Paradiso

Consiglio di Stato troppo lento: arriva la bacchettata

Rimprovero dal Tribunale cantonale amministrativo sui tempi per l'evasione del ricorso sul Regolamento organico dei dipendenti
© CdT/Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
10.06.2025 06:00

«È fatto ordine al Consiglio di Stato di evadere senza ulteriore indugio il ricorso inoltrato». Non è una semplice «bacchettata» quella che il Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) ha rivolto al Consiglio di Stato. È, appunto, un ordine. Già, perché secondo il Tribunale – va pur detto che vi sono i canonici 30 giorni di tempo per ricorrere – due anni e 8 mesi per (non) evadere un ricorso sono davvero troppi. A tal punto che si parla, senza mezzi termini, di «ritardata giustizia». Il tutto è da ricondurre alla decisione presa dal Consiglio comunale di Paradiso durante la seduta del 13 dicembre del 2021. Allora il Legislativo aveva avallato – a maggioranza – le modifiche del ROD, il Regolamento organico dei dipendenti. Nel gennaio del 2022, contro questa decisione, avevano interposto ricorso il sindacato UNIA e alcuni dipendenti comunali. I quali, appunto, attendono ancora una risposta dal Consiglio di Stato. Anche perché il ricorso inoltrato nel gennaio 2022 solleva dubbi non di poco conto (vedi CdT del 31 gennaio 2022). Una modifica del ROD prevedeva infatti l’introduzione di un congedo paternità «a geometria variabile». Ovvero un congedo da da 5 a 10 giorni «tenuto conto della diligenza e fedeltà al lavoro». Per i ricorrenti – patrocinati dallo Studio 1896 – si tratta di una «violazione del divieto d’arbitrio e della parità di trattamento». Senza contare che nel settembre del 2020 il popolo svizzero, chiamato alle urne, si era espresso a favore delle due settimane di congedo. Quelle modifiche del ROD, però, sollevavano altri interrogativi inerenti i giorni di riposo: al dipendente – si sanciva – «è garantito almeno un giorno di riposo settimanale» (al posto di due), ma anche che ai collaboratori adulti possano essere ridotte le ore di riposo – da 9 a 8 – una volta alla settimana. Modifiche, secondo i ricorrenti, che mettono «gravemente in pericolo la salute psichica dei dipendenti non permettendogli di fatto di recuperare quelle energie e quell’equilibrio che invece sono necessari al fine di salvaguardare la sua salute».

Quanti solleciti

I temi sollevati nel ricorso del 2022 sono evidentemente sensibili. Da un lato la presunta violazione della parità di trattamento (per il congedo «modulabile»), dall’altro un potenziale peggioramento delle condizioni lavorative dei collaboratori del Comune. Cambiamenti di non poco conto. Da qui, dunque, la richiesta (il ricorso al Consiglio di Stato) di annullare la decisione presa dal Consiglio comunale nella seduta del dicembre del 2021. Ma, anticipato, ad oggi l’Esecutivo cantonale non ha ancora formalmente preso una decisione. Ed è qui che si inserisce il Tribunale cantonale amministrativo. Due dipendenti di Paradiso (uno nel frattempo divenuto ex) e il sindacato UNIA il 27 febbraio del 2025 si sono rivolti al TRAM chiamando in causa il Consiglio di Stato per «denegata e ritardata giustizia». Tribunale che, come abbiamo visto, ha ordinato l’evasione della pratica «senza ulteriore indugio». Il TRAM ha infatti constatato che dal momento del primo ricorso vi sono stati numerosi scambi di allegati ma, allo stesso tempo, anche numerosi solleciti affinché la pratica fosse evasa, che fosse in sostanza emanata una decisione. Di più, il TRAM ha ravvisato che il 10 settembre del 2024 il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato avrebbe evaso la pratica «entro la fine del 2024». Cosa che, evidentemente, non è avvenuta. «Lo scambio degli allegati della procedura ricorsuale è terminato il 30 agosto 2022», sottolinea il TRAM nell’accogliere il ricorso, e da allora sono passati 32 mesi: «Il tempo finora trascorso è senza ombra di dubbio decisamente eccessivo e incompatibile con l’imperativo di celerità». E come si è giustificato l’Esecutivo cantonale? «In questa sede – rileva il Tribunale – Il Consiglio di Stato è rimasto silente sui motivi per queste lungaggini, non apportando la minima giustificazione per la mancata evasione della pratica, dopo un così lungo tempo trascorso». Un vuoto che va colmato «senza ulteriore indugio».

In questo articolo: