Lugano-Roma, solo andata: ma quale Sanremo, il vero Festival è Atreju

Carlo, che piacere sentirti. Via telefono, a questo giro, e
non tramite Teams. Come mai, puoi dirlo?
«Perché si sta per aprire, qui a Roma, la Settimana Santa. Sto
camminando e ho davanti a me Castel Sant’Angelo, che sarà il luogo della più
grande celebrazione di forza di un partito, di un governo e della leader del
partito al governo, Giorgia Meloni: si apre la festa di Atreju. Una decina di
giorni con 450 ospiti, 77 giornalisti, 24 direttori, Gianluigi Buffon, Julio
Velasco, Mara Venier, Carlo Conti, Rutelli, Fini, tutti i ministri del governo,
tantissimi capi dei partiti di opposizione, Renzi, Calenda, Giuseppe Conte,
Bonelli, ma non Elly Schlein, ne abbiamo parlato la settimana scorsa. E poi Abu
Mazen e tantissimi altri esponenti della vita imprenditoriale, politica,
finanziaria del Paese. Atreju si terrà nei giardini di Castel Sant'Angelo. Accanto
a questo potere temporale, come tutti sapete, c'è il potere spirituale del
Vaticano. Quindi sono qui, davanti a questo cantiere sul quale c'è scritto: sei
diventata forte. Ma chi? Meloni, l'Italia, Fratelli d'Italia? Un po' tutti».
Posso farti una domanda secca? Sei stato invitato o ti imbuchi?
«Vado come turista e come cliente. Possiamo dire così,
potrei fare, non lo so, un giro sulla pista di pattinaggio. Potrei mangiare
degli ottimi taralli pugliesi oppure potrei assaggiare delle salsicce dei
castelli. Ci sarà una rassegna anche della cultura della destra che,
finalmente, come ha scritto Mattia Feltri sulla Stampa, è diventata una cultura
egemone. Io direi, più che altro, che è una paracultura. E in fondo quello cui
stiamo assistendo non è nient'altro che la solita corsa a salire sul carro del
vincitore. Ormai, nonostante qualche scricchiolio, questo carro è il favorito
anche per le prossime elezioni politiche e, dunque, trasversalmente tutti
quanti cercano di salire a bordo, o quantomeno sostare nei paraggi».
Girando la questione, fa piacere, presumo, anche alla destra
il fatto di allargare la sua festa e, al contempo, di allargarsi: cioè, il cast
che tu hai nominato non necessariamente rispecchia il sentimento politico dei
singoli partecipanti…
«Esattamente, sì. Rispecchia un'idea di Paese. Di questo
governo e, soprattutto, di questo partito. Perché Atreju è la festa del partito
di Fratelli d'Italia. E quando è nato, con Giorgia Meloni, questo evento era
una cosa per pochissimi amici, anche parenti. La sorella Arianna, che tutt'ora
fa politica. Poi il cognato Lollobrigida, marito di Arianna, che è ministro. Un
gruppo di giovani di Alleanza Nazionale, a quel tempo, e della Casa delle
Libertà. Ma insomma, era una festa di nicchia, ci si andava anche, come dire,
per incoraggiare questi ragazzi. A distanza di venti, trent'anni, Atreju è
diventato un palcoscenico fondamentale per farsi vedere. Tant'è vero che tutti
i direttori dei quotidiani vi partecipano, senza esclusione. La Schlein se l'è
giocata male, è stata invitata ma alla fine non ha trovato un modo per andarci.
Tutti hanno accettato l'invito, in generale, perché è un invito a un evento che,
di fatto, porta Meloni e il suo partito ben oltre il campo politico del centrodestra.
Invece, volendo fare una battuta cattiva, se mi autorizzi, direi che il
Festival di Sanremo è diventato un po' come era Atreju anni fa. Vedo, dalla
lista dei partecipanti, dei cosiddetti big, diversi sconosciuti. Vedo altri che
sembravano non poter gareggiare più, come Patty Pravo, con tutto il rispetto per
quello che è stata Patty Pravo. E vedo tanti giovani, ugualmente non molto
conosciuti, come il figlio di Gigi D'Alessio, il figlio di Gianni Morandi. Per
carità, a volte i figli sono migliori dei padri e sui figli non ricadono le colpe
dei padri. Premesso tutto questo, oltre ad Alessandro Gassman, altro nome
d'arte, figlio d'arte e nipote d'arte, c'è ben poco in questo Sanremo se non il
ritorno di J-Ax. Tu che sei un esperto del Festival della canzone italiana che
ne pensi?».
