La sorpresa: inflazione sotto lo zero, rilanciata l’ipotesi di tassi negativi

Per la prima volta dal 2021, l’inflazione cala ulteriormente in Svizzera, passando in territorio negativo: il rincaro su base annua si è attestato al -0,1% in maggio, a fronte di un mese di aprile che aveva mostrato una variazione perfettamente nulla (0,0%), dopo che in marzo e in febbraio era stato osservato un +0,3%. L’indicatore si trova così al livello più basso dal marzo 2021, quando era stato registrato l’ultimo valore inferiore allo zero (-0,2%).
Stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), nel quinto mese dell’anno l’indice dei prezzi al consumo ha totalizzato 107,6 punti. La contrazione annua è in linea con le aspettative: gli analisti interpellati dall’agenzia Awp scommettevano infatti su valori compresi fra -0,1% e 0%. A livello mensile i prezzi sono saliti dello 0,1%, anche in questo caso nella fascia bassa delle stime: i pronostici si muovevano in questo caso fra +0,1% e +0,2%. Aprile aveva segnato una variazione nulla.
Calo dell’olio da riscaldamento
Secondo gli esperti dell’UST la crescita dei prezzi rispetto al mese precedente è riconducibile a vari fattori, tra cui l’aumento degli affitti delle abitazioni e del costo dei viaggi forfetari internazionali. Sono saliti anche i prezzi degli ortaggi e della frutta, mentre in calo sono risultate le tariffe dei trasporti aerei e del settore paralberghiero, come pure gli oneri per l’olio da riscaldamento.
Che giudizio dare sulla tendenza dei prezzi al consumo in Svizzera?Lo abbiamo chiesto a due esperti. «A livello di inflazione – spiega Daniel Kalt, capoeconomista di UBS Svizzera – prevediamo dati negativi per qualche mese, soprattutto a causa della tendenza al rafforzamento del franco svizzero, che si sta riflettendo sui prezzi al consumo. Infatti la valuta elvetica si è apprezzata molto nei confronti del dollaro e dell’euro, soprattutto in aprile. Ora si è indebolito leggermente, ma l’effetto in generale resta deflazionistico. Dall’incontro della Banca nazionale svizzera (BNS) in marzo l’indice generale del franco nei confronti delle principali valute si è rafforzato del 3,5%, e questo continua a produrre una pressione al ribasso sui prezzi all’importazione».
Valuta elvetica stabile
«Tuttavia – continua – in futuro tutto dipenderà da come si svilupperà il tema dei dazi e dall’andamento dell’economia globale. Il nostro scenario di base prevede che la guerra commerciale non peggiori e che il franco si indebolisca un po’, o che comunque resti a 0,94 o 0,95 franchi contro un euro. Questo permetterebbe alla BNS di mantenere i tassi di interessa in territorio positivo». «Per contro, se la guerra commerciale subirà una escalation e anche il franco si rafforzerà, la pressione al ribasso sull’inflazione diventerà forte, e la BNS potrebbe portare i tassi in territorio fortemente negativo. Ma questo non è il nostro scenario di base. In generale, noi prevediamo che l’inflazione sarà dello 0,2% in media nel 2025, e dello 0,5% nel 2026».
Il paradosso: i redditi salgono
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte aumento dei premi delle casse malati, che pesano sul reddito disponibile delle economie domestiche, e quindi di fatto frenano i consumi. Crede quindi che esista una tendenza «deflazionistica di fondo» nell’economia svizzera? «Penso di no, perché c’è stato un aumento dell’occupazione, e la crescita dei salari è stata superiore all’inflazione. Per questo il reddito complessivo in Svizzera negli ultimi anni è aumentato, e questo al netto della crescita dei premi delle casse malati. La tendenza deflazionistica in Svizzera dipende maggiormente dalla forza del franco e dalla flessione dei prezzi energetici, e soprattutto del petrolio».
Un dato inferiore alle attese
«Il dato sull’inflazione pubblicato oggi – rileva dal canto suo GianLuigi Mandruzzato, senior economist presso EFG a Lugano – è più basso rispetto alle attese degli analisti, ma soprattutto rispetto a quello che la BNS si aspettava alla fine di marzo. E questo è già un motivo sufficiente per aspettarsi un'altra riduzione dei tassi di interesse da parte della BNS nel prossimo meeting del 19 giugno».
BNS in trincea
«A questo punto quindi – prosegue – la questione è se la BNS taglierà di 25 punti base, oppure di 50 punti base, il che porterebbe i tassi in territorio negativo. Noi crediamo che la prima ipotesi sia quella più probabile, anche alla luce dei dati sulla crescita economica elvetica, che fino a marzo erano ancora robusti».
«Ma questo vale - precisa GianLuigi Mandruzzato - per la riunione di giugno della BNS, mentre in seguito le decisioni dipenderanno dal livello dell’inflazione, e dall’esito delle trattative sui dazi, soprattutto se queste avranno un esito negativo per la Svizzera. Ma, tenuto conto che, come la BNS ha sottolineato più volte in passato, i tassi negativi non sono popolari né benvenuti, la BNS ridurrà ulteriormente i tassi solo se non potrà fare altrimenti. La nostra previsione sull’inflazione per quest’anno è intorno a 0,1% e 0,2% in media. Quindi l’inflazione dovrebbe restare bassa».