Dazi e abbracci: Cina e USA hanno trovato un'intesa

Sì, Cina e Stati Uniti hanno concordato – in linea di principio – un quadro di riferimento per l'attuazione dell'accordo raggiunto il mese scorso a Ginevra. Dalla Svizzera a Londra, insomma, all'insegna di un compromesso per risolvere la disputa commerciale che minaccia(va) di far precipitare il mondo nel baratro della recessione e dell'instabilità economica. Riassumendo al massimo, i dazi resteranno allo stesso livello di quanto stabilito nelle settimane scorse sulle rive del Lemano, quando gli USA si erano impegnati a ridurre le tariffe sul made in China al 30% e la Cina al 10% sui prodotti americani. Nel dettaglio, il 55% di dazi a Pechino riportato da Donald Trump nel suo post su Truth – quello nel quale ha annunciato l'accordo – è una somma di tariffe: c'è il 20% sul fentanyl, c'è il 10% che è la base applicata a ogni Paese e c'è il 25% che l'amministrazione Trump aveva applicato al primo giro, ovvero durante il primo mandato del tycoon. L'annuncio odierno è arrivato a conclusione di due giorni, intensi, di discussioni nella capitale del Regno Unito.
Nelle settimane successive all'accordo trovato a Ginevra, per contro, le discussioni si erano bloccate per via di alcune controversie. La scorsa settimana, è stata necessaria una telefonata fra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping.
La base da cui ripartire
«Il nostro accordo con la Cina è stato concluso, soggetto all'approvazione definitiva del presidente Xi Jinping e mia» ha scritto Trump sul citato Truth. Detto dei dazi, «la Cina fornirà tutti i magneti e i minerali rari necessari». E ancora: «Allo stesso modo, forniremo alla Cina ciò che è stato concordato, compresi i visti agli studenti cinesi che utilizzano i nostri college e università (cosa che mi è sempre piaciuta!)». Bloomberg, nel commentare l'annuncio, ha parlato di «linguaggio confuso e poco chiaro» rispetto alla portata delle decisioni prese. Ulteriori dettagli, compresi i piani per un eventuale prossimo round di colloqui, mentre scriviamo queste righe non sono ancora noti.
Della delegazione cinese facevano parte Li Chenggang, viceministro del Commercio e rappresentante della Cina nel commercio internazionale, Wang Wentao, ministro del Commercio cinese, nonché il vicepremier He Lifeng. Dall'altra parte, il segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick, il segretario al Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. La sede dei colloqui? Lancaster House, un palazzo storico vicino a Buckingham Palace.
Le discussioni tenutesi a Ginevra il mese scorso avevano prodotto una pausa di 90 giorni sulla maggior parte dei dazi reciproci, che erano schizzati oltre il 100% in un vero e proprio gioco di tensione, mosse e contromosse che, appunto, aveva fatto temere per una recessione globale. Dicevamo, in ogni caso, che i colloqui fra le due superpotenze dopo l'incontro sul Lemano si erano arenati: Pechino e Washington, in effetti, in queste settimane si sono scontrati sui semiconduttori avanzati che alimentano l'intelligenza artificiale, ma anche sul rilascio di visti per gli studenti cinesi nelle università statunitensi nonché sui minerali delle terre rare, preziosi per le case automobilistiche e per altri settori.