Bellinzona

Ecologia e mondi sotterranei in mostra alla Villa dei Cedri

Inaugurata l’esposizione d’arte contemporanea internazionale «Underground, ecosistemi da esplorare» – La curatrice: «Un invito a considerare la ricchezza delle nostre interconnessioni con l’ambiente naturale invisibile»
© CdT
Emma Jauch
15.03.2024 23:30

È stata inaugurata questa sera al Museo Villa dei Cedri a Bellinzona la nuova mostra «Underground, ecosistemi da esplorare». Dal 16 marzo al 4 agosto la nuova stagione espositiva, curata da Carole Haensler, Luce Lebart e Joana Neves, si apre con una mostra collettiva d’arte contemporanea, di respiro internazionale, dedicata agli ecosistemi. Nello specifico, i nove artisti coinvolti nel progetto traggono ispirazione dal mondo del sottosuolo con l’obiettivo di elaborare nuovi modelli creativi e di cooperazione sociale.

Simbiosi e sinergia

La mostra verte quindi sull’interdipendenza tra esseri viventi, esplorando in modo particolare il mondo dei funghi, il micelio e le sue funzioni. «I funghi sono come dei maestri ancestrali: la loro singolare capacità di rigenerare, trasformare e riciclare, connettendo elementi e organismi dell’ambiente, ci induce a interrogarci sui rapporti di reciprocità e di collaborazione propri agli esseri viventi», spiega una nota del museo. Non a caso le parole chiave del progetto sono «simbiosi» e «sinergia».

«Le mostre primaverili sono tradizionalmente collettive e legate alle riflessioni degli artisti sulla contemporaneità e sulle sfide della nostra società», spiega Carole Haensler, direttrice del Museo Villa dei Cedri e curatrice della mostra. «Ci impegniamo nella realizzazione di progetti all’interno dei quali gli artisti sono pienamente coinvolti. Cerchiamo di capire quali siano i loro interessi e quali messaggi vogliano trasmettere al pubblico. Nella presente esposizione gli artisti hanno sentito una forte connessione tra la natura e il loro messaggio. Questo ha spinto tanti di loro a proporre delle installazioni proprio all’interno del parco». All’inaugurazione era presente anche il capodicastero Renato Bison, che con entusiasmo aggiunge: «Mai come in questa mostra abbiamo la dimostrazione del potenziale di interazione tra il parco della Villa dei Cedri e le sale espositive. La mostra che inauguriamo oggi fa di questo museo un unicum nel panorama svizzero, in quanto lega preservazione del patrimonio, arte contemporanea e protezione dell’ambiente in un solo concetto».

Al Museo Villa dei Cedri arte e natura si intrecciano per disegnare un futuro sempre più sostenibile. L’impatto delle opere esposte e la loro durata nel tempo sono stati indagati con profondità dai partecipanti.

Verso la sostenibilità

«Gli artisti oggi si interrogano con maggiore serietà sul ruolo e sull’impatto ambientale delle loro opere. In questo processo riflessivo viene ad esempio messa in discussione la questione relativa alla durata di un’opera d’arte: deve davvero essere ad perpetuam?» osserva Carole Haensler.

«A questo proposito sono stati scelti ed utilizzati materiali che, in caso di distruzione dell’opera, non abbiano un impatto sul territorio». Dagli organismi vegetali, i nove artisti non hanno soltanto tratto ispirazione per la concezione delle proprie opere, ma anche le materie prime per la loro realizzazione. A titolo d’esempio, l’artista svizzero Mirko Baselgia ricava dal fungo Coprinus comatus l’inchiostro per la sua serie di disegni; Pepe Atocha lavora con la luce del sole e della luna nel mezzo dell’Amazzonia peruviana; Laurie Dall’Ava utilizza, per una delle opere esposte, un pigmento verde smeraldo di origine vegetale.

Diversità percettiva

«In questa mostra si è cercato di far interagire diverse definizioni di natura. Ogni persona, ogni Paese e ogni civiltà associa alla natura un altro significato e gli artisti hanno cercato di trasmettere anche questo nelle loro opere. Ci spingono ad uscire dalla nostra prospettiva e ad immergerci nella loro» rileva Carole Haensler. Le stanze sono quindi dei veri e propri laboratori di pensieri dove gli artisti ci coinvolgono nel loro processo creativo. La mostra invita così a considerare la ricchezza delle nostre interconnessioni e interdipendenze e a percepire il mondo globalizzato di oggi come un’opportunità creativa e rigenerativa.

I nove artisti presenti all’esposizione sono: Pepe Atocha, Mirko Baselgia, Ishita Chakraborty, Laurie Dall’Ava, Lise Duciaux, Stephen Gill, Landra (duo formato da Sara Rodrigues e Rodrigo Camacho), Marion Neumann e Gabriela Albergaria.

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