L'intervista

Se mail, telefonate e messaggi arrivano anche in aereo

La nuova svolta della Commissione europea che prevede di avere la connessione 5G a bordo dei velivoli europei fa discutere: riusciremo ad abituarci a questo nuovo cambiamento? – Ne abbiamo parlato con il professor Gabriele Balbi dell'USI
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Federica Serrao
27.01.2023 17:43

«Vi preghiamo di tenere le cinture allacciate fino allo spegnimento del segnale luminoso. Da questo momento, l'uso di dispositivi elettronici personali, tra cui computer e telefoni cellulare, non è consentito se non in modalità aerea. Vi auguriamo buon volo». Quante volte, in fase di decollo, abbiamo sentito questa frase, mentre inviavamo l'ultimo messaggino a casa, in cui avvisavamo di essere pronti a partire? Sempre. L'esperienza in aereo, d'altro canto, è la stessa da che ognuno di noi abbia memoria. Al punto tale che ci siamo ormai abituati alle regole e alle norme di volo. Qualcosa però, potrebbe presto cambiare. La svolta, annunciata negli scorsi mesi dalla Commissione europea, è quella di permettere di utilizzare gli smartphone dotati di tecnologia 5G proprio durante il volo, sugli aerei europei. Un cambiamento che con tutta probabilità entrerà in vigore nei prossimi mesi, al più tardi entro il 30 giugno. La domanda però, sorge spontanea. Come cambierà l'esperienza in aereo, alla luce di questo importante sviluppo? E cosa significherà essere sempre connessi e raggiungibili, anche tra le nuvole? A queste e ad altre domande ha risposto Gabriele Balbi, professore ordinario in media studies all'Università della Svizzera italiana (USI).

Spesso utilizziamo il nostro telefono come riempitivo del tempo, per rimanere in connessione mentre ci spostiamo, per esempio su un treno o su un bus. Per certi versi, i nostri schermi sono luoghi dietro ai quali ci nascondiamo
Gabriele Balbi

Il legame tra mezzi di trasporto e comunicazione

Fino ad ora, pensare di viaggiare in aereo "scrollando" la home di Instagram, inviando un messaggio su WhatsApp o controllando la casella mail, è per lo più stato un'utopia. Tranne forse per le poche persone che hanno volontariamente deciso di pagare (e non poco!) per pochi megabyte di connessione Wi-Fi. Ora, però, con l'introduzione del segnale 5G, qualcosa potrebbe cambiare e molti più utenti potrebbero cominciare a utilizzare i propri dispositivi. Questo perché, come ci ricorda subito il professor Balbi, i mezzi di trasporto e la comunicazione sono tendenzialmente molto legati. «Spesso utilizziamo il nostro telefono come riempitivo del tempo, per rimanere in connessione mentre ci spostiamo, per esempio su un treno o su un bus. Per certi versi, i nostri schermi sono luoghi dietro ai quali ci nascondiamo in una situazione che talvolta può essere anche imbarazzante, ossia quella di viaggiare accanto a perfetti sconosciuti. In qualche modo sentiamo la necessità di far vedere la nostra distrazione agli altri e utilizziamo i nostri smartphone come mezzi di difesa, in una sorta di bolla comunicativa». 

Marconi lo aveva previsto, 104 anni fa

Bello, dunque, pensare di poter comodamente navigare su internet guardando fuori dall'oblò. Ma al tempo stesso, quanto potrebbe essere strano e, a tratti, invadente, pensare di essere ormai raggiungibili anche ad alta quota? «Questa vicenda mi ricorda una previsione di Guglielmo Marconi, datata 1919», ci confessa il nostro interlocutore. «I telefoni tascabili senza fili per mezzo dei quali un passeggero che vola su un aereo sopra la Francia o l’Italia possa “fare uno squillo” a un amico che cammina per le strade di Londra con un ricevitore in tasca non si può dire che siano stati realizzati nella pratica. Ma non c’è nulla di inconcepibile o persino impraticabile per arrivare a tale risultato e il progresso della telefonia wireless sembra puntare in quella direzione». Queste le parole di Marconi, 104 anni fa. «È una previsione curiosa, soprattutto perché non si è ancora avverata e potrebbe farlo ora, più di cento anni dopo». 

