Luganese

Circonvallazione, dove vai?

Rispondendo al Comune di Agno, il Consiglio di Stato comunica di voler far passare la futura strada di aggiramento «fra l’abitato e il lago»: un percorso pieno di ostacoli
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
06.04.2024 06:00

«Corridoio» è la parola chiave della presa di posizione con cui il Governo, nelle scorse settimane, ha risposto alle preoccupazioni di Agno su come evolverà il progetto della circonvallazione. Un corridoio, quello che si sta immaginando, che s’inserisce «fra l’abitato di Agno e il lago»: un varco stretto e complesso attraverso cui dovrebbe passare la futura strada di aggiramento dopo la rinuncia del Cantone a realizzare il tratto sotterraneo fra l’aeroporto e il Vallone, resa nota con una conferenza stampa lo scorso dicembre. La lettera firmata dal presidente Raffaele De Rosa non entra nei dettagli, ma è probabile che l’idea, escludendo ingombranti viadotti e costose gallerie, sia quella di stendere una lingua d’asfalto in superficie passando di fianco (o sopra?) a costruzioni e proprietà varie. Un compromesso inaccettabile, o meglio questo che niente? Domanda da un milione di franchi. Ad Agno, intanto, dove la prospettiva di una variante in superficie, evidentemente, circola da un po’, qualche contrario si è portato avanti esponendo uno striscione di chiaro rifiuto. Sarà tutto più chiaro quando il Cantone presenterà la nuova o le nuove opzioni. Al Municipio è stato promesso che «verrà regolarmente informato sugli sviluppi del progetto in questo tratto, allo scopo di condividerne le soluzioni».

Altre vie: no

Aspettando di saperne di più, la comunicazione del Consiglio di Stato contiene comunque alcuni spunti di rilievo. In primis sulla volontà del Cantone di non abbandonare Agno al proprio destino dopo aver tagliato la parte di tracciato più cara al Comune (e più cara in generale, visto che il progetto definitivo della variante C ipotizzava un costo complessivo di cinquecento milioni di franchi). In questo senso, il Dipartimento del Territorio «conferma la propria intenzione di procedere all’elaborazione di un progetto completo», con un tracciato «che riprende quello del progetto di massima», cioè della già citata variante C. Con queste parole, almeno per il momento, il DT esclude altre possibilità come riprendere in considerazione percorsi scartati in passato, bocciati alle urne (la galleria unica del Malcantone) o proposti «dal basso» (come il tunnel fra il Vallone e Bioggio rilanciato recentemente da Emanuele Verda e Gianfranco Rusca). Non dovrebbe cambiare alcunché, invece, per la parte di tracciato fra la Piodella e Bioggio; né nei costi, né nelle geometrie. Questo tratto infatti «ha subito un aumento del preventivo in termini accettabili e non si intravedono grandi opportunità di ottimizzazione tecnica per ridurre i costi in maniera significativa».

Sì, ma come?

Restando in tema di costi, la missiva recapitata in piazza Vicari contiene un’amara e scontata conferma. Per quanto riguarda il tratto fra l’aeroporto e il Vallone, «l’esplosione del preventivo», passato da duecentosessanta milioni e mezzo miliardo di franchi, «porta alla conclusione che l’onere dell’investimento non può ragionevolmente essere sostenuto dall’ente pubblico». Da lì la scelta di trovare «delle varianti sostenibili» sfruttando il corridoio di cui parlavamo in precedenza. «Sono già allo studio soluzioni alternative alla ricerca di un ragionevole compromesso tra le esigenze d’inserimento territoriale e la sostenibilità dei costi dell’opera». Resta da capire dove potrebbe fisicamente passare una strada «fra l’abitato di Agno e il lago». È chiaro che in questi casi l’autorità ha la facoltà di espropriare i terreni o le parti dei terreni privati di cui necessita, ma lungo il tracciato ci sono diverse abitazioni e anche delle attività economiche (campeggi). Salvando una parte del paese (la zona del nucleo e di piazza Vicari) se ne danneggerebbe un’altra. Questo è un fatto. È altrettanto chiaro che una variante in superficie non entusiasma nemmeno il Cantone e in primis il consigliere di Stato Claudio Zali, che in passato aveva preferito fare alcuni passi indietro nel progetto per scegliere una variante (la C) ritenuta migliore di altre dal punto di vista dell’impatto sul paesaggio. Ora la situazione è molto diversa e si cerca una via d’uscita. Agno, come da tanto tempo a questa parte, aspetta.

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