Blatten

«Berna smetta di nascondere la testa sotto la sabbia: serve un fondo nazionale»

Il consigliere agli Stati Fabio Regazzi (Centro) torna a chiedere la creazione di un fondo contro le catastrofi naturali: «È una questione di solidarietà nazionale» - L’attacco al Consiglio federale: «Di fronte a eventi simili, il Governo non può chiamarsi fuori»
©JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Martina Salvini
30.05.2025 17:00

«È inutile continuare a nascondere la testa sotto la sabbia: eventi simili saranno sempre più frequenti. Lo dicono gli esperti. Per questo, è imprescindibile l’istituzione di un fondo nazionale contro le catastrofi naturali». Il consigliere agli Stati ticinese Fabio Regazzi (Centro), alla luce di quanto sta accadendo a Blatten, torna alla carica per ribadire l’urgenza di un fondo dedicato alla gestione delle emergenze causate da catastrofi naturali. Depositata nel settembre dello scorso anno, l’iniziativa parlamentare del «senatore» del Centro chiede proprio che vengano create le basi legali per l’introduzione di un fondo nazionale ad hoc, «in modo da garantire le necessarie risorse per indennizzare rapidamente ed efficacemente le comunità colpite». «Capisco - dice Regazzi raggiunto dal Corriere del Ticino - che il Consiglio federale tenda a voler mantenere lo status quo. Ma deve anche rendersi conto che, complice il cambiamento climatico, avvenimenti come quello a cui stiamo assistendo in Vallese rischiano di mettere in ginocchio territori già fragili, come le valli più discoste. Zone che non hanno molti mezzi a disposizione e che rischiano pertanto di essere abbandonate».

Secondo Regazzi, di fronte a tragedie simili occorre evitare, come avvenuto per la Vallemaggia, «di dover andare ogni volta a supplicare in ginocchio il Consiglio federale per ottenere un aiuto supplementare, aspettando oltretutto un anno per poter ricevere qualche fondo in più». Insomma, «Berna non può chiamarsi fuori e dire ribadire che interviene unicamente in situazioni straordinarie», sottolinea Regazzi rispondendo alle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal direttore del DATEC Albert Rösti, che nell’ambito della trasmissione radiofonica Samstagsrundschau di SRF si è detto contrario a un fondo federale per le catastrofi naturali. In quell’occasione, ricordiamo, Rösti ha ribadito che un aiuto finanziario straordinario di 36 milioni di franchi dalla Confederazione per i Cantoni toccati dal maltempo nel 2024 (Vallese, Ticino e Grigioni) deve restare un unicum. Secondo Regazzi, però, questo non è affatto sufficiente: «In Svizzera abbiamo fondi per le strade, per le ferrovie. Io credo sia urgente e necessario crearne uno anche per le catastrofi naturali. Questo, oltretutto, ci consentirebbe di gestire meglio le situazioni, in maniera più strutturata e celere».

L’esempio, del resto, arriva anche dai Paesi a noi vicini. «Non stiamo inventando nulla di nuovo: negli altri Paesi lo Stato centrale interviene massicciamente in caso di calamità. È importante stabilire il principio, poi sulle modalità di finanziamento del fondo potremo ancora discutere». Secondo Regazzi, ad esempio, si potrebbe pensare a una soluzione che tenga conto della forza finanziaria dei diversi Cantoni. L’importante «è non tergiversare oltre. È importante che passi il principio di fondo. Riconoscere, cioè, che si debba in qualche modo intervenire. Sulle modalità, lo ribadisco, apriremo un dibattito più in là». A livello parlamentare, la mozione di Regazzi non è ancora stata discussa. «Probabilmente sarò convocato dalla Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia dopo l’estate. In quell’occasione avrò modo di presentare la mia iniziativa e da lì partirà tutto l’iter commissionale». In tutti i casi, ribadisce il consigliere agli Stati, il tema non può più attendere. «È una questione di solidarietà nazionale, perché non possiamo lasciare soli i Comuni e i Cantoni, in particolar modo quelli già strutturalmente più deboli, a sopportare elevate spese aggiuntive. Ma è anche una questione identitaria: i paesaggi alpini sono un patrimonio prezioso, che non possiamo permetterci di perdere. La Confederazione deve contribuire a indennizzare le comunità toccate e dare loro una prospettiva di rinascita».