Tagli alla Julius Bär: «Non sappiamo ancora quanti posti saranno persi in Ticino»

Pesante taglio occupazionale presso Julius Bär: la banca zurighese presente anche sulla piazza di Lugano intende cancellare 400 impieghi, nell’ambito di un programma di riduzione degli oneri che verrà potenziato.
Nella teleconferenza di commento dei risultati 2024 - utile raddoppiato a 1 miliardo di franchi - i vertici dell’azienda hanno precisato i contorni dei nuovi risparmi, il cui annuncio arriva a meno di un mese dall’insediamento del nuovo CEO Stefan Bollinger, in carica dal 9 gennaio.
Le misure riguarderanno sia il personale, sia i costi generali. È prevista la riduzione del 5% della forza lavoro, con un impatto cioè su circa 400 persone. I tagli, che mirano non da ultimo a snellire la parte amministrativa, dovrebbero riguardare soprattutto la Svizzera. La sforbiciata concernerà comunque anche i piani alti: fra le altre cose viene drasticamente ridotta - con effetto immediato - la direzione, che passa da 15 a 5 membri.
Come reagiscono i sindacati a questa notizia? «Siamo in stretto contatto con Julius Bär - sottolinea Natalia Ferrara, vice presidente dell’Associazione Svizzera Impiegati di Banca (ASIB) - e siamo informati a grandi linee su questa ristrutturazione. Ma questa settimana sono previsti ancora diversi incontri e a oggi non abbiamo ancora tutte le informazioni, anche sulla questione regionale. È ancora presto per saperlo».
«Naturalmente - continua - abbiamo già negoziato dei piani sociali. Finora ho conosciuto la Julius Bär come una banca molto responsabile verso i dipendenti e abbiamo sempre potuto negoziare dei piani sociali corretti. Anche questa volta cercheremo di fare la stessa cosa, dato che c’è un piano di risparmi. Noi cercheremo di capire come ridurre al minimo i licenziamenti e come accompagnare le persone che purtroppo verranno licenziate con un piano sociale adeguato, probabilmente ancora migliore dei precedenti, vista l’entità dei licenziamenti».
Tornando ai risultati, nel 2024 la Julius Bär ha registrato un forte aumento dei profitti, dopo il crollo subito l’anno prima sulla scia del tracollo dell’impero immobiliare Signa. Lo scorso anno i proventi sono saliti del 19% a 3,8 miliardi di franchi, mentre l’utile netto è più che raddoppiato, passando da 453 milioni a 1,0 miliardi. L’anno prima l’istituto aveva dovuto procedere a una rettifica di valore di 606 milioni di franchi a causa dei crediti concessi al gruppo Signa dell’imprenditore austriaco René Benko, attualmente in carcere. Il programma di riduzione degli oneri 2023-2025 per 140 milioni all’anno sarà potenziato, con tagli per ulteriori 110 milioni.
Indagine Finma
Inoltre, Julius Bär vuole attendere i risultati dell’indagine condotta dalla Finma sulle sue implicazioni nel fallimento dell’impero immobiliare Signa prima di lanciare un nuovo programma di riacquisto di azioni. Il responsabile operativo Nic Dreckmann ha detto di non voler formulare ipotesi riguardo ai tempi dell’inchiesta. L’obiettivo è stabilire un buon rapporto con l’autorità, ha sottolineato da parte sua il nuovo CEO Stefan Bollinger, in carica dal 9 gennaio.
In Borsa ieri il titolo Julius Bär, quotato sul listino di Zurigo, ha perso il 12,69%, scendendo a 56,14 franchi.