Lugano

Bentornata Villa Heleneum: «Sarà uno spazio per i luganesi»

La villa riapre con la mostra «Un Lac Inconnu» targata Fondazione Bally, nuova inquilina della residenza – Il parco rimarrà accessibile alla popolazione – Vittoria Matarrese: «Non uno spazio elitario, ma un punto di incontro e dialogo»
Vittoria Matarrese e Nicolas Girotto aprono le porte della nuova sede della Fondazione Bally a Villa Heleneum. © CdT/Gabriele Putzu
Mattia Sacchi
20.04.2023 06:00

«Il mio primo incontro con Villa Heleneum è stato di quelli che non si possono dimenticare: un’architettura elegante, interamente rivolta verso il lago. Quando sono entrata, ho scoperto con sorpresa che il ritmo delle finestre era interrotto da una grande finestra orizzontale, tagliata come uno schermo cinematografico che si affaccia sulla natura incontaminata della montagna antistante. La città di Lugano scompare improvvisamente dalla vista e ci si trova immersi nel silenzio del lago, in una forma di contemplazione intensa e commovente».

L'osmosi

È da queste emozioni, raccontate ma soprattutto provate da Vittoria Matarrese, nuova direttrice della Fondazione Bally, che Villa Heleneum si è riaperta al pubblico con “Un Lac Inconnu”, il nome della sua prima mostra. Il lago sconosciuto, una sublimazione delle sensazioni provate da Matarrese nel suo primo impatto con Lugano: «Un lago che non conoscevo ma che ricorda il mare, del quale ho sentito immediatamente la sua osmosi con la villa. È stato subito chiaro per me che questo luogo ha il potere di generare un paesaggio interiore, una realtà forgiata nella memoria di ciascuno, che ho provato a rappresentare coinvolgendo e facendo dialogare tra loro artisti di diverse provenienze e diverse discipline, che hanno reinterpretato con i loro rispettivi linguaggi il lago».

La dicotomia

In effetti, durante la serata inaugurale alla quale hanno presenziato oltre 400 persone, è emersa l’eterogeneità della proposta, sia per quanto riguarda le opere che la scelta degli artisti, spaziando da quelli più affermati e conosciuti a livello mondiale, come Vito Acconci, Caroline Bachmann, Petrit Halilaj e Alvaro Urbano, ad alcuni dei più interessanti prospetti svizzeri, tra cui Ligia Dias e il locarnese Karim Forlin.

Una dicotomia, quella tra locale e internazionale, che rappresenta al meglio lo spirito della Fondazione Bally: «La Fondazione avrà la particolarità di essere ancorata al suo territorio, alla sua geografia e alla sua storia, proponendo mostre che mettano in evidenza i grandi temi della creatività contemporanea nel mondo che ci circonda». E uno dei primi passi è stato il coinvolgimento delle realtà del territorio: «Ho trovato un grande spirito di collaborazione, sono molto felice di aver avuto in prestito dalla collezione Olgiati un bellissimo pezzo di Rebecca Horn, oltre alla performance alla quale hanno partecipato i musicisti del Conservatorio della Svizzera Italiana. Per non parlare del team di tecnici e montatori tutto ticinese, davvero fondamentale per la buona riuscita della mostra. Inoltre, da anni con lo Swiss Bally Award abbiamo una partnership con il MASI per sostenere gli artisti svizzeri. Tutte relazioni con il tessuto artistico locale che sono intenzionata a rafforzare».

Si volta pagina

Relazioni che hanno riguardato anche le istituzioni, su tutte il Municipio di Lugano, come spiega il capodicastero cultura Roberto Badaracco, presente alla cerimonia inaugurale: «Oggi si apre un nuovo capitolo per la città. Una sfida che è partita dal momento dell’assegnazione alla Fondazione Bally di questa villa, che non aveva una destinazione precisa, ma che per il suo prestigio necessitava di una collaborazione importante».

«Per questo – ha proseguito il vicesindaco – il processo di selezione è stato lungo, ma vedendo oggi il risultato finale siamo convinti di aver fatto la scelta giusta e di poter vantare una realtà che rappresenterà un valore aggiunto per la promozione culturale di Lugano, in grado di offrire una visione internazionale mantenendo un evidente legame con il contesto cittadino».

Il legame con i cittadini

Un legame che sarà rafforzato anche dall’accessibilità del pubblico con la villa: «Uno dei nostri obiettivi è sempre stato quello di non rendere questo uno spazio elitario, bensì un punto di incontro e di dialogo – racconta la direttrice Matarrese -. Lo splendido parco, nel quale sono state poste delle installazioni artistiche, saranno accessibili a chiunque, così come sarà visitabile gratuitamente il piano terra della villa e le opere esposte (tra cui la celebre scritta in vinile «Close your eyes» di Haim Steinbach affissa sulla grande finestra che si affaccia sul lago e che con ogni probabilità diventerà uno dei luoghi più «instagrammati» del Ticino, ndr). Si pagherà solo per i due piani dell’esposizione, ad un prezzo comunque volutamente accessibile». «Oltre alle due mostre annuali, proporremo workshop e talk: questo deve essere il posto dei luganesi e non solo», fa eco Nicolas Girotto.

Proprio il CEO di Bally è, evidentemente, una delle persone più orgogliose per la riapertura di Villa Heleneum: «Sono fiero di vedere i risultati di questo progetto, a cui lavoriamo da quattro anni. Dietro c’è un grande lavoro, che racconta tutto il nostro impegno per promuovere gli artisti e la cultura, mettendo in evidenza temi importanti come l’innovazione, il sostegno alla creatività e l’attenzione ai temi dell’ecologia. Un impegno sociale che fa parte dello storia di Bally e per il quale, qui a Lugano, garantiamo la continuità con questa meravigliosa avventura».