Politica

Dalla sospensione all'addio: il Parlamento cancella le blacklist

Definitivamente affossate le liste dei morosi di cassa malati: il Gran Consiglio approva un’iniziativa di Ivo Durisch (PS) che ne chiedeva lo stralcio - Il socialista Danilo Forini: «Strumento inutile e ingiusto» - Alessandro Cedraschi (PLR): «A carico del Cantone vanno 20 milioni l’anno»
©Chiara Zocchetti
Giona Carcano
17.09.2025 21:50

Introdotte nel 2012, poi sospese nel 2020, definitivamente stralciate ieri. Le cosiddette «blacklist», le liste con i nomi di chi non paga i premi di cassa malati (e che al contempo non presenta una prova di avere diritto a un aiuto sociale) e che quindi non può avere accesso alle cure se non per un’emergenza, sono ormai un ricordo. Il Gran Consiglio, infatti, ha accolto per pochi voti (42 sì, 37 no) l’iniziativa di Ivo Durisch che chiedeva appunto di togliere di mezzo quelle che per il capogruppo socialista altro non sono che «liste di proscrizione».

Il caso grigionese

L’iniziativa che chiedeva lo stralcio, depositata nel 2018, fondava la sua tesi su un fatto di cronaca: la morte, a causa delle mancate cure, di una persona sieropositiva inserita nella blacklist dei Grigioni. Un caso che aveva fatto parecchio discutere e che aveva portato la sinistra a chiedere l’abolizione di tale strumento. Nel frattempo, tuttavia, il Governo ticinese aveva temporaneamente sospeso le blacklist con l’arrivo della COVID. Una sospensione, complici anche i lavori in Commissione, durata fino all’evasione dell’iniziativa: in caso di bocciatura da parte del Parlamento, le liste sarebbero state ripristinate. Ma così, come visto, non sarà.

Questione di punti di vista

«Quando una persona finisce su una lista del genere, non è più qualcuno, ma qualcosa a cui dare un prezzo», ha spiegato Durisch durante il lungo dibattito in aula. Per il capogruppo, la lista equivale a negare il diritto universale alle cure. Lo strumento «colpisce le persone più vulnerabili», ha ricordato. «E chi ci garantisce che chi finisce nelle liste potrebbe davvero pagare i premi?». Durisch ha quindi sottolineato che quasi tutti i Cantoni hanno eliminato le blacklist: questo perché non sono uno strumento dissuasivo, non portano a un calo dei morosi e, oltre a essere discriminanti e contrarie all’etica, hanno un costo amministrativo. Anche per i Comuni, chiamati a fungere da ente di controllo sui propri cittadini.

Di tutt’altro avviso Alessandro Cedraschi (PLR), relatore del rapporto di maggioranza (sostenuto anche da Centro e UDC), che chiedeva la riattivazione delle blacklist. «Stiamo parlando di 20 milioni di franchi all’anno a carico del Cantone a causa dei morosi», ha ammonito. In Ticino, ha spiegato il deputato liberale radicale, le liste sono state applicate con molta cautela per evitare di farci finire chi davvero non può pagare il premio. «I contrari alla reintroduzione parlano di violazione di codici etici, di diritti, con l’intento di mettere in campo la solita tattica della confusione», ha attaccato Cedraschi. «Questo sistema non mette nessuno alla gogna» ed è dissuasivo.

«Chi vuole chiudere con le blacklist non vuole giustificare o sdoganare il mancato pagamento dei premi, che vanno pagati da tutti», si è da parte sua difeso Danilo Forini (PS), relatore del rapporto di minoranza (firmato anche da Lega, Verdi e Più donne). «La questione è la seguente: le “liste nere”, che impediscono a chi ne fa parte di accedere alle prestazioni mediche, sono una soluzione valida, efficace, eticamente accettabile e giuridicamente solida?». La risposta è no, secondo il deputato socialista. Quanto alle cifre, con le blacklist attive o sospese la differenza nel numero di morosi non è variata di molto. «Non esiste una correlazione chiara tra liste nere e numero di morosi», ha detto prima di porre una domanda al Governo: «In Ticino è possibile escludere che nelle liste nere finiscano persone che avrebbero diritto a prestazioni sociali, ma non ne sono informate?». Insomma, per Forini la misura è «inutile, ingiusta, controproducente, giuridicamente fragile ed eticamente, moralmente e umanamente non accettabile».

