento, altri influencer seguono a ruota. «La cosa fondamentale, oggi, è ascoltare davvero – commenta Christoph Zweifel –. Quando l’interesse cresce così rapidamente, capisci che non stai creando una tendenza: la stai intercettando».

A quel punto la palla passa alla fabbrica. E se da fuori sembra che basti «mescolare Aromat alle chips», dentro le linee industriali la faccenda è molto più complessa. «Se avessimo utilizzato il condimento così com’è, il risultato sarebbe stato eccessivamente salato, squilibrato, troppo aggressivo» spiega il CEO. «Abbiamo dovuto adattare la formula, ridurre il contenuto di sale, lavorare sulla granulometria, provare e correggere più volte. Volevamo un gusto intenso, ma non stancante». Il processo, che normalmente richiede nove mesi, si è compresso in circa due. «È stato molto veloce, ma non per questo meno rigoroso rispetto ad altri prodotti. Abbiamo mantenuto tutti i passaggi di test e valutazione, solo in tempi più stretti».
La comparsa anticipata sugli scaffali nasce anche dal meccanismo distributivo. Le confezioni vengono consegnate ai grandi rivenditori con giorni di anticipo rispetto alla data prevista, affinché ogni punto vendita possa essere rifornito in tempo. «Non esisteva un divieto formale di vendita prima del primo dicembre» osserva Zweifel. «Alcuni partner hanno colto l’entusiasmo del momento e hanno deciso di proporle subito. È una scelta che comprendiamo».

Nel percorso tra le linee produttive – friggitrici, nastri, controlli qualità – emerge un dettaglio che in azienda viene ripetuto come un mantra: identità. «La nostra «svizzeritudine» non è un’etichetta, è una filiera» sottolinea Christoph Zweifel indicando le patate. «Collaboriamo con circa 300 agricoltori svizzeri, ognuno identificato sul pacchetto con un QR code. Patate svizzere, olio di colza svizzero, sale delle Alpi svizzere: i tre ingredienti principali arrivano tutti dal territorio. È un impegno che manteniamo da decenni». Un impegno che ha retto anche nei periodi di difficoltà climatica, quando la produzione nazionale di patate è stata messa sotto pressione.
Dalla sala riunione del grande edificio di Spreitenbach, il CEO indica con orgoglio il nuovo comparto in costruzione. «Stiamo investendo circa 40 milioni di franchi in questo sito. Vogliamo che la nuova fabbrica per gli snack salati – quelli dolci sono prodotti da Berger a Münsingen - sia operativa entro la fine del 2026. Dal 2027 avremo capacità produttiva ampliata e più flessibile. È una scelta convinta: continuiamo a produrre in Svizzera».
Poi c’è la sfida ambientale. «Il nostro obiettivo è avere uno stabilimento senza combustibili fossili entro il 2040 afferma. «Non è semplice: serve ripensare interi processi, scegliere tecnologie affidabili, garantire la stessa qualità con minori emissioni. Ma è una strada obbligata, per noi e per il settore».
Nel frattempo, anche il modo di consumare snack cambia. «Oggi si mangia tra un impegno e l’altro, non più solo nei tre momenti tradizionali» spiega. «Dobbiamo essere presenti nelle pause brevi, nei consumi individuali, nei momenti in cui si cerca qualcosa di leggero». Da qui l’attenzione agli snack proteici, alla frutta secca e disidratata, ai prodotti pensati per la mattina. «Sono segmenti che crescono, ma non sostituiscono i classici. Il nostro assortimento deve restare ampio: c’è chi vuole il Paprika e chi preferisce qualcosa di più bilanciato».
E fuori dalla Svizzera? La risposta è prudente ma chiara. «Il nostro mercato principale resta la Svizzera» afferma Christoph Zweifel. «Siamo però presenti anche in Germania, Austria e Francia. La quota estera è ancora limitata, ma cresce. L’espansione internazionale fa parte della nostra strategia, senza però snaturare il nostro DNA. L’Italia, al momento, non è tra i nostri mercati principali, nonostante la vicinanza».
E dopo l’Aromat, cosa ci aspetta? «Le idee che ci arrivano dalle persone sono preziose» sorride il CEO. «Fondue, raclette, abbinamenti improbabili. Abbiamo letteralmente un cesto pieno di proposte. Ora dobbiamo capire quali hanno davvero senso. Non escludo che una nuova variante arrivi già l’anno prossimo».
