Salute

«Dobbiamo essere in grado di poter curare i nostri bambini»

Pediatria Svizzera lancia l'allarme: nel nord del Paese mancano personale e posti letto – La situazione potrebbe ripercuotersi anche sul Ticino: «Se qui non siamo attrezzati e lì non c'è posto, dove li mandiamo?»
© CdT/archivio
Jenny Covelli
27.09.2022 18:20

Le emergenze pediatriche aumentano, la carenza di personale si acuisce, l'offerta di letti di degenza per i bambini è fortemente limitata, e l'inverno è in arrivo. Sono queste le principali preoccupazioni che Pediatria Svizzera, associazione di settore riconosciuta dalla FMH, ha espresso oggi in un comunicato stampa. «Se la situazione attuale dovesse prolungarsi, i genitori dovranno aspettarsi ulteriori carenze di posti letto nei reparti pediatrici e si ritroveranno sempre più spesso a dover accettare, per forza di cose, che il proprio figlio venga trasferito dal pronto soccorso, dopo lunghi tempi di attesa, in altri ospedali della Svizzera, a volte molto lontani, per proseguire le cure». Un appello alla popolazione, al sistema sanitario e alla politica, affinché adottino misure per evitare una situazione di sovraccarico.

Come si presenta il contesto ticinese? A differenza della Svizzera settentrionale, dove i posti letto scarseggiano, da noi la situazione è meno grave. «Sicuramente osserviamo un aumento delle visite nei pronto soccorso pediatrici, abbiamo raggiunto e superato i numeri pre-pandemia - spiega il Prof. Dr. med. Giacomo Simonetti, primario dell'Istituto pediatrico della Svizzera italiana -. Ma nel nostro cantone, rispetto ad altre regioni, a livello numerico sono presenti sufficienti pediatri in rapporto alla popolazione pediatrica». La collaborazione tra medici è buona, è disponibile un servizio di picchetti telefonici pediatrici d'urgenza e i servizi d'emergenza offrono un buon servizio.

«Se qui non siamo attrezzati e lì non c'è posto, dove li mandiamo?»

C'è un aspetto, però, che preoccupa molto il dottor Simonetti. E riguarda una tipologia di pazienti ben precisa: i bambini che necessitano di cure intensive che noi in Ticino non possiamo garantire. La situazione attuale a livello svizzero potrebbe ripercuotersi proprio su di loro. «Se abbiamo in cura un bimbo con gravi problemi respiratori, solitamente ci rivolgiamo alle strutture attrezzate con le quali collaboriamo, come Basilea, Zurigo, Berna. Ma se da oltre Gottardo ci rispondono che non hanno posto e non possono ammettere il paziente per il ricovero, dove lo mandiamo?». In questo senso è fondamentale la collaborazione in rete a livello svizzero. Affinché risultino sempre chiari a tutti i posti disponibili e le famiglie possano essere debitamente informate.

In Svizzera interna la carenza di personale è peggiorata con la pandemia di coronavirus. Molti professionisti del settore sanitario hanno infatti abbandonato la professione. «C'è mancanza di infermieri specializzati in pediatria e quindi alcuni ospedali si ritrovano a dover chiudere dei posti letto, non riescono più a gestire una simile quantità di pazienti». Nella prima metà di settembre, fa notare ancora Pediatria Svizzera, il tasso di occupazione dei letti era così alto che è capitato che per tutte le regioni settentrionali del Paese vi fosse un solo letto pediatrico libero. «A volte i bambini erano costretti ad aspettare per ore in pronto soccorso che si liberasse un letto in reparto. Altri hanno dovuto essere trasferiti in strutture più lontane».

L'appello

«È un peccato che un Paese ricco come la Svizzera debba comunicare alla popolazione che non ci sono abbastanza posti letto per curare i bambini». Il messaggio del primario dell'Istituto pediatrico della Svizzera italiana è chiaro ed è rivolto alla politica: l'offerta pediatrica deve essere adattata alle esigenze della popolazione. «Dobbiamo essere in grado di poter curare i nostri bambini». Se è vero che i medici portano avanti l'obiettivo di spostare il più possibile le cure a livello ambulatoriale, «per alcune tipologie di pazienti si rende necessario il ricovero in ospedale».

L'associazione di categoria, nel suo comunicato, non risparmiava anche un messaggio ai familiari, che tendono a rivolgersi frequentemente al pronto soccorso. «Io non me la sento di abbracciare questo messaggio - conclude il dottor Simonetti -. Se i genitori portano il proprio figlio in ospedale un motivo c'è e il medico deve prendere seriamente la situazione. Noi vogliamo curare al meglio i nostri pazienti. È ovvio che in base al sistema di triage con standard internazionali, un bimbo "meno grave" può dover aspettare anche fino a due ore prima di vedere il medico. Ma se succede è perché ce n'è un altro che ha bisogno di essere visitato in tempi più brevi».

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