La storia

Chi è Aleksandra Skochilenko, l'artista russa condannata a sette anni di carcere

Nel marzo 2022, la donna aveva scambiato cinque cartellini dei prezzi di un supermercato con cinque messaggi contro la guerra in Ucraina
© X
Red. Online
17.11.2023 13:30

Aveva scambiato i cartellini dei prezzi di un supermercato con messaggi sulla guerra in Ucraina. E per questa ragione, è stata condannata a sette anni di prigione. Questa, in poche parole, è la storia di Aleksandra Skochilenko. La donna, conosciuta anche solo come "Sasha" è l'ennesima vittima del processo di monitoraggio russo, che infligge severe punizioni ai suoi cittadini anche per i più piccoli atti di protesta contro il conflitto in Ucraina, da cui sono ormai passati quasi due anni. 

Di storie come quella di Sasha, dicevamo, negli ultimi tempi se ne sono raccontate tante. A partire dall'arresto di Yelena Osipova, la cui storia aveva fatto il giro del mondo a pochi giorni dall'inizio del conflitto, quando l'anziana – all'epoca 81.enne – venne arrestata a San Pietroburgo durante una manifestazione. Fino ad arrivare, ad uno dei casi più celebri in assoluto, ossia quello di Marina Ovsyannikova, la reporter che a marzo 2022 in diretta sulla televisione di Stato protestò contro «l'operazione speciale» di Mosca, facendo irruzione durante un telegiornale con un cartello con le scritte «Fermate la guerra» e «Ti stanno mentendo». 

Come loro, molti altri cittadini sono stati accusati ai sensi della legge di diffusione di informazioni «false» sull'esercito russo e sul conflitto. Una legge che, nel peggiore dei casi, prevede una pena massima di 10 anni di carcere. 

La storia di Aleksandra Skochilenko, anche in questo caso, risale alle prime settimane del conflitto. Quando, nel marzo del 2022, la donna entrò in un supermercato e sostituì cinque cartellini con i prezzi con dei pezzi di carta su cui invitava gli altri cittadini a intervenire per fermare la guerra. O, quantomeno, a non farsi influenzare dalla propaganda televisiva. 

«Putin ci mente dagli schermi televisivi da 20 anni», recitava uno dei messaggi lasciati da Sasha. «Il risultato di queste bugie è la nostra disponibilità a giustificare la guerra e le morti insensate». E ancora, su un altro bigliettino, si leggeva: «L'esercito russo ha bombardato una scuola d'arte a Mariupol. All'interno si nascondevano circa 400 persone». Messaggi, questi, giudicati «pericolosi per la società russa e lo Stato». Scontato, quindi, l'epilogo della storia. Ieri, come detto, un tribunale russo ha infine condannato l'artista, oggi 33.enne, a sette anni di prigione. A denunciarla e a «consegnarla» alla polizia era stato un cliente 76.enne del supermercato. Il gesto dell'uomo, secondo quanto descrivono i media internazionali,  era stato paragonato alle pratiche dell'epoca sovietica, dove i cittadini comuni spiavano per  conto dei servizi di sicurezza. 

«Quanto fragile deve essere la fiducia del pubblico ministero del nostro Stato e della nostra società, se pensa che il nostro Paese e la nostra sicurezza pubblica possano essere distrutti da cinque piccoli pezzi di carta?», ha affermato Aleksandra in una dichiarazione finale in tribunale. «Nonostante sia dietro le sbarre, sono più libera di tanti altri. E non ho paura di essere diversa dagli altri. Forse è per questo motivo che il mio Stato ha così tanta paura di me e degli altri come me, e mi tiene in gabbia come se fossi un animale pericoloso». 

Durante la lettura della sentenza, decine di sostenitori si sono scagliati contro il giudice, mostrando il proprio disappunto e urlando «vergogna!» a gran voce. Sasha, che è stata dichiarata prigioniera politica dal gruppo russo per i diritti umani Memorial, aveva già trascorso un periodo di detenzione preventiva di 19 mesi. Periodo in cui aveva accusato severi problemi di salute. La 33.enne è celiaca, soffre di disturbo bipolare ed è affetta da una malattia cardiaca. Secondo quanto emerso dalle indagini, i pubblici ministeri, con ogni probabilità, si rifiutavano di darle i medicinali essenziali per la sua salute. 

In questo articolo: