La prova

Pan American: la Harley che non ti aspetti

Abbiamo provato il nuovo modello della casa di Milwaukee destinato a farsi largo nel combattuto segmento delle adventure tourer
La Pan American Special nel suo elemento naturale. © CdT/Gabriele Putzu
Michele Castiglioni
31.08.2021 14:23

Spengo il possente bicilindrico, scendo di sella e le faccio un altro giro attorno perché ancora faccio fatica a rendermi conto di essere sceso da una Harley-Davidson. Dalla prima adventure tourer di casa H-D, per la precisione, la nuova Pan American 1250 in versione Special. E se ad un primo contatto la curiosità è tutta sul come HD abbia affrontato un settore - per lei - nuovo, dopo averla guidata la risposta è “in modo esemplare”.
Ma andiamo con ordine. Harley-Davidson è nel bel mezzo di un rinnovamento che si potrebbe definire epocale, trattandosi del più antico marchio motociclistico del mondo che ha costruito e mantenuto la sua fama grazie alla coerenza nei decenni dei suoi modelli e che oggi sta proponendo moto che si distanziano nettamente dalla gamma classica. È cominciata nel 2019 con l’elettrica LiveWire e continua oggi nel mercato dell’aventure touring con questa Pan American. Si tratta di un mercato ultra competitivo da affrontare, vista la presenza di icone incontrastate come l’inossidabile BMW GS o fortissime concorrenti come KTM Adventure e Ducati Mutistrada, per citarne alcune. Eppure la casa di Milwaukee non solo vi si è affacciata, ma - dopo averla provata - possiamo dire che lo ha fatto alla grande.

Il potente 1250 cc DOHC a fasatura variabile: il cuore della Pan American © CdT/Gabriele Putzu
Il potente 1250 cc DOHC a fasatura variabile: il cuore della Pan American © CdT/Gabriele Putzu

Estetica e caratteristiche

Esteticamente si presenta come una moto imponente, in linea con le dirette concorrenti di settore, impressione accentuata dalla presenza dei tre case rigidi sulla coda (optional) e da un frontale decisamente personale e molto particolare nel design. Se a questo aggiungiamo la colorazione arancio/bianco (Baja Orange/Stone Washed White Pearl, anch’essa optional) abbiamo una moto che si distingue nettamente dalle altre. Se non bastasse, al centro di tutto c’è il possente bicilindrico V60 montato longitudinalmente che caratterizza anche la posizione di guida, rendendo la moto piuttosto stretta tra le gambe, con il serbatoio allungato. Sempre sulla posizione di guida: il sistema di sospensioni semiattive (optional), consente di regolare l’altezza della seduta; non solo, quando ci si ferma porta l’altezza dagli 875 mm in movimento a più accessibili 850 mm automaticamente, senza neanche che ve ne accorgiate. La sella, sia per il guidatore che per il passeggero è ben imbottita e molto comoda. Insomma, un invito a viaggiare.
Ancora, va citato tutto il sistema di gestione delle opzioni elettroniche grazie ad un ottimo display TFT da 6,8 pollici sul quale, anche in funzionalità touch-screen (comodissima!), si può gestire tutto: dalle modalità di guida - 4 quelle preimpostate (sport, strada, sterrato, pioggia), oltre a quelle personalizzabili – fino alla navigazione, grazie alla connessione Bluetooth con l’app apposita per smartphone. Davvero niente male.

La vista di chi guida. © CdT/Gabriele Putzu
La vista di chi guida. © CdT/Gabriele Putzu

In sella

La prima cosa che colpisce è il motore: il 1250 a fasatura variabile “Revolution Max” è davvero magnifico: con oltre 150 cavalli, ha tutta la potenza che serve pur rimanendo docile e morbido nell’erogazione grazie alla gran coppia. Dai 4000 ai 9000 giri fornisce una spinta consistente e inesauribile, ma non disdegna di “trotterellare” a 3000 giri senza protestare. Le vibrazioni non danno (quasi) mai fastidio, in parte grazie all’albero controrotante che contribuisce a smorzarle sensibilmente. E comunque si tratta di “good vibrations”, no?
In ogni caso il motore è solo il primo degli elementi positivi che si riflettono nella guida: l’assetto controllato elettronicamente consente una guida sempre comoda e lontana da sorprese, anche su fondi accidentati e sfruttando la potenza del motore. Nonostante le caratteristiche rimane comunque piuttosto agile pure nel misto stretto, con i freni Brembo che fanno la loro parte per dare sicurezza e confidenza anche quando si comincia a forzare un po’ l’andatura. In autostrada, d’altra parte, la Pan American sembra poter essere fermata solo dai rifornimenti - peraltro poco frequenti, viste le ottime medie chilometriche – potendo contare su elementi come il cupolino regolabile (molto efficace) e il Cruise Control, assolutamente irrinunciabile, una volta provato. D’altronde è decisamente una moto nata per viaggiare, sia da soli che in coppia, coccolando chi le sta seduto sopra sia come posizione che come comportamento.
Infine, qualcuno ha detto fuoristrada? Nessun problema: oltre alla mappa del motore dedicata, la Pan American si dimostra decisamente valida anche su sterrato dove, nonostante la mole, permette di spostarsi in souplesse senza disdegnare percorsi più impegnativi (o divertenti, secondo i gusti) sempre mantenendo un gran controllo.

Brembo e sospensioni semiattive: quasi come una sportiva... © CdT/Gabriele Putzu
Brembo e sospensioni semiattive: quasi come una sportiva... © CdT/Gabriele Putzu

Conclusioni

Harley – Davidson ha deciso di prendere di petto un settore non facile, popolato da modelli consolidati e altamente qualitativi e l’ha fatto nel modo migliore: niente compromessi, niente rinunce. Ha puntato sulla qualità complessiva del suo modello, l’ha dotato di soluzioni tecniche moderne e funzionali e di un’anima che coniuga tradizione del marchio e modernità. E ha fatto centro, anche grazie ad un prezzo di listino tra i più bassi della categoria. Quindi, se la domanda è “può competere con le migliori della classe?”, la risposta è decisamente un “si!”. Brava Harley!

Scheda tecnica Harley-Davidson Pan America 1250 Special

Prezzo base: 19.700.- CHF

Motore
Cilindrata: 1250 cc
Architettura: 2 cilindri a V 60°, DOHC, fasatura variabile
Euro: 5
Potenza: 152 cv @ 8750 rpm
Coppia: 128 Nm @ 6750 rpm

Ciclistica e trasmissione
Freno anteriore: Pinze radiali Brembo monoblocco, dischi da 320 mm
Freno posteriore: Pinza flottante, monodisco da 280 mm
Sospensione anteriore: Forcella Showa 47 mm a steli rovesciati, regolabile, semiattiva con ARH (Adaptive Ride Height)
Sospensione posteriore: Ammortizzatore Showa Piggyback, regolabile, semiattiva con ARH (Adaptive Ride Height)
Ruote: 120/70-ZR19 anteriore, 170/60-ZR17 posteriore
ABS: sì, frenata combinata
Cambio: 6 marce

Dimensioni e peso
Altezza sella: 850 mm (regolabile)
Interasse: 1580 mm
Peso (in ordine di marcia): 258 kg
Serbatoio: 21,2 l