Il punto

Quel passo indietro di Donald Trump collegato ai dazi e alla moneta debole

L'inflazione sta salendo, il presidente americano costretto ad azzerare le tariffe su una serie di prodotti alimentari
©Jeff Chiu
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
17.11.2025 06:00

Nei giorni scorsi, mentre si definiva la dichiarazione d’intenti sul taglio dei dazi alla Svizzera dal 39% al 15%, l’Amministrazione Trump ha attuato un altro passo indietro non secondario, azzerando i dazi americani su un’ampia gamma di prodotti alimentari. L’effetto cumulato dei dazi e della debolezza del dollaro sta rendendo più care le importazioni per gli Stati Uniti, intaccando così anche il potere d’acquisto dei consumatori. L’inflazione non è scesa sino all’obiettivo della banca centrale USA, che è il 2%, ed ha anzi cominciato a risalire: a settembre di quest’anno era al 3%, contro il 2,3% di aprile.

La spinta ai prezzi

La miscela tra dazi all’import e dollaro debole sta dunque iniziando a incidere. L’insoddisfazione di molti consumatori, e dunque anche di una parte degli elettori, sta cominciando a emergere. Come spesso accade, i riflettori sono accesi soprattutto sui beni di maggior necessità, tra i quali molti prodotti alimentari. Proprio in questo comparto si sono verificati nei mesi scorsi aumenti dei prezzi al consumo superiori all’inflazione media. Di qui la retromarcia di Trump, che ha annunciato un ordine esecutivo per eliminare i dazi su carne bovina, caffè, frutta tropicale e su un’ampia gamma di altri prodotti alimentari importanti nei consumi delle famiglie, per i quali la produzione interna non può soddisfare la domanda.

«Abbiamo fatto un piccolo passo indietro su alcuni alimenti, tra i quali il caffè», ha detto Trump, secondo quanto riportato dal quotidiano economico italiano Il Sole 24 Ore, ammettendo che «forse in alcuni casi» i dazi possono determinare aumenti dei prezzi e aggiungendo però che questi «in larga misura sono stati assorbiti da altri Paesi». I rialzi dei prezzi legati ai dazi sulla carne bovina, decisi anche come misura punitiva contro un forte esportatore come il Brasile, rappresentano negli USA una preoccupazione particolare e in questo capitolo Trump aveva già annunciato di voler intervenire. Il presidente USA ha anche firmato un ordine esecutivo che elimina i dazi su tè, succo di frutta, cacao, spezie, banane, arance, pomodori, oltre che su alcuni fertilizzanti.

La Casa Bianca ha cercato di limitare la portata del passo indietro di Trump, sostenendo che alcuni dei dazi originari, con i quali gli Stati Uniti avevano colpito nei mesi scorsi quasi tutti i Paesi del mondo, ora non sarebbero più necessari considerando gli accordi commerciali in seguito raggiunti con alcuni partner. Gli esempi sono quelli di Ecuador, Guatemala, El Salvador, Argentina, con intese mirate all’aumento delle capacità delle imprese USA di vendere prodotti agricoli e industriali in questi Paesi e dunque all’alleggerimento dei dazi sui prodotti agricoli di quest’ultimi.

L’Amministrazione Trump ha anche ribadito che i dazi hanno riempito le casse pubbliche, continuando peraltro a negare che i dazi stessi siano un fattore significativo negli aumenti dei prezzi in negozi e supermercati americani. «Non penso che sarà necessario» attuare altri passi indietro sui dazi, ha anche affermato Trump. Secondo una parte degli esperti la partita dei prezzi al consumo, e dunque dell’inflazione, negli Stati Uniti resta però aperta. Lo è anche altrove, ma a complicare la situazione qui c’è il cumulo dei dazi all’import e del dollaro debole.

Import ed Export

I bassi livelli della valuta USA danno una mano alle esportazioni americane ma al tempo tesso creano altri problemi sul lato delle importazioni. I dati disponibili sui commerci USA, che arrivano per ora sino ad agosto (lo shutdown ha portato a ritardi anche per le statistiche), indicano che il deficit commerciale americano quest’anno è ancora aumentato. Continuando l’import ad essere maggiore dell’export, e avendo l’import il doppio peso dei dazi e del dollaro debole, si ha la conseguenza della tendenza al rialzo dei prezzi, vedremo nei prossimi mesi sino a che punto. Il dollaro dal canto suo secondo molti analisti potrebbe rimanere a bassi livelli oppure, nella migliore delle ipotesi, riconquistare solo poco terreno

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