«Occhio ai costi legati ai conti, è possibile risparmiare molto»

Forse non sono in molti a pensarci, ma quanto incidono i costi di tenuta dei conti bancari sul budget dei piccoli risparmiatori? È difficile dirlo, visto che ogni caso è diverso. Ma quello che emerge da uno studio del VZ VermögensZentrum, il centro di consulenza patrimoniale indipendente numero uno in Svizzera, è che in genere i risparmiatori pagano troppo sui loro conti e che è possibile risparmiare grazie ad una strategia mirata. La ricerca è stata condotta analizzando i depositi titoli di oltre 5.100 investitori nel 2024. Il campionario è più ampio del 16% rispetto all’anno precedente.
Secondo lo studio, numerosi mandati di gestione patrimoniale costano più del necessario. Questo perché alcune banche e altri istituti finanziari spesso impiegano nella gestione patrimoniale fondi attivi eccessivamente costosi. Ciò comporta rendimenti tendenzialmente più bassi. Se le banche impiegassero ETF passivi e fondi indicizzati più economici rispetto ai fondi attivi, gli investitori riuscirebbero a risparmiare molto denaro ogni anno.
Conflitti di interesse
Inoltre, esistono conflitti d’interesse fra clienti e banche: «Queste ultime - scrivono gli esperti di VZ - tendono a raccomandare in via preferenziale prodotti d’investimento propri, spesso a discapito dei clienti. Attualmente, in media, il 63,5% di un portafoglio è costituito da prodotti propri della banca, che servono solitamente ad incrementare i margini dell’emittente stesso e non a tutelare gli interessi dei clienti».
Inoltre, fra gli altri risultati dello studio, emerge che, sebbene i costi dei prodotti diminuiscano, restano comunque troppo elevati. «I costi medi dei prodotti - rileva VZ - continuano a diminuire. Ponderati in base al volume, si attestano allo 0,60%. Ciò corrisponde a un calo dello 0,09% rispetto all’anno precedente. Le commissioni restano purtroppo elevate. Molti investitori sottovalutano l’impatto che anche piccole differenze di costo possono avere sul rendimento a lungo termine».
Infine, fra i risultati dello studio citiamo anche il fatto che, e questo può sembrare paradossale, i fondi attivi rappresentano un freno al rendimento. «I fondi attivi - scrivono infatti gli esperti di VZ - continuano a costituire quasi un terzo di un deposito titoli medio svizzero, nonostante i costi siano di fatto più elevati e i rendimenti solitamente inferiori rispetto agli ETF (Exchange Traded Funds) o ai fondi indicizzati. Questo si rileva in modo inconfutabile nei fondi azionari svizzeri: quasi tre quarti di essi non sono riusciti a raggiungere il rendimento ottenuto dai prodotti d’investimento passivi alternativi. Il risultato relativo a fondi con orientamento internazionale è ancora peggiore».
Che cosa fare?
Abbiamo chiesto a Michael Imbach, responsabile di VZ VermögensZentrum per la Svizzera italiana, cosa possono fare i piccoli risparmiatori per ridurre i costi legati ai loro conti. «È importante - nota - dare un’occhiata ai costi dei prodotti. Perché spesso una banca, una assicurazione o un gestore presenta dei costi diretti, ossia che sono addebitati ai conti, come per esempio i costi di gestione, di custodia, di transazione, che sono trasparenti perché si vedono nel rendiconto annuale. Invece, ad essere meno trasparenti sono i costi dei prodotti, e con questo intendo il costo dei fondi attivi per esempio, che invece saranno dedotti dalla performance del fondo e quindi non si vedono nell’estratto conto del deposito. Per illustrare, se il fondo attivo ha registrato nel 2024 un rendimento del 5% lordo, e costa il 2%, il cliente vede soltanto che il suo fondo è salito del 3%, ma non che ha pagato una commissione molto elevata del 2%».
«Spesso - rileva - ci sono persone che vengono da noi e dicono di pagare poco, ma si riferiscono solo al costo di custodia, che per esempio ammonta allo 0,3% all’anno. Ma questo è solo una parte del costo complessivo, perché poi per esempio sono presenti nel portafoglio fondi attivi forniti e consigliati dalla banca dove sono clienti che costano dall’1% fino al 2%, che vengono dedotti dal rendimento. Ci sono gestori patrimoniali un po’ ‘‘furbi’’ che fanno vedere ai clienti i costi di custodia bassi, ma poi utilizzano prodotti costosi e così guadagnano soldi».
Si può fare una proiezione e calcolare quanto potrebbe risparmiare un piccolo cliente? «Nello studio - illustra - abbiamo analizzato i depositi titoli di oltre 5 mila investitori e i costi dei prodotti costano in media lo 0,9%. Noi pensiamo che ci sia la possibilità di arrivare a uno 0,2% in media. Inoltre dipende anche da quali servizi offre l’istituto finanziario, perché è molto difficile fare i confronti fra i servizi dei diversi istituti».
Nel caso di mandati di gestione, nei quali la banca amministra i soldi senza dover chiedere ai clienti, questo fenomeno dei costi nascosti si acuisce? «Noi stiamo parlando - risponde - di un gestore patrimoniale che fornisce anche prodotti propri, e questo non è il caso di tutti. Ma quando lo fa, c’è il rischio che metta fondi propri nel portafoglio senza chiedersi se sono migliori rispetto alla concorrenza. In questo modo guadagnano sia con la gestione patrimoniale, sia con i prodotti».
Più consulenti è meglio
«Insomma - conclude Michael Imbach - alla fine dei conti è importante informarsi bene, perché il problema dei costi elevati è fondamentale. Non bisogna solo affidare il proprio denaro a un gestore patrimoniale, ma occorre chiedere un secondo parere. Purtroppo, spesso esiste un confitto di interesse fra clienti e banche e, con il tempo, una differenza di un punto percentuale di rendimento all’anno può trasformarsi in una minore guadagno di decine o centinaia di migliaia di franchi in vent’anni».
Tornando allo studio, nel 2024 il volume complessivo dei patrimoni analizzati am-montava a quasi 4 miliardi di franchi. Questi comprendono non solo mandati di gestione patrimoniale e offerte di consulenza di istituti finanziari, ma anche soluzioni di deposito autogestite. Sempre più investitori con un volume di deposito inferiore a 250.000 franchi stanno iniziando a scoprire il vantaggio di un secondo parere professionale e indipendente. Ormai circa la metà dei depositi analizzati rientra in questo segmento.