Sempre più raggiungibili?

Pensare che ci siano voluti così tanti anni, solleva una serie di altri interrogativi. Se la connessione arriverà anche sugli aerei, quali sono quei posti del mondo dove potremmo sentirci ancora irraggiungibili? «Esistono dei luoghi in cui non possiamo ancora usare i nostri smartphone e ciò accade per due ragioni diverse. In un caso, ciò avviene per motivi tecnologici, nell'altro per convenzione. Partendo dal primo esempio, ci sono ancora dei posti sulla terra che non sono raggiunti dai segnali telefonici. Alcuni, invece, non sono raggiunti dai segnali 3G, e non si può dunque navigare su internet o mandare fotografie. Nel secondo caso, invece, esistono dei luoghi in cui per convenzione, appunto, abbiamo stabilito che si faccia un uso limitato dei nostri dispositivi». Questo si verifica a teatro, nei cinema, nelle biblioteche, ma a volte anche nei ristoranti, o negli appositi vagoni per il silenzio sui treni. 

Ci vorrà un po' prima che questo nuovo servizio rientri nelle abitudini. E non è nemmeno detto che ci si abitui. Anche perché immagino che i primi che si metteranno a telefonare verranno visti come sospetti, come se ci stessero mettendo in pericolo
Gabriele Balbi

E la sicurezza?

Ma ritorniamo al punto iniziale. Come osservato in precedenza, l'esperienza in aereo è piuttosto tradizionale. «Quello di spegnere i dispositivi elettronici è uno dei primissimi annunci che viene fatto in fase di decollo. Si tratta di un'esperienza, è quasi un galateo di bordo. Ormai è rientrato nelle comunicazioni standard, che sappiamo che ci verranno fatte appena saliti sull'aereo, insieme alle spiegazioni su come allacciare le cinture di sicurezza e su cosa fare in caso di pericolo». Per questa ragione, abituarsi a un cambiamento di questo tipo richiederà tempo. «Ci vorrà un po' prima che questo nuovo servizio rientri nelle abitudini. E non è nemmeno detto che ci si abitui. Anche perché immagino che i primi che si metteranno a telefonare verranno visti come sospetti, come se ci stessero mettendo in pericolo. Per un po' forse avremo in testa questa dimensione di pericolo, dato che fino ad ora abbiamo sempre tenuto i telefoni spenti per paura che le interferenze potessero causare problemi in volo. Per questo motivo, questa faccenda ci mette davanti a un'altra questione: la sicurezza non conta più o conta ancora?». 

Non ci sarà più il distacco, il vuoto. Paradossalmente non sarà più necessario inviare un messaggio in cui dici di essere atterrato. E visualizzare e non rispondere a un messaggio ci renderà altrettanto maleducati come quando lo facciamo nella vita di tutti i giorni
Gabriele Balbi

Un'esperienza più rumorosa e più normale

E non è tutto. Esistono poi altre dimensioni dell'aereo che lo rendono diverso dagli altri mezzi di trasporto e che pertanto potrebbero rendere più lento l'instaurarsi di certe abitudini. «Per cominciare, si tratta di una cabina unica. La grande differenza del treno è che qui non ci sono settori silenziosi. Gli spazi sono strettissimi, al massimo c'è qualche differenza tra prima e seconda classe. Insomma, se capiti nel posto sbagliato potresti davvero doverti sorbire tutta la telefonata del tuo vicino, senza possibilità di spostarti altrove. E lo stesso spazio che separa i due sedili è molto più stretto, rispetto a quello di un autobus o di un treno». Non a caso, come ci spiega il nostro interlocutore, l'esperienza in aereo con l'introduzione del 5G a bordo potrebbe quindi cambiare per diversi aspetti. E la prima forma a modificarsi sarà proprio quella sonora. «Potrebbe diventare un'esperienza più rumorosa. Se ci pensiamo, l'attuale viaggio in aereo è contraddistinto da suoni ovattati, forse anche a causa del rumore dei motori. Eppure, a parte l'eventuale bambino che piange, le persone sugli aerei tendono a parlare con la voce più bassa. È come se ci fosse una tolleranza diversa, rispetto ai treni. Per questa ragione, tra le chiacchiere altrui e i suoni delle notifiche, potrebbe trasformarsi in un'esperienza sonoramente diversa. E questo potrebbe incidere sul viaggio stesso. Magari però, sull'esempio dei vagoni silenziosi, in futuro potrebbe essere lanciato un nuovo mercato, come quello delle cabine no phone». 

