Sui pedali

Onsernone: una valle con tante storie

Alla scoperta, in bicicletta, di un luogo bellissimo e stranissimo, al punto che chi ci arriva per la prima volta ne rimane spesso impressionato per tutta la vita
Alla scoperta, in bicicletta, di un luogo bellissimo e stranissimo, al punto che chi ci arriva per la prima volta ne rimane spesso impressionato per tutta la vita
Nicola Pfund
13.08.2020 15:00

Come per certe persone, ci sono luoghi che non si offrono subito al visitatore. Bisogna prima ottenerne la fiducia, dimostrarne la disponibilità sincera a voler conoscere, perché spesso nelle loro storie passate ci sono momenti belli, ma anche tristi.
È una sensazione che si prova entrando in Valle Onsernone, dove quel duro scalino iniziale di due chilometri che porta a Cresmino sembra essere stato messo lì apposta per preparare il ciclista, per predisporlo nello stato d’animo a capire il senso della fatica e del sacrificio.
Perché quello stesso tragitto che ora rosicchiamo sui pedali, questa stessa strada quasi tutta scavata nella roccia, è stata percorsa a ritroso nei secoli dalla gente che emigrava in cerca di lavoro, in quanto la montagna qui era davvero troppo avara e scarsa di terra.
Dall’Onsernone si partiva come decoratori, stuccatori e muratori verso tante direzioni: Francia, Italia, le Fiandre portando con sé enormi quantità di... cappelli, frutto del lavoro delle donne. La sola industria dell’Onsernone fu infatti per secoli quella della paglia.
Una tradizione che prosegue ancora oggi con l’associazione «Pagliarte» che ha sede a Berzona, un villaggetto che si raggiunge dopo circa sette chilometri.
Abbiamo già superato Auressio e Loco, risalendo la stretta valle scavata dal fiume Isorno. L’abitato di Berzona è celebre perché vi soggiornarono per lunghi periodi nomi famosi dell’arte e della letteratura: Max Frisch (che qui fu ispirato a scrivere «L’uomo dell’Olocene»), Golo Mann, Alfred Andersch e altri ancora.
Dopo Berzona, ecco Russo con un lato della piazza incorniciato da case con i tipici balconi di legno (ballatoi) dove un tempo veniva appesa la paglia ad essiccare.
Da Russo la strada tutta curve (in tutto saranno ben trecentosessanta!) segue il corso incassato dell’Isorno con tratti anche in discesa per giungere fino a Comologno e a Spruga, alla fine della valle.
Il visitatore rimane alquanto sorpreso di trovare in questo angolo dimenticato da Dio alcuni palazzi aristocratici. Il più sontuoso è il Palazzo della Barca, fatto costruire nel 1770 da Carlo Francesco Remonda, committente dei lavori, che lo chiamò così per essersi arricchito con l’acquisto di una nave che si credeva fosse andata persa e che inaspettatamente fece ritorno.
Alla «Barca», divenuta una sorta di rifugio spirituale, vi soggiornarono in passato personaggi illustri come Ignazio Silone, Gaetano Salvemini, Max Ernst, Jean Arp ed Elias Canetti, premio Nobel della letteratura.
Da Spruga si può proseguire su una stradina per due chilometri fino ai «Bagni di Craveggia», sorgente termale già in territorio italiano, luogo che fu teatro nel 1944 di un «fatto d’armi» tra partigiani e fascisti.
Ecco, queste sono solo alcune briciole di storia della Valle Onsernone, che chiede di entrarci in punta di piedi, per rispettarne il respiro del suo passato. Una valle bellissima e stranissima, al punto che chi la percorre per la prima volta ne rimane spesso impressionato per tutta la vita.

Consigli tecnici

La salita dovrebbe essere affrontata con qualche chilometro di riscaldamento nelle gambe; proprio per quello strappo iniziale di due chilometri che mette il fisico subito a dura prova. Questo pur sapendo che in seguito sarà un ascendere più morbido e graduale e quindi meno difficoltoso.

Dati tecnici

» Regione: Locarno
» Partenza: Cavigliano (307 m)
» Arrivo: Spruga (1113 m)
» Dislivello: 806 m
» Lunghezza: 20,3 km
» Pendenza media: 4%
» Pendenza massima: 11/12%

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