Deterrente o stigma?

Alessandro Corti (Centro) ha invece spiegato il valore dissuasivo delle liste. «Tra coloro che vengono iscritti alla blacklist, il 30% regola la pendenza poco dopo l’iscrizione», ha fatto notare. Lo strumento, dunque, risulta efficace. «Non è una misura perfetta, ma abolirla sarebbe una scelta sbagliata. Funziona come deterrente e c’è un recupero finanziario significativo. Con la giusta prevenzione e la garanzia di equità, si fa una scelta responsabile verso chi paga regolarmente il premio ma anche verso chi ha bisogno davvero di aiuto».

Nettamente contraria alla reintroduzione la Lega, che per bocca di Alessandro Mazzoleni ha messo in chiaro alcuni punti. Le blacklist non hanno diminuito il numero dei morosi, dunque «non portano alcun beneficio concreto». Inoltre, per il deputato di via Monte Boglia lo strumento contiene altre criticità: «È stigmatizzante e disumano, isola il Ticino perché quasi tutti i Cantoni lo hanno abolito e se riattivato si fa un regalo alle casse malati».

I piccoli fanno fronte compatto

«Prima di curare un paziente non chiedo se e come mi paga. Lo curo. Il resto si vedrà dopo», ha invece raccontato Beppe Savary (PS/FA), medico. «La lista nera è amorale, viola i principi basilari dell’etica. Non si trasforma la salute in merce che si può comprare e vendere». Per Lara Filippini (UDC), invece, il ragionamento è molto più semplice. «Dietro a questi buoni sentimenti, si nasconde un’ingiustizia: un regalo ai furbi. Ogni franco non pagato dai morosi viene coperto da chi è onesto. La responsabilità personale è il fondamento della nostra convivenza». «Le blacklist sono uno strumento che mette in luce una contraddizione intollerabile: chi non paga va punito con il mancato accesso alle cure», ha invece attaccato Giulia Petralli (Verdi). «È eticamente insostenibile». Secondo Evaristo Roncelli (Avanti con T&L), poi, «le liste non sono necessarie, sono inefficaci e non proporzionate» rispetto ai benefici. E, come ha sottolineato Pia Ambrosetti (HelvEthica), «portano alla stigmatizzazione di chi si trova in difficoltà», mentre per Tamara Merlo (Più donne) riattivarle «sarebbe una sconfitta per il Ticino». «Non arrivare a fine mese è una colpa?», ha rincarato Lea Ferrari (PC). «Sono un simbolo di esclusione», ha invece evidenziato Sara Beretta Piccoli (PVL).

La richiesta dei Comuni

Nel suo intervento, il direttore del DSS Raffaele De Rosa ha sottolineato che il modello adottato in Ticino per le liste mira a evitare ingiustizie ed è un valido deterrente, oltre a escludere chi ha malattie croniche, chi beneficia di aiuti sociali e i minorenni. E la maggioranza dei Comuni ha chiesto di riattivare le liste. Inoltre, come alcuni deputati hanno ricordato in aula, durante la COVID si è verificato un crollo dei morosi. «Migliaia di persone hanno ripreso a pagare i premi, probabilmente perché hanno avuto paura della situazione», ha spiegato De Rosa. Come dire che qualche abuso, effettivamente, c’è.

Ma il Parlamento ha tirato dritto, scegliendo di liberarsi definitivamente delle blacklist.