Dico, semplicemente, che Carlo Conti più o meno si era
rifatto ad Amadeus un anno fa e si è rifatto ad Amadeus pure a questo giro,
cercando di mantenere le quote dei vari generi. In questo senso, non sarà un
Sanremo diverso dai precedenti. A me sembra, però, che questo Sanremo abbia
un po' un clima di fine stagione: ho l'impressione che Conti sia arrivato al
capolinea, ma che anche la Rai sia stanca di Sanremo. Su Atreju, tornando alla
festa, la domanda provocatoria che ti faccio è: l’Italia si ferma dunque per
Atreju e non si fermerà più per Sanremo?
«Bella domanda. Intanto, potremmo dire che il Paese si
fermerà per le Olimpiadi. Atreju, certamente, detterà l'agenda politica per i
prossimi dieci giorni. E vediamo come va. Sarà una grande spinta per il
consenso di Giorgia Meloni e per darle quello che, a volte, manca nell'azione
del suo governo, ovvero sembrare qualcosa di più di una semplice operazione di
mantenimento del potere. Ecco, quello che non si è ritrovato in questi tre anni
di governo, cioè di grande respiro, lo ritroviamo in questa sfilata di grandi
ospiti ad Atreju. Una festa che è molto di più, aperta al dialogo e alla
differenza, al diverso, all'altro. Più aperta, sicuramente, di quanto sia stata
l'azione del governo dall'inizio fino a oggi. Cambia l'orizzonte, seppur i
protagonisti sono gli stessi, ma è una sensazione, una percezione,
probabilmente una sensazione fallace. Per quanto riguarda Sanremo, credo che il
format messo in piedi da Amadeus e intelligentemente mantenuto da Conti sia
legato, come dicevi benissimo tu, alla coesistenza di genere diversi per
accontentare diverse fasce di pubblico. Questa volta, però, manca nell'insieme,
secondo me, il grande nome. Tommaso Paradiso, che ha un gran seguito, non è all'altezza
di altri. Da Giorgia alle serate con Tiziano Ferro, che pure non partecipava.
Non lo so, mi sembra meno ambizioso questo come Festival. Mi sembra un’edizione
di mantenimento. Febbraio andrà bene comunque per la Rai, anche perché sarà il
centro della televisione italiana: dalle Olimpiadi fino a Sanremo. Va anche
detto che, ormai, gli artisti non hanno più grandi eventi ai quali partecipare
e farsi notare. Quindi, Sanremo è diventato qualcosa per molti artisti, non per
tutti, ma per i vari J-Ax e Malika Ayane è un palcoscenico per rilanciarsi».
Allora, chiudiamo tornando ad Atreju e tornando alla grande
assente, Elly Schlein.
«Nei giorni scorsi ha detto una frase che, a molti, può
sembrare ovvia, ma è una frase che ha favorito una certa tensione nel
centrosinistra. Lei ha detto: sono a disposizione per candidarmi per la
Presidenza del Consiglio, cioè per essere il capo dell'opposizione e la figura,
se vogliono gli elettori, da indicare per sfidare Giorgia Meloni. Questo può
sembrare un ragionamento ovvio, lineare. In realtà, è proprio questo a dividere
il Partito Democratico al suo interno e il Partito Democratico con gli altri
partiti. E queste divisioni in un qualche modo hanno impedito la presenza di
Schlein ad Atreju. Elly voleva un confronto diretto con Meloni per dimostrare a
tutti i suoi alleati di essere lei l'interlocutrice diretta e la diretta
competitor della presidente del Consiglio, ma Giorgia Meloni non la riconosce né
come interlocutrice né come competitor diretta. Ma nemmeno i suoi alleati, che
comunque compongono la variegata opposizione del campo ancora più variegato del
centrosinistra, le riconoscono questa etichetta, questo status. Mentre il
centrodestra si autocelebra, anche dall’opposizione, in maniera tafazziana si
prende a martellate addosso e litiga. Litigherà ancora per mesi nella scelta
del suo capo coalizione. Permettetemi di dirlo, non sarà Elly Schlein, a meno
che il centrosinistra non decida deliberatamente di perdere. Molto sarà
determinato dal referendum sulla Giustizia e sulla presa che avrà sull’elettorato
l’opposizione».

