Economia

«La geopolitica di Trump: l’unica certezza è il caos»

Alla Global Commodities Conference analizzate le principali tendenze economiche e politiche – Secondo i relatori il presidente americano non disporrebbe di una chiara strategia di lungo termine – Per il giornalista Alan Friedman ci sono molti segnali che indicherebbero la fine dell’impero americano
A Trump non piacciono le critiche: ha mobilitato la Guardia Nazionale contro i manifestanti. © ap/noah bergersss
Roberto Giannetti
24.06.2025 22:45

«Il nuovo disordine mondiale». Potrebbe essere questo il titolo riassuntivo della «Global Commodities Conference» tenutasi a Lugano e organizzata dalla Lugano Commodity Trading Association, nel corso della quale si sono succeduti tre relatori di alto livello.

Innanzitutto Keyu Jin, Professor of Economics, HKUST Business School and Harvard, ha parlato della Cina, che è diventata uno dei principali player a livello mondiale, e ha spiegato che Pechino ha avuto almeno otto anni per prepararsi alla politica di Trump, e ha scelto di fare delle concessioni tattiche, purché il sistema di libero scambio non venga messo in discussione. Infatti la Cina ha migliorato tantissimo il proprio livello tecnologico, e ora non considera più un confronto con l’Occidente come una minaccia esistenziale.

Idee molto chiare

«I dirigenti cinesi - ha spiegato - hanno le idee molto chiare sullo sviluppo futuro del Paese: non vogliono una economia basata sulla finanza e sulle tecnologie della comunicazione, come gli Stati Uniti, ma sull’industria. E si stanno muovendo in modo coerente. Inoltre, il fatto che in Cina ci siano ancora centinaia di milioni di persone con un reddito basso potrebbe rappresentare una opportunità».

Inoltre la Cina sta cercando di diversificare al massimo la propria economia, salendo lungo la scala tecnologica, e questo dovrebbe rendere il Paese più resistente ai dazi introdotti da Trump. «Nel 2018 - ha concluso - la Cina era più fragile, mentre ora ha fatto passi da gigante. Chiaramente, deve mantenere una industria dell’esportazione robusta per garantire la stabilità economica, ma nel medio termine i consumi interni rappresenteranno un volano di crescita»

In seguito Emily Harding, Director INT, Center for Strategic and International Studies, ha parlato della situazione americana, e ha sottolineato che purtroppo Donald Trump non dispone di una strategia di lungo termine.

Decisioni sulla base dell’istinto

«Il problema - ha aggiunto - è che Donald Trump prende le decisioni sulla base del suo istinto, e questo condizionerà il futuro, visto che resterà in carica ancora per almeno tre anni. Lui cerca di raggiungere attraverso i dazi i suoi obiettivi di riequilibrare il deficit commerciale e di avere una industria forte. Ma lo fa portando avanti questa politica con la stessa strategia di quando faceva affari:giocare in modo duro, minacciare, e poi essere duro anche nelle trattative. Ma non sempre funziona».

Infine, Alan Friedman, economista, autore e giornalista, ha tenuto la sua relazione intitolata «La certezza dell’incertezza».«Io sono un po’ più pessimista di chi mi ha preceduto - ha affermato -. Infatti dobbiamo pensare a cosa ha realizzato finora Trump, e al fatto che la sua presidenza dura ancora tre anni e mezzo. Gli Stati Uniti ora non sono più una "liberal democracy", e anzi, io penso che siamo alla fine dell’impero americano».

Chiaramente, secondo Friedman, questo è un trend in atto già da qualche decennio, ma che con Trump ha subito una vertiginosa accelerazione. «Credo che fra vent’anni - ha detto - gli Stati Uniti non saranno più il leader delle democrazie occidentali. So che si tratta di un’affermazione molto forte. Ma basta pensare al fatto che gli USAhanno esteso troppo il loro impero, come gli antichi romani, e ora la loro presenza militare nel mondo non basta più a garantirgli la supremazia. Pensiamo a come sono andate a finire le guerre in Iraq, che ora è controllata dall’Iran, e in Afghanistan, ora controllata dai talebani. L’America è stata umiliata».

Fine del multilateralismo

«A livello economico - ha illustrato - Trump sta smantellando il multilateralismo, e non ci possiamo aspettare da lui una politica coerente e stabile: non ha un piano strategico a lungo termine, né a livello politico, né economico. Con Trump ogni mattina non sappiamo che sorpresa ci aspetta. Ormai, in questo momento l’unica opposizione a Trump sono le obbligazioni del Tesoro USA, che quando scendono fanno salire i tassi».

Un altro capitolo è quello delle libertà. «Trump ha mandato la Guardia Nazionale contro i manifestanti. E il 41% dei suoi elettori trova accettabile l’uso della violenza in politica. E Trump probabilmente ne farà largo uso»

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