L’analisi

Italia, il capitolo scostamento e quel nodo dei conti pubblici

Sostegno ad aziende e famiglie e bilancio statale tra i temi maggiori affrontati durante il Forum The European House-Ambrosetti – Rimandare la riduzione del debito è una ricetta che suscita divisioni e che trova l’opposizione del Governo uscente e dell’Unione europea
Paolo Gentiloni, commissario UE all’Economia, durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio. © EPA
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
04.09.2022 20:30

Scostamento di bilancio è un termine tecnico, dietro il quale c’è però un nodo molto concreto: aumentare o no deficit e debito pubblici per sostenere imprese e famiglie, ora in particolare contro il caro-energia e l’inflazione? L’Italia è uno dei Paesi in cui il dibattito attorno a questo nodo è più acceso e il perché è chiaro: da un lato il debito pubblico italiano è tra i più alti e lascia quindi ormai poco o nessun margine di manovra, dall’altro è in pieno svolgimento la campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre e tutti i partiti alzano la voce, anche sulle ricette che riguardano i conti pubblici.

Il ministro e il commissario

Il capitolo dello scostarsi o meno dagli obiettivi sul bilancio pubblico, facendo appunto più debito in caso di sì, è stato tra i temi economici maggiori anche nel Forum The European House- Ambrosetti, che si è svolto tra venerdì e oggi a Villa d’Este di Cernobbio, sulle rive del lago di Como, con la partecipazione di circa duecento imprenditori e manager, esperti di vari settori, leader della politica. Per quel che riguarda l’Italia, la posizione del Governo uscente guidato da Mario Draghi, contraria allo scostamento, è stata ribadita a Cernobbio dal ministro dell’Economia, Daniele Franco.

Il ministro ha riaffermato che la fiscalizzazione dei costi energetici (in pratica, il sostegno pubblico a famiglie e imprese su energia e bollette) non può trasformarsi in una rincorsa senza fine, occorre agire sulla formazione dei prezzi più che sulle compensazioni ex post. Il Governo ha già stanziato molti soldi in questa partita e farà ancora qualcosa nei limiti del possibile, ma non intende commettere l’errore di aumentare deficit e debito pubblici già molto alti. D’altronde la progressiva riduzione degli indebitamenti è quanto concordato in sede di Unione europea, non sorprende quindi che a Cernobbio il commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni, abbia appoggiato il no di Franco a ulteriore debito e abbia ribadito che gli aiuti devono essere temporanei, selettivi e, appunto, neutri sull’indebitamento.

I partiti e le cifre

Matteo Salvini, leader della Lega, è l’esponente politico italiano che sin qui più si è esposto a favore di uno scostamento di bilancio. Favorevole ad uno scostamento anche Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle. Giorgia Meloni, che guida Fratelli d’Italia, ha definito lo scostamento una soluzione estrema e ha parlato piuttosto di una ridefinizione del PNRR (legato al Recovery Fund europeo) o di altri fondi in sede UE, cose peraltro entrambe escluse sia da Bruxelles sia dal Governo Draghi. Enrico Letta, leader del Partito democratico, ha espresso una posizione in sostanza contraria allo scostamento, definendolo a sua volta un’ipotesi estrema, da concordare in ogni caso con i partner europei.

Guardando alle cifre, occorre ricordare che l’Italia riceverà grazie al Recovery Fund UE varato dopo l’esplosione della pandemia circa 200 miliardi di euro (in parte prestiti, in parte sostegni), passo dopo passo e in accordo con il piano di riforme. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, il rapporto debito pubblico/PIL dell’Italia era già al 134% nel 2019 e con la pandemia è salito nel 2020 al 155%, per poi scendere lievemente nel 2021, al 150%.

Nell’aprile scorso l’FMI prevedeva 150% anche per il 2022, mentre il Governo italiano ha espresso una previsione di 147%. L’Italia rimarrà in ogni caso alla fine di quest’anno il terzo Paese sviluppato più indebitato al mondo, alle spalle di Giappone e Grecia, per i quali l’FMI prevede rispettivamente 262% e 185%. Considerando queste cifre, e anche il fatto che i tassi di interesse stanno salendo e con essi quindi pure l’onere del debito, è inevitabile che il confronto sul sì o sul no allo scostamento sia acceso a livello nazionale e che anche molti Paesi dell’Unione europea e dell’Eurozona guardino con attenzione al versante italiano di questo dibattito.

