Stati Uniti

E se i richiedenti l'asilo di New York arrivassero in Svizzera?

Per ovviare alla grave crisi migratoria con cui è confrontata dalla primavera del 2022, la città ha deciso di mettere in campo una soluzione alquanto originale (e contestata) – Interrogata al proposito, la SEM risponde che «a coloro che necessitano di protezione da parte della Confederazione viene concesso l'asilo»
Richiedenti l'asilo in fila, al freddo, davanti a un centro di assistenza istituito nella Grande Mela. © AP Photo/Andres Kudacki
Mattia Darni
16.12.2023 12:00

E se i richiedenti l’asilo di New York arrivassero in Svizzera? Di primo acchito la domanda potrebbe sembrare assurda; analizzando tuttavia le politiche adottate dalla Grande Mela ci si rende conto che così strampalata non è.

Da un anno e mezzo a questa parte, infatti, la metropoli è confrontata con una grave crisi migratoria: 150.100 sono le persone che tra la primavera del 2022 e gli inizi di dicembre di quest’anno hanno presentato richiesta d’asilo in città secondo quanto riporta il New York Times. Ogni settimana gli arrivi si attestano nell’ordine delle migliaia di unità (4.000 secondo Politico). A titolo di paragone, le persone che hanno richiesto asilo in Svizzera nel 2022 sono state 24.511 illustrano i dati forniti dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) sul proprio sito internet.

Di fronte a questi numeri impressionati, la metropoli, che ha l’obbligo legale di fornire un riparo a chiunque lo chieda, si trova in grosse difficoltà. L’ampiezza del fenomeno ha spinto il sindaco Eric Adams a parlare di crisi umanitaria che costerà alla città circa dodici miliardi di dollari nei prossimi tre anni (cinque miliardi solo per quest’anno fiscale). Per ovviare al problema, Adams ha più volte chiesto a Washington ulteriori fondi e di accelerare le autorizzazioni di lavoro dei migranti in modo che possano diventare più rapidamente autosufficienti. In autunno ha quindi dichiarato lo stato di emergenza e, nelle ultime settimane, funzionari cittadini hanno lanciato l’allarme: «Stiamo esaurendo i posti a disposizione».

Sempre per cercare di diminuire la popolazione alloggiata nei rifugi cittadini in attesa di una risposta alla domanda d’asilo inoltrata (procedura che, spiega il New York Times, può prendere dai tre ai quattro anni), la metropoli ha deciso, riferisce il New York Post, di garantire un tetto ai migranti adulti non sposati per un periodo limitato a sessanta giorni, poi ulteriormente ridotto a trenta (sessanta per le famiglie con bambini). Scaduto il termine, i richiedenti l’asilo possono scegliere se presentare una nuova domanda d’alloggio o se lasciare il sistema assistenziale della Grande Mela se non, addirittura, la metropoli.

Biglietti aerei gratuiti purché si lasci la città

Molte sono dunque le misure messe in atto dalla politica newyorkese per cercare di arginare la crisi con cui si trova confrontata. Tra queste, una ha fatto molto discutere per via della sua natura originale e controversa. Già, perché la città, riferisce Politico, ha deciso di offrire un biglietto aereo di sola andata per qualsiasi destinazione nel mondo ai migranti che rinunciano a fare domanda d’asilo e di alloggio nella metropoli. A tale scopo è stato istituito a Manhattan un ufficio espressamente dedicato alla prenotazione di biglietti per i richiedenti l’asilo. In base alle stime, infatti, il costo dei titoli di trasporto, anche quelli internazionali, è inferiore a quello cumulativo giornaliero pro capite di ogni migrante che si attesta a 394 dollari.

La misura, ovviamente, non ha mancato di sollevare polemiche. «Questa amministrazione ha creato un clima in cui a regnare sono l’isteria, il caos e la confusione invece dell’inclusività e dell’accoglienza» ha tuonato Shahana Hanif, membro del consiglio comunale, in dichiarazioni riportate da Politico.

«È inconcepibile che questi siano il tono e il tatto che questa amministrazione adotta nei confronti degli immigrati quando questi ultimi sono stati per secoli l'ancora di salvezza e la linfa vitale di New York» ha dal canto suo affermato il direttore esecutivo della Coalizione per l’immigrazione di New York Murad Awawdeh sempre su Politico.

I funzionari newyorkesi hanno replicato alle critiche sottolineando come i migranti non siano obbligati a lasciare la Grande Mela, ma sia solo una possibilità che viene offerta loro.

Non è ancora esattamente chiaro quanti richiedenti l’asilo abbiano deciso di usufruire dei biglietti aerei gratuiti e dove abbiano deciso di andare. Secondo Politico, tra le mete più gettonate vi sarebbero la Colombia e il Marocco.

Le risposte della Segreteria di Stato della migrazione

Alla luce di quanto scritto sinora, ecco allora che la domanda con cui abbiamo aperto il nostro articolo diventa legittima. Abbiamo perciò preso contatto con la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) a cui abbiamo girato il quesito: e se i richiedenti l’asilo di New York arrivassero in Svizzera?

«Ogni richiesta d’asilo è un caso a sé e viene analizzata singolarmente», esordisce Samuel Wyss, portavoce della SEM. «Coloro che hanno bisogno della protezione della Svizzera ottengono l’asilo, o l’ammissione temporanea; tutti gli altri devono lasciare il nostro Paese. Per regolare le modalità di rimpatrio, la Confederazione ha concluso accordi con più di cinquanta Stati. Il luogo in cui una persona deve tornare dipende dai documenti che può presentare e dal fatto che abbia, per esempio, un permesso di soggiorno in un Paese terzo: anche questo aspetto viene verificato caso per caso».

Riguardo ai costi di rimpatrio, spiega Wyss, «se la persona non lascia la Svizzera autonomamente, le spese di viaggio sono solitamente a carico della SEM».

Detto di come si comporterebbe la SEM in caso arrivassero in Svizzera richiedenti l’asilo in provenienza da New York, interessante è anche capire se ci siano già stati dei casi. Alla domanda, però, Samuel Wyss non è in grado di rispondere poiché la Segreteria di Stato della migrazione «non raccoglie statistiche riguardo al luogo di partenza dei richiedenti l’asilo che entrano nella procedura aeroportuale».

Partendo dal caso di New York e ampliando il discorso ci si può infine chiedere quale sia la modalità di ingresso nel nostro Paese privilegiata dai migranti. «Le persone che chiedono asilo nella Confederazione arrivano soprattutto via terra», conclude Samuel Wyss.