Ticino

«Dall'Ucraina con auto di lusso, ma cosa dovevamo fare?»

Yuriy Pecherskyy, rappresentante della Camera di Commercio ucraina in Svizzera: «In Ticino per la conferenza di Lugano, ma tornerò a combattere a Odessa»
©Chiara Zocchetti
Mattia Sacchi
01.07.2022 10:00

Lo scorso marzo il Corriere del Ticino ha intervistato Yuriy Pecherskyy, rappresentante della Camera di Commercio ucraina in Svizzera, per farsi raccontare la sua scelta di rimanere a Odessa mentre i suoi familiari erano al sicuro in Ticino. A distanza di tre mesi, lo abbiamo finalmente incontrato di persona, in redazione a Muzzano. Il volto più riposato e l'abbigliamento di chi non deve stare tutto il tempo in costante stato di emergenza. «Ovviamente qui è tutta un'altra vita - racconta Pecherskyy, non senza commozione - ed è stato molto emozionante riabbracciare mia moglie e i miei figli dopo tanto tempo. Presto comunque ritornerò in Ucraina, i miei connazionali hanno bisogno di aiuto».

Il 51enne ucraino infatti è a Lugano soltanto in occasione dell'Ukraine Recovery Conference della prossima settimana: «Questa è una grande opportunità non solo per l'Ucraina ma per l'intera Europa. Credo infatti che sarà l'occasione di ripensare al modello di Unione Europea, che è andato in crisi a causa di questa guerra. Personalmente sarò presente come rappresentante della nostra camera di commercio e, come d'altronde sto già facendo in questi giorni, avrò l'occasione di discutere con Economiesuisse e altre realtà elvetiche di come proseguire le nostre relazioni, che fino ad oggi sono state particolarmente costruttive. Proprio in un momento come questo è importante non fermarsi e consolidare i nostri rapporti: l'aiuto sociale è importante, ma lo è ancora di più permettere alle aziende ucraine di continuare a far girare l'economia nazionale, che al momento sta soffrendo a causa dei porti bloccati e di molte industrie distrutte dall'esercito russo».

Pecherskyy in Ticino ha ritrovato la sua seconda casa, tanto che i suoi figli sono perfettamente integrati. Ma anche qualche polemica di troppo, soprattutto sui social, sugli ucraini che arrivano con auto particolarmente costose. «Non è il mio caso, dato che sono arrivato con una vettura piuttosto economica - commenta sorridendo -. Tuttavia ci sarebbe da ricordare che l'Ucraina è un paese con un'economia funzionante e diversificata. Non è quindi una sorpresa che ci possano essere persone ricche: anche se fossero solo l'1% della popolazione totale, parleremmo di 450mila ucraini. Insomma, vedere qualche auto costosa in giro per la Svizzera penso sia quasi fisiologico. E poi possedere un'automobile lussuosa e avere bisogno di aiuto perché si scappa da un guerra, dove magari la propria casa e tutti i propri averi sono stati distrutti non sono due cose necessariamente collegate. Una vettura, benché costosa, non identifica una persona e non lascia intendere quanto queste possano essere in difficoltà. Piuttosto che rispondere a queste polemiche vorrei però sottolineare la gratitudine che abbiamo nei confronti degli svizzeri, che ancora una volta si sono dimostrati una popolazione accogliente e sensibile».

Ma, proprio per questo, chi glielo fa fare al rappresentante ucraino di tornare nel suo paese a rischiare la vita? «Oggi io sono al sicuro, ma milioni di persone non sono così fortunate. Ho un ruolo dove posso dare una mano concreta al mio Paese, favorendo il commercio con la Svizzera, permettendo alle aziende di ripartire. C'è una cosa che dovete capire: sappiamo che la Russia è un paese forte, ma noi siamo un popolo abituato a resistere. Nella Seconda Guerra Mondiale abbiamo perso 14milioni di persone e siamo pronti a rifare sacrifici per garantire la sicurezza della nostra terra e della nostra gente. Anche perché sappiamo di essere nel giusto».

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