Industria

Export orologiero a gonfie vele e anche il Ticino ne approfitta

In ottobre crescita su base annua del 5,1% a 2,4 miliardi – Nei primi dieci mesi cumulati incremento dell'8,3% – Recalcati: «Ha sorpreso positivamente la ripresa della vendita di pezzi sotto i 500 euro, che ha avvantaggiato il Ticino»
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Roberto Giannetti
22.11.2023 06:00

Il settore orologiero svizzero continua a correre. In ottobre le spedizioni di orologi all’estero sono salite del 5,1% su base annua, toccando quota 2,4 miliardi di franchi, confermando la tendenza in atto da agosto.

«La crescita delle esportazioni di orologi svizzeri in ottobre è rimasta vicina a quella registrata in agosto e settembre», ha comunicato la Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH).

Il tasso di crescita si è stabilizzato «a un livello meno sostenuto ma comunque significativo rispetto alla prima metà dell’anno», si sottolinea nella nota. Il risultato dei primi dieci mesi di quest’anno è aumentato dell’8,3% rispetto al 2022.

Miglioramento importante

Come valutare questi dati? E che effetti hanno sull’andamento degli affari e sull’occupazione in Ticino? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Recalcati, co-presidente dell’Associazione ticinese dell’industria orologiera (ATIO). «L’aumento del 5% - afferma - rappresenta una crescita molto importante. Per giunta l’espansione su base annua nei primi dieci mesi in termini cumulati è stata dell’8,3%. Come abbiamo visto, il trend è stato forte nei primi due trimestri dell’anno, mentre poi si è stabilizzato negli ultimi mesi».

«L’aspetto positivo che emerge dall’analisi dai dati di ottobre - precisa - è una crescita sulle fasce basse, ossia degli orologi con un prezzo inferiore ai 500 euro. La crescita del 10% in questo segmento è stata addirittura superiore a quella della gamma alta, ossia che supera i 3 mila franchi. Si tratta di un dato in contro tendenza rispetto agli ultimi anni, dove abbiamo visto un incremento dell’export a valore e un decremento dell’export di unità».

«Questo è un dato molto importante - prosegue - in particolare se lo vediamo nell’ottica del nostro cantone. Questo perché una delle attività più importanti delle industrie orologiere in Ticino è quella dell’assemblaggio del prodotto. E ovviamente, le difficoltà del settore erano proprio dovute alla riduzione del numero di pezzi venduti».

«L’export dell’orologeria - nota - è costantemente in aumento da circa 25 anni, con sole due pause. Innanzitutto con la crisi finanziaria del 2008-2009, anche se poi l’export è tornato a crescere quasi subito a forti ritmi sostenuto soprattutto dai mercati asiatici. E in secondo luogo con la pandemia: nel 2020 il crollo dell’export era stato del 20%, ma anche in questo caso è stato rapidamente recuperato nella ripresa post-COVID. Questo vuol dire che l’industria orologiera è estremamente sana e lo si vede anche dal fatto che negli ultimi anni l’orologio è diventato un vero e proprio bene rifugio».

«L’andamento degli ultimi mesi, con un ritorno a una crescita delle unità vendute, non può essere visto che favorevolmente, dato che la crescita del valore medio ha penalizzato i prodotti più commerciali e quindi proprio l’industria orologiera ticinese, molto attiva nell’assemblaggio, nel controllo della qualità e nella logistica e spedizione».

Occupazione in difficoltà

Ma come sta andando l’occupazione nel nostro cantone? «Non ho dato precisi - risponde Alessandro Recalcati - sull’occupazione in Ticino. Le circa 40 aziende ticinesi del settore orologiero occupano circa 3 mila persone e oltre 30 di queste aziende sono associate ad ATIO. Rappresentiamo un settore importante, che contribuisce a creare circa il 1,5% del PIL cantonale. In generale la situazione occupazionale è stata penalizzata dall’andamento registrato negli ultimi anni, caratterizzato da una crescita dell’export in valore ma da un calo delle unità. E questo è vero anche se vediamo negli ultimi mesi un aumento delle quantità esportate. È una situazione non facile: anche se ci sono delle realtà virtuose, in generale l’attività di assemblaggio di orologi e movimenti, molto presente in Ticino, sta soffrendo un po’. Ma sembra che ci sia un miglioramento negli ultimi mesi».

«Per concludere - rileva - da sottolineare che se a livello di personale da una parte c’è stato una calo dell’occupazione, dall’altra c’è una mancanza di personale specializzato, specie con esperienza, e ci sono difficoltà nel coinvolgere giovani, che forse preferiscono altre formazioni professionali».

Dal punto di vista geografico, gli Stati Uniti, prima destinazione degli orologi svizzeri, hanno registrato una crescita identica alla media mondiale (+5%).

La Cina è aumentata di quasi un quarto, beneficiando dell’effetto base favorevole previsto per l’intero quarto trimestre. Dal punto di vista generale, l’export nel suo complesso (quindi non solo del settore orologiero), ha registrato dati meno rallegranti. Dopo due mesi di forte crescita, l’economia svizzera nel mese di ottobre ha diminuito significativamente le esportazioni. Il motivo è da cercare nel settore farmaceutico.

Le esportazioni sono state pari a 21,33 miliardi di franchi in ottobre, come comunicato dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Si tratta di un calo destagionalizzato del 10,7% rispetto al mese precedente. In termini reali, ossia corretto dell’effetto dei prezzi, la diminuzione è stata del 7,2%.

Il mese di ottobre ha registrato un calo anche nelle importazioni, che sono scese del 4,9% (3,1% in termini reali), attestandosi a 17,93 miliardi. Bisogna sottolineare tuttavia che l’UDSC calcola le variazioni in modo diverso rispetto alla Federazione orologiera, ossia su base mensile e non destagionalizzata.