Il caso

Djokovic e la polemica: «Il Kosovo è il cuore della Serbia»

Il tennista serbo, dopo la vittoria al primo turno del Roland Garros, ha lanciato un appello per lo stop alle violenze, ma il suo messaggio solleva nuove polemiche — La Federazione francese di tennis: «Nessuna regola precisa, non prendiamo posizione»
©YOAN VALAT
Red. Online
30.05.2023 08:45

Per Novak Djokovic è (di nuovo) polemica. Stava andando tutto bene, ieri, per il tennista serbo, che al primo turno del Roland Garros si è imposto senza troppi problemi per  6-3 6-2 7-6(1) contro Aleksandar Kovacevic. Ma, a fine partita, il campione di Belgrado (attualmente numero 3 del ranking ATP) non ha saputo evitare uno scivolone politico: sull'obiettivo della telecamera che lo inquadrava, Djokovic ha scritto: «Il Kosovo è il cuore della Serbia. Fermate la violenza».

La scritta proiettata sugli schermi del Roland Garros. © web
La scritta proiettata sugli schermi del Roland Garros. © web

Gli scontri

Chiaro il riferimento, da parte del 36.enne, ai recenti scontri registrati nel nord del Kosovo, dove diverse decine di militari della KFOR (Kosovo Force, forza militare internazionale guidata dalla NATO e responsabile della pace nel Paese) sono rimaste ferite negli scontri con i dimostranti di etnia serba che protestavano contro l'insediamento, nelle sedi istituzionali, di sindaci kosovaro-albanesi. Alcuni hanno riportato fratture. Altri, colpiti da molotov, ustioni. Secondo i dati più recenti, sarebbero almeno 30 i soldati feriti (tra questi anche 11 italiani). 

Nella notte, riportano i media di Belgrado, la situazione si è fatta più tranquilla, benché la sede del Comune di Zvecan, teatro degli scontri, sia rimasta massicciamente presidiata da truppe del contingente NATO. Nuove proteste sono attese per oggi.

Sport e politica

Ma torniamo a Djokovic. Il tennista, dicevamo, ha voluto prendere posizione, descrivendo il Kosovo come «il cuore» della Serbia. Intervistato in un secondo momento dai media di Belgrado, riporta Reuters, Novak non ha fatto passi indietro: «Il Kosovo è la nostra culla, la nostra roccaforte, il centro delle questioni più importanti per il nostro Paese. Ci sono molte ragioni per cui ho scritto questo sulla telecamera». La questione, ovviamente, è scottante. Il Kosovo, lo ricordiamo, ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008. Indipendenza riconosciuta attualmente da 101 dei 193 membri delle Nazioni unite (il riconoscimento da parte di Berna è arrivato 10 giorni dopo la dichiarazione, il 27 febbraio 2008). Non stupisce, dunque, che il mix di sport e politica non sia piaciuto a tutti. Tanto che la Federazione francese di tennis (FFT), intervistata dall'agenzia britannica, ha tentato sin da subito di smarcarsi: «Non esistono regole ufficiali del Grande Slam su ciò che i giocatori possono o non possono dire. La FFT non rilascerà alcuna dichiarazione né prenderà alcuna posizione in merito».

Le polemiche passate

È solo l'ultima, questa, delle controversie affrontate recentemente dallo sportivo serbo. Lasciatosi alle spalle i problemi legati a COVID e vaccini, a gennaio Djokovic era finito di nuovo nella bufera a causa dei comportamenti del padre Srdjan che, agli Australian Open, si era fatto beccare in compagnia di alcuni manifestanti pro-Putin, muniti di bandiere russe e magliette con la famigerata "Z". Allora, c'era stato più imbarazzo che vere conseguenze sportive. Ma l’ambasciatore ucraino in Australia, Vasyl Myroshnychenko, aveva condannato quanto successo. «Tra le bandiere serbe c’erano una bandiera russa, Putin, il simbolo Z e canti canti filo-russi. Una tale vergogna…». E l’ex giocatore ucraino Alex Dolgopolov aveva twittato l'immagine di Djokovic senior con il commento: «Questo tizio verrà squalificato a vita, almeno per tutti gli eventi australiani, giusto?».

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