L'analisi

I commerci hanno limitato i danni e ora vedono la via della risalita

Il volume di scambi mondiali di merci l'anno scorso ha registrato un calo contenuto, nonostante il peso della geopolitica – Le previsioni attuali dell'OMC parlano di ripresa nel 2024 e accelerazione durante il 2025
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Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
28.04.2024 23:45

I commerci mondiali hanno avuto danni limitati nel corso del 2023 e potrebbero ora risalire sia quest’anno sia il prossimo. È quanto emerge dai dati e dalle previsioni dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC, sigla in inglese WTO). Durante l’anno scorso esportazioni e importazioni hanno risentito inevitabilmente delle tensioni geopolitiche, dei conflitti bellici, del rallentamento economico, registrando una flessione. Molte economie hanno tuttavia mostrato un apprezzabile grado di resilienza, è stata infatti evitata una recessione internazionale e ora resta quindi possibile una ripresa per gli scambi mondiali.

Le cifre

Nel suo Global Trade Outlook, pubblicato all’inizio di questo mese, l’OMC fornisce le cifre dell’andamento dei commerci mondiali nell’ultimo quinquennio. Per quel che riguarda il volume degli scambi di merci, questo è aumentato del 3,2% nel 2018 ed ha poi archiviato un incremento dello 0,4% nel 2019. Una minor velocità dovuta anche agli effetti del risorgere di misure protezionistiche, negli USA ma non soltanto, collegate anche a contrasti politici tra Stati. Nel 2020 è poi esplosa la pandemia, che ha causato blocchi o rallentamenti delle attività economiche, e c’è stata quindi una contrazione del 5%. Nel 2021 c’è stato però un forte rimbalzo, con un incremento del 9,6%. Una percentuale straordinaria, quest’ultima, che non poteva ovviamente essere replicata l’anno successivo. Il 2022 si è tuttavia chiuso con un buon aumento, pari al 3%.

Il sommarsi delle tensioni geopolitiche, che hanno portato anche a conferme delle misure protezionistiche, e dei conflitti bellici, che hanno portato anche a problemi nelle catene di rifornimento, nel complesso ha accentuato il rallentamento economico ed ha anche parecchio contribuito alla battuta d’arresto degli scambi nel 2023. I commerci mondiali di merci l’anno scorso hanno così registrato una flessione dell’1,2%. Un risultato indubbiamente negativo, questo, che va però valutato con molto equilibrio; considerando il contesto internazionale, soprattutto le tensioni geopolitiche e le guerre, poteva andare ben peggio. A bocce ferme la flessione si può definire contenuta. La resilienza mostrata dalla gran parte delle economie spinge ora l’OMC a prevedere un incremento degli scambi di merci del 2,6% nel 2024 e del 3,3% nel 2025.

La classifica

Sin qui abbiamo parlato di scambi di merci, appunto. Il volume di questi è il metro principale utilizzato dall’OMC per misurare l’andamento dei commerci. La stessa Organizzazione fornisce peraltro, in aggiunta, i dati sui servizi commerciali. Gli scambi di questi ultimi, che sono lontani dagli scambi di merci ma rappresentano comunque un ramo rilevante, nel 2023 sono aumentati in valore. Si tratta di un’altra conferma del limite posto ai danni causati ai commerci, oltre che alla crescita economica, dal riacutizzarsi dei contrasti geopolitici e dalle guerre.

È interessante anche vedere quali siano i maggiori esportatori a livello mondiale, a dati 2023. Sul versante delle merci, la Cina è al primo posto con una quota del 14,2% dell’export globale, seguita dagli Stati Uniti secondi con l’8,5% e dalla Germania terza con il 7,1%. Seguono l’Olanda (sede di rilevanti poli dei trasporti) quarta con il 3,9%, il Giappone quinto con il 3%, l’Italia sesta con il 2,8%, la Francia settima con il 2,7%, la Corea del Sud ottava pure con il 2,7%, il Messico nono con il 2,5% e Hong Kong al decimo posto con il 2,4%. Fuori dal gruppo dei primi dieci vale la pena di notare, tra gli altri, il Regno Unito tredicesimo con il 2,2%, l’India diciassettesima con l’1,8%, la Spagna diciannovesima pure con l’1,8% e la Svizzera ventesima ancora con l’1,8%. Considerando le dimensioni e la collocazione geografica del Paese, la posizione della Confederazione elvetica non è certo da buttare, anzi.

