L’Ibiza, un pilastro del marchio Seat

La Seat Ibiza è il modello che più di tutti è un pilastro decisivo nella storia della marca spagnola. Infatti, oltre a essere ancora in produzione e molto apprezzata anche dalla clientela elvetica, questa compatta segna appunto il primo progetto Seat non più derivato dalla produzione della Fiat che fu protagonista della nascita del marchio negli anni Cinquanta.
In realtà, il programma d’industrializzazione e gestione della logistica dell’Ibiza era già in una fase concreta nel 1982, quando fu sospeso temporaneamente dopo la rottura dei negoziati tra il colosso automobilistico piemontese e lo Stato spagnolo per ricapitalizzare l’azienda, affinché Fiat ne prendesse il controllo, ma che naufragarono per il rifiuto del Governo di Madrid di partecipare economicamente a tale rilancio.
Rimasta senza padroni e in balia degli eventi, la Casa iberica si accordò pochi mesi dopo con la Volkswagen, firmando intese utili per dare vita a sinergie industriali e commerciali, mentre – in attesa di nuovi modelli – le catene di montaggio continuavano a sfornare auto di derivazione italiana, come la Seat Ronda (avatar della Fiat Ritmo), la Seat Fura (una 127 aggiornata) e la Seat Marbella, evoluzione della Fiat Panda e dalla quale nacque un pratico veicolo utilitario leggero, il Seat Terra.

Come nel caso della Panda (e quindi della Marbella), anche l’Ibiza è esteticamente nata dalla matita di un designer del calibro di Giorgetto Giugiaro e adottava ancora componenti legati a Fiat: il pianale era infatti quello della Seat Ronda/Fiat Ritmo. Per questo modello di rottura Giugiaro scelse un look squadrato che fosse in linea con i suoi tempi ma con particolarità interessanti come le ampie superfici vetrate che erano una sua caratteristica e una rarità nel suo segmento, garantendo una notevole luminosità e amplificavano l’ampiezza già ottima dell’abitacolo.

Per dare vita alla versione definitiva, si scolpirono fino a due tonnellate di gesso per studiare la fattibilità e le variazioni al progetto iniziale. Per produrne un singolo esemplare servivano sessanta ore, contro le sedici necessarie per assemblare un’Ibiza attuale. Il suo debutto sul mercato avvenne nell’aprile 1984, provvedendo nella gamma Seat alla sostituzione della Fura. Si trattava di una vera rivoluzione, poiché oltre a montare un motore inedito studiato in collaborazione con progettisti legati a Porsche, era pure la prima Seat destinata ai mercati internazionali e non solo a quello interno o dell’America Latina. Perciò la prima Ibiza è stata il modello che ha contribuito all’internazionalizzazione del marchio, ottenendo un buon successo anche grazie al fatto che si inseriva – per dimensioni, dotazioni e meccanica tra le utilitarie come Fiat Uno o Ford Fiesta e le compatte quali Honda Civic e Volkswagen Golf, offrendo un eccellente rapporto tra ingombri esterni e abitabilità (baule compreso). Inoltre, l’Ibiza prima serie vantava un ottimo equipaggiamento per la categoria e che a seconda della versione proponeva cerchi in lega, chiusura centralizzata, fendinebbia e così via.
L’apprezzamento da parte dei clienti europei fu molto positivo, al punto che ne sono state prodotte quasi 1,3 milioni in meno di dieci anni. Visto il successo, la prima generazione rimase inalterata a lungo e solo nel 1991 arrivò un restyling che riguardò i gruppi ottici anteriori più ampi e rettangolari e quelli posteriori con diversa colorazione. Cambiarono anche la mascherina e i fascioni paracolpi, che rendevano l’auto più elegante e moderna. Oltre alle unità “System Porsche” dell’esordio, l’Ibiza prima serie fu poi disponibile pure con un motore di 903 cc di derivazione Fiat, con un “milledue” (poi dotato di iniezione e catalizzatore), brevemente con un 1,7 litri per una versione sportiveggiante e dall’85 al 1992 con un altro 1,7 litri aspirato, ma a gasolio.

Oltre alle berline due volumi a tre o cinque porte, la Seat sviluppò senza darvi un seguito il raffinato prototipo dell’Ibiza cabriolet, mentre si pensò pure alle gare su sterrato, creando la Bimotor pensata per i regolamenti del previsto Gruppo S per i rally, che però sparì nel 1987 dopo l’eliminazione da parte della FIA del Gruppo B, ritenuto troppo pericoloso. La Bimotor montava due unità motrici di 1,5 litri a iniezione, accoppiati, da 125 CV (e in un successivo sviluppo 150 CV) ciascuno, mentre la carrozzeria simile al modello di serie era realizzata in kevlar, vetroresina e fibra di carbonio. Morto il Gruppo S, fu impiegata per due stagioni (1987/1988 nel Campionato spagnolo rally su terra che ne consentiva la partecipazione.

Tornando al prodotto stradale va detto che per soddisfare determinati mercati come quello interno, Italia, Portogallo e Francia, la Seat ideò nel 1985 una berlina tre volumi sulla base dell’Ibiza, denominata Malaga, che a sua volta ebbe una discreta fortuna commerciale, ma destinato a cambiare il nome in Cordoba con l’arrivo della seconda generazione. Ed è solo con questa serie, ancora “figlia” di Giugiaro, che il pianale (A03) sarà Volkswagen (e come ora era quello della VW Polo), unitamente ai propulsori e alla componentistica. Ma questa è un’altra storia.

La scheda: Seat Ibiza 1,5 GLX
Cilindrata: 1’461 cc
Potenza e coppia: 85 CV, 117,7 Nm
Accelerazione: da 0 a 100 km/h in 12,2”
Velocità massima: 175 km/h
Consumo medio: 7,2 l/100 km
Massa del veicolo: 925 kg
Dati da: Quattroruote – Tutte le Auto del Mondo, 1985