Il punto

L'Europa chiama, Trump risponde: «I dazi? Parliamone»

Il presidente degli Stati Uniti ha accettato la proposta di rinviare al 9 luglio l'entrata in vigore dei dazi al 50% sui prodotti importati dall'UE – Accordo in vista?
©Omar Havana
Red. Online
26.05.2025 10:30

Sì ai negoziati o, meglio, sì a uno slittamento dell'entrata in vigore dei dazi sui prodotti importati dall'Unione Europea. Donald Trump, ieri, ha detto di aver accettato la proposta di Ursula von der Leyen. E così, mentre il presidente degli Stati Uniti sta valutando l'imposizione di nuove sanzioni alla Russia, anche alla luce dei continui bombardamenti dell'esercito di Mosca e dei giudizi, sferzanti, espressi su Vladimir Putin, il tycoon ha deciso di spostare l'entrata in vigore delle misure al 9 luglio. L'obiettivo, appunto, è trovare un'intesa.

Trump, ricordiamo, aveva annunciato a suo tempo dazi al 50% sulle merci provenienti dall'Unione Europea. A partire, era stato comunicato, dal 1. giugno. Fra pochi giorni, quindi. Parlando con i giornalisti prima di imbarcarsi sull'Air Force One a Morristown, nel New Jersey, il presidente USA ha tuttavia affermato di aver avuto una «piacevole telefonata» con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e di aver accettato la sua richiesta di posticipare l'entrata in vigore delle misure. Una mossa, come detto, volta a trovare un compromesso o, se preferite, un accordo fra Washington e Bruxelles. 

Sull'asse transatlantico, insomma, sembrerebbe essere tornato il sereno. Venerdì, per dire, tramite social Trump aveva usato toni minacciosi, affermando che le discussioni con il blocco di 27 Stati membri – «formato con lo scopo primario di avvantaggiarsi sugli Stati Uniti» – erano state molto difficili e che i negoziati «non stavano andando da nessuna parte». Di più, il presidente USA aveva dichiarato di «non essere alla ricerca di un accordo» con l'UE e, ancora, che il loro dazio era stato ormai fissato al 50% e sarebbe entrato in vigore il 1. giugno. Lo scorso aprile, il tycoon aveva imposto una cosiddetta tariffa reciproca del 20%, pure ritardata. Il commissario europeo per il Commercio e la Sicurezza economica, Maroš Šefčovič, dal canto suo aveva risposto alle minacce di Trump ribadendo il suo impegno a garantire un accordo commerciale che «funzioni per entrambi» e basato sul «rispetto, non sulle minacce».

Trump, a proposito di sereno, prima di salire sull'aereo presidenziale ha detto che von der Leyen «vuole arrivare a un negoziato serio». E ancora: «Ha detto che ci riuniremo rapidamente e vedremo di trovare una soluzione». Pochi minuti dopo aver parlato con i giornalisti, Trump ha scritto su Truth che i colloqui con l'Europa «inizieranno rapidamente». All'inizio della giornata, von der Leyen ha invece riferito su X di una «buona telefonata» con Trump. «L'UE e gli Stati Uniti condividono le più importanti e strette relazioni commerciali del mondo» le parole della presidente. «L'Europa è pronta a portare avanti i colloqui in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, avremmo bisogno del tempo necessario fino al 9 luglio».

Trump, anche attraverso i dazi, si pone quale obiettivo il ritorno di fabbriche e occupati negli Stati Uniti. Da tempo, al riguardo, promette «una nuova età dell'oro» ma il mondo dell'imprenditoria, a cominciare da Elon Musk, appare sempre più restia ad accettare la politica tariffaria del tycoon. Lo stesso Musk, da tempo, ha ridotto il suo impegno nell'amministrazione Trump. Anzi, a suo dire è arrivato al totale disimpegno: «Mi dedicherò sette giorni su sette, 24 ore al giorno, ai seri problemi della rete sociale X, a xAI, alla Tesla, oltre che all’imminente lancio dell’astronave Starship di SpaceX».