Tra Roma e Bruxelles

La linea prevalente nell’UE e nell’area euro resta quella della riduzione graduale degli indebitamenti. Se chi governerà l’Italia dopo il 25 settembre confermerà l’adesione a questa linea, i problemi tra Bruxelles e Roma su questo capitolo non aumenteranno. Se invece il nuovo Governo italiano, che secondo i sondaggi sarà Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia, dovesse schierarsi per uno scostamento di bilancio con incremento del debito pubblico (quindi più uscite non compensate da maggiori entrate e/o da tagli ad altre spese) allora i contrasti tra Roma e Bruxelles tornerebbero a salire, con il contorno nel caso di maggiori tensioni sui mercati attorno ai titoli pubblici italiani e allo spread (differenziale) tra questi e i titoli pubblici tedeschi, che fanno da riferimento nell’area euro.

© EPA
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L'ottimismo di fondo delle imprese

Il televoto è ormai una consuetudine per i partecipanti al Forum The European-House Ambrosetti. Durante le giornate del Forum a Villa d’Este di Cernobbio i partecipanti, che sono in gran parte imprenditori e manager, sono chiamati ad esprimersi di volta in volta su diversi temi, in prevalenza naturalmente di tenore economico. Quest’anno un televoto di venerdì 2 settembre sulle previsioni delle imprese è stato per alcuni aspetti sorprendente, perché ha fatto emergere un buon tasso di ottimismo, pur in un contesto di allerta per l’inflazione elevata e per le tensioni nel settore energia.

Le risposte
Nel complesso le risposte hanno dato un quadro certamente migliore rispetto alla fase dell’esplosione della pandemia, e ciò evidentemente non sorprende, ma migliore anche rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare considerando l’impatto della guerra in Ucraina causata dall’invasione russa, di altre tensioni geopolitiche, degli aumenti dei prezzi, degli inevitabili incrementi dei tassi di interesse in funzione anti inflazione.

Alla domanda su come sta andando quest’anno la loro impresa rispetto ai concorrenti, il 31% ha risposto molto meglio, il 34% meglio e il 22% in linea. Inoltre, al quesito su quale fatturato venga previsto per la loro impresa quest’anno, il 56% ha risposto crescita superiore al 10%, il 26% crescita inferiore o pari al 10%; una percentuale del 10% dei partecipanti ha risposto stabile.

Note tutto sommato positive, sempre considerando il difficile quadro generale, anche sugli impieghi. Alla domanda sulle previsioni sull’occupazione nella loro impresa, il 23% ha risposto aumento di organico superiore al 10%, il 38% aumento inferiore o pari al 10%, il 33% nessuna variazione; solo il 5% ha risposto riduzioni di organico. Un’altra domanda riguardava i programmi di investimento per l’anno prossimo, rispetto alla media dell’ultimo triennio; il 17% ha risposto oltre il 20% in più, un altro 17% ha risposto tra il 10 e il 20% in più, il 33% ha risposto sino al 10% in più e ancora un altro 17% ha risposto in linea.

Questo ottimismo di fondo, per alcuni aspetti appunto notevole, peraltro non ignora i punti caldi principali di questa fase. Alla domanda sull’impatto dell’attuale aumento dei costi dell’energia sulla loro attività quest’anno, il 17% ha risposto molto grave, il 20% grave, il 39% rilevante; c’è però anche un 22% che ha riposto trascurabile. Al quesito sul rischio di aumento generalizzato dei prezzi nei prossimi 12 mesi (da 1 non preoccupante a 9 massima allerta), il 21% ha risposto 9, il 17% ha affermato 8, il 29% ha detto 7, il 22% ha risposto 6; solo il 9% circa ha indicato un rischio medio o basso, tra il 5 e l’1.

La gran parte dei partecipanti ritiene quindi che molte imprese possano comunque resistere all’onda negativa dell’attuale rallentamento economico, e in alcuni casi anche contrattaccare. Un sondaggio non fa primavera, si può obiettare, e ciò è vero, non si possono trarre conclusioni vincolanti dal televoto dei circa duecento partecipanti; è però anche vero che il Forum sulle rive del lago di Como è una sede autorevole ed ha una platea qualificata, che quindi le valutazioni di imprenditori e manager che partecipano all’appuntamento annuale di settembre a Cernobbio hanno un loro peso.

Sorpresa anche sull’UE
Un altro televoto per alcuni aspetti sorprendente, ancora all’insegna dell’ottimismo di fondo, è stato d’altronde quello di sabato 3 settembre, dedicato all’Unione europea. Alla domanda sulle prospettive dell’UE, se questa cioè sarà più forte o più debole nei prossimi anni, il 66% ha riposto più forte e il 22% ha risposto più o meno uguale; solo il 10% circa ha riposto più debole. Nonostante le critiche e le polemiche sulle insufficienze dell’Unione europea, che non mancano né al suo interno né all’esterno, i due terzi dei partecipanti hanno dunque indicato che l’UE comunque uscirà alla fine non indebolita ma al contrario rafforzata da questa fase, pur molto complicata sia dal punto di vista geopolitico sia dal punto di vista economico.