D'altra parte però, avverte il professor Balbi, l'esperienza in aereo potrebbe diventare anche più normale. «Non ci sarà più il distacco, il vuoto. Paradossalmente non sarà più necessario inviare un messaggio in cui dici di essere atterrato. E visualizzare e non rispondere a un messaggio ci renderà altrettanto maleducati come quando lo facciamo nella vita di tutti i giorni», ci dice sorridendo il nostro interlocutore. «Ci vorranno anche nuove regole, soprattutto di sicurezza. Tra l'altro, tornando proprio su questo punto, l'aereo fino ad ora era l'unico mezzo su cui ti dicono apertamente che qualcosa può andare storto, e ti preparano all'evenienza. Questo non succede sui treni o sugli autobus».

Anche annoiarsi, in aereo, è molto frequente. Se osserviamo le persone attorno a noi in aereo ci accorgiamo di quanto spesso sembrino annoiate. La percezione, spesso, è che il tempo non passi mai. C'è chi sbuffa, chi ha paura, chi vorrebbe fare qualcosa. E questo, per esempio, si vede meno sui treni, dove le persone sembrano più indaffarate, pronte per fare qualcosa, o si nascondono dietro uno schermo
Gabriele Balbi

Dalla lettura alla noia

Non finisce qui. Oltre al cambiamento dell'esperienza, rimane cruciale anche il tema della disconnessione, che da sempre caratterizzava i viaggi in aereo. «Negli ultimi decenni quello dell'iper-connessione è diventato un tema fondamentale. Siamo sempre in rete, pronti a comunicare quello che facciamo. È diventata una pratica quotidiana, a qualcuno dà fastidio, ad altri meno. Qui, chiaramente, emergono i temi della disconnessione, del cosiddetto detox. D'altro canto, l'aereo era uno degli ultimi spazi in cui era ancora possibile fare qualcosa di diverso, che fosse leggere un giornale, un libro, analogico o digitale, ascoltare musica, o scrivere. Ma anche dormire. Forse sugli aerei fino ad ora si dormiva meglio. Come dicono diversi studi psicologici, la tendenza a voler essere sempre connessi e a controllare il nostro telefono incide parecchio sui disturbi del sonno». E non è tutto. «Anche annoiarsi, in aereo, è molto frequente. Se osserviamo le persone attorno a noi in aereo ci accorgiamo di quanto spesso sembrino annoiate. La percezione, spesso, è che il tempo non passi mai. C'è chi sbuffa, chi ha paura, chi vorrebbe fare qualcosa. E questo, per esempio, si vede meno sui treni, dove le persone sembrano più indaffarate, pronte per fare qualcosa, o si nascondono dietro uno schermo. Tutto ciò, come dicevamo prima, potrebbe modificarsi e tradursi in un'esperienza più normale». Anche se, come detto anticipatamente, è verosimile che il cambiamento non sarà immediato. «Ho qualche dubbio. Non penso riusciremo a riconfigurare subito tutta la preoccupazione che da sempre ha caratterizzato i nostri viaggi tra le nuvole senza utilizzare i telefoni. Ci sarà un bel periodo di transizione, in cui la nuova pratica sembrerà strana. Forse chi di noi sarà abbastanza temerario da fare una chiamata in aereo verrà additato». Ma forse, col tempo, potremmo abituarci anche a questo nuovo traguardo della tecnologia. E la profezia di Marconi diventerà, ufficialmente, realtà.