Occupazione

In Svizzera cresce l'impiego, ma c'è l'enigma ticinese

Nel primo trimestre a livello nazionale i posti sono saliti dello 0,6% su base annua, in Ticino dell’1,4%
In Ticino il secondario arranca, ma il terziario presenta un aumento dei posti di lavoro pari all’1,8% su base annua. © CdT/Gabriele Putzu
Roberto Giannetti
26.05.2025 22:30

L’occupazione mostra segnali di forza, in Svizzera ma soprattutto in Ticino. E quest’ultimo dato può apparire contraddittorio, viste le notizie riguardanti chiusure e centinaia di licenziamenti apparse nell’ultimo anno nel cantone.

Ma andiamo con ordine, concentrandoci prima sui dati. Nel primo trimestre gli impieghi si sono attestati a 5,5 milioni, con una progressione (destagionalizzata) dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti e dello 0,6% su base annua.

In Ticino la progressione è risultata addirittura maggiore - e di gran lunga. Infatti, nel primo trimestre gli impieghi sono cresciuti dell’1,4% rispetto a un anno prima e del 2,1% rispetto al trimestre precedente.

A livello svizzero, in un anno si sono contati 31.500 posti di lavoro supplementari, secondo quanto emerge dai dati pubblicati oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST). L’occupazione è salita sia nel settore secondario (+0,2% a 1,1 milioni, pari a +2.800 posti) che nei servizi (+0,7% a 4,4 milioni, +28.700 posti). Espresso in equivalenti a tempo pieno il volume di impieghi ammontava a 4,3 milioni (+0,7% rispetto allo stesso trimestre del 2024), di cui il 40,8% appannaggio delle donne.

In Ticino 252 mila impieghi

In Ticino si contavano 252.400 posti a tempo pieno o parziale, con un incremento annuo come detto dell’1,4%, mentre i Grigioni sono inseriti nella regione della Svizzera orientale, che mette a referto un +1% (701.300 posti).

Il miglioramento è dimostrato anche dal fatto che le aziende segnalano meno posti liberi: erano 93.800, il 16,4% in meno di un anno prima, con una quota dell’1,7% del totale degli impieghi. Di conseguenza diminuiscono anche le difficoltà nel reclutamento di personale qualificato.

Come spiegare questa tendenza al rialzo dell’occupazione in Ticino nonostante le numerose notizie di riduzioni dei posti di lavoro? Lo abbiamo chiesto a Moreno Baruffini, ricercatore dell’Istituto di ricerche economiche dell’USI. «In effetti - risponde - anche io faccio un po’ fatica per il momento a interpretare tutti questi dati. Infatti, la disoccupazione nel nostro cantone è ancora leggermente in salita e anche il numero di frontalieri sta scendendo e solitamente questo indica un rallentamento congiunturale. Nonostante questo, i dati relativi al Ticino dimostrano in ogni caso una crescita dei posti di lavoro».

L’industria arretra

La disoccupazione in Ticino è aumentata a fine marzo di 0,2 punti percentuali su base annua al 2,7%. Quindi i dati della disoccupazione forniti dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) non lascerebbero intendere un miglioramento della situazione occupazionale in Ticino.

«Possiamo comunque - prosegue - avanzare una ipotesi: le notizie relative ai tagli di posti di lavoro provenivano soprattutto dal settore secondario. Invece, dai dati pubblicati dall’UST si nota che la crescita è guidata dal terziario, mentre effettivamente il secondario perde posti di lavoro. Tuttavia il saldo è positivo perché il terziario ha creato più posti di lavoro di quelli che sono stati persi dal secondario».

Infatti, la statistica indica una flessione dell’occupazione dello 0,2% per il settore secondario ticinese su base annua e un aumento pari all’1,8% per quello terziario. E quindi la somma totale porta a un aumento complessivo, pari all’1,4%.

«Il fatto che nella statistica i dati non siano suddivisi per settori economici - spiega - fa sì che non sia possibile capire nel settore terziario cosa stia effettivamente crescendo di più rispetto al resto. Per esempio, si nota che per quanto riguarda il commercio chiudono molti negozi e molti altri aprono, ma il numero di addetti nel settore resta costante. Questo può essere successo anche in altri comparti del terziario, che noi non vediamo direttamente, ma che poi mostrano una occupazione in crescita nella statistica».

Secondario in affanno

«Possiamo immaginare - conclude Moreno Baruffini - che in Ticino il secondario paghi un po’ l’incertezza legata ai dazi di Trump e al rallentamento della Germania, che colpisce molti fornitori nel cantone. Inoltre, esiste anche una tendenza strutturale, ossia di lunga durata, che riduce il peso relativo dell’industria all’interno dell’economia ticinese. È vero che negli ultimi dieci anni gli addetti del secondario sono rimasti stabili, ma ora si fanno sentire gli effetti legati al clima congiunturale».