L’altro lato

Sul versante dell’export di servizi commerciali, il gruppo di testa ha un assetto decisamente diverso. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti con il 12,3%, al secondo il Regno Unito con il 7,4%, al terzo ancora la Germania con il 5,5%. Seguono l’Irlanda quarta con il 5,1%, la Cina quinta con il 4,8%, la Francia sesta con il 4,5%, l’India settima con il 4,4%, Singapore all’ottavo posto con il 4,2%, l’Olanda nona con il 4%, il Giappone decimo con il 2,6%. Appena fuori dalla top ten si trovano la Spagna undicesima con il 2,5% e la Svizzera dodicesima con il 2,1%. Nel capitolo servizi commerciali la Confederazione ha quindi un piazzamento ancor migliore rispetto a quello già interessante nelle merci. L’Italia dal canto suo è diciassettesima con l’1,8%, seguita dalla Corea del Sud diciottesima con l’1,6%.

E la Confederazione?

L’export è una voce importante per l’economia elvetica e gli ultimi dati, con l’indicazione di lievi flessioni, hanno fatto sorgere alcune preoccupazioni in Svizzera. Ma in realtà per poter dare una valutazione equilibrata anche il discorso delle esportazioni va posto sul lungo periodo, distinguendo le oscillazioni temporanee dalla tendenza di fondo. Analizzato in un’ottica di lungo termine, l’export svizzero continua a mostrare una accentuata solidità, al di là di cali passeggeri che possono manifestarsi in questo o quel periodo. Diamo una dimensione a questa solidità, prendendo in considerazione gli anni Duemila, per non andare troppo indietro. I dati sono dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza delle frontiere (UDSC) e riguardano le esportazioni elvetiche al netto di metalli e pietre preziose, arte e antichità. Ebbene, dal 2000 al 2023 l’export svizzero ha registrato 19 crescite annue e solo 5 contrazioni annue. Tra queste ultime tra l’altro c’è quella del 2020, anno di esplosione della pandemia e dunque di calo delle attività economiche in tutto il mondo. L’export rossocrociato era di 126,5 miliardi di franchi nel 2000 ed è stato di 274,3 miliardi nel 2023. Come si vede, la tendenza di fondo delle esportazioni elvetiche è rimasta all’espansione. E questo nonostante la forza del franco, che rende di fatto più cari merci e servizi svizzeri. Evidentemente, la qualità dei beni elvetici e la capacità di adattamento delle imprese sono fattori di fondo che hanno permesso di superare nel complesso anche l’ostacolo valutario. Veniamo agli ultimi dati, relativi all’intero 2023 e al primo trimestre 2024. L’anno scorso le esportazioni svizzere sono state appunto pari a 274,3 miliardi, con una diminuzione nominale dell’1,2% rispetto all’anno prima. Nel 2022 c’era stato un aumento annuo del 6,9%. Nel primo trimestre 2024 l’export elvetico è stato di 64 miliardi, in flessione dello 0,8% in rapporto al trimestre precedente. Si tratta di cali contenuti, che vanno tenuti in considerazione – occorre sempre capire la fase e cercare miglioramenti – ma che in sostanza non intaccano la tendenza. Il rallentamento economico mondiale, che peraltro non si è trasformato in recessione internazionale, e la perdurante forza del franco (che ora non è più ai massimi, ma che ha toccato nei mesi scorsi livelli molto elevati) sono fattori che si sono fatti sentire nel 2023 e ancora nei primi mesi del 2024. Ma questo non significa che si sia in presenza di un’inversione del trend di lungo periodo. Ci sono altri tre elementi da tenere in conto. Il primo è che la Svizzera mantiene un export pro capite molto consistente. Per comprendere meglio l’importanza delle esportazioni per un determinato Paese, può essere utile dividere la cifra delle esportazioni per il numero di abitanti. E dal punto di vista dell’export per abitante la Confederazione elvetica rimane in ottima posizione nella graduatoria internazionale. Il secondo elemento è che la Svizzera continua ad esportare più di quanto importi, ha quindi un saldo commerciale positivo, che nel 2023 è aumentato rispetto all’anno prima e nel primo trimestre 2024 è salito rispetto ai tre mesi precedenti. Terzo elemento, infine, è la diversificazione dei commerci svizzeri. Una diversificazione che riguarda sia prodotti e servizi (la gamma elvetica è ampia) sia i mercati di sbocco. L’Unione europea rimane l’area di gran lunga principale per l’export elvetico. A ciò bisogna però aggiungere che le esportazioni hanno anche molte altre destinazioni. Come singoli Paesi, a valori 2023, gli Stati Uniti hanno il primo posto, seguiti sul podio da Germania e Italia e poi nell’ordine da Slovenia, Cina, Francia, Regno Unito, Austria, Spagna, Giappone. A proposito della Germania, occorre ricordare che come commerci complessivi, cioè somma di esportazioni e importazioni, rimane nettamente il partner numero uno per la Svizzera. Su questo versante complessivo gli Stati Uniti sono al secondo posto e l’Italia è al terzo.