Commercio estero

Tra Svizzera e India scambi liberi e sostenibili

L’accordo di libero scambio siglato a marzo tra i due Paesi rappresenta un’importante opportunità per l’industria dell’export elvetico
Il distretto di Hyderabad, tra i più popolosi dell’India, è noto per il forte sviluppo di attività nell’informatica, biotecnologia e farmaceutica. © Shutterstock
Dimitri Loringett
06.05.2024 06:00

«La sostenibilità non è più un trend ma un driver dell’economia in quanto fornisce un vantaggio competitivo alle aziende che la promuovono». Con questa affermazione la CEO di Switzerland Global Enterprise (S-GE), Simone Wyss Fedele, ha aperto l’annuale Forum del commercio internazionale tenutosi al Kongresshaus Zürich negli scorsi giorni. La sostenibilità quale motore della crescita era infatti il sottotitolo del convegno, che ha visto la partecipazione di «oltre 300 aziende e partner di 20 Paesi», ha sottolineato con orgoglio la direttrice dell’organizzazione nazionale di promozione delle esportazioni e della piazza economica svizzera (già Osec).

Nel settore delle rinnovabili, che Wyss Fedele ha citato quale esempio, «vi è una forte richiesta dai Paesi del Golfo per soluzioni altamente tecnologiche, di cui la Svizzera dispone». Ma «sempre più richieste provengono - ha aggiunto la responsabile di S-GE - anche dall’India».

La Svizzera, infatti, ha appena siglato, assieme agli altri Paesi dell’AELS, un Accordo di libero scambio (ALS) con l’India secondo cui i dazi doganali saranno eliminati, gradualmente aboliti o sostanzialmente ridotti nei prossimi anni e riguarderà il 95,8% dell’export di prodotti industriali svizzeri.

Un accordo «sostenibile»

E proprio di questo accordo – il primo di questo genere concluso dall’India con partner europei – si è parlato diffusamente durante il Forum, perché pone di fatto la Svizzera in una situazione di vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi. L’UE, per esempio, non ha ancora un accordo simile con il gigante asiatico, è stato notato.

«L’accordo è strategico per l’India perché vuole attirare investimenti in attività altamente innovative e tecnologiche – spiega al CdT Florin Müller, responsabile dello Swiss Business Hub di S-GE a Mumbai – e lo è quindi anche per la Svizzera, che ha ciò che l’India cerca e le aziende interessate a svilupparsi in nuovi mercati. È la classica situazione win-win».

Attualmente in India operano circa 350 imprese elvetiche, mentre le entità legali indiane in Svizzera sono quasi 150. Il commercio bilaterale tra Svizzera e India vale oltre 11 miliardi di franchi svizzeri, per il 90% rappresentato dai metalli preziosi (categoria di prodotti non inclusa però nel nuovo ALS). Per il resto, la Svizzera esporta in India principalmente macchinari meccanici ed elettrici, prodotti chimici e farmaceutici, apparecchiature di precisione e dispositivi medico-chirurgici e, naturalmente, orologi.

La Svizzera è riconosciuta per il carattere innovativo delle sue imprese, un elemento essenziale per tecnologie, prodotti o processi sostenibili che l’India vuole sviluppare. In effetti, l’ALS contiene un capitolo proprio sullo sviluppo sostenibile. «In tema di processi produttivi sostenibili l’India sta progredendo e necessita di impulsi da parte delle aziende svizzere innovative e sostenibili», spiega Florin Müller. «L’India - continua - sta diventando un partner sempre più importante per le aziende svizzere e straniere in generale per le catene di approvvigionamento. Molte aziende attribuiscono grande importanza anche alla tracciabilità delle catene di fornitura, nel senso di informazioni precise sui singoli fornitori».

Industria meccanica entusiasta

La notizia dell’accordo con l’India è stata accolta con entusiasmo dall’industria metalmeccanica ed elettrica svizzera. Come ricorda l’associazione mantello Swissmem, l’industria tecnologica svizzera esporta quasi l’80% dei suoi beni e servizi e, come ha dichiarato il presidente Martin Hirzel, «dipende dall’accesso ai mercati di vendita globali, possibilmente privo di barriere. Il mercato interno è troppo piccolo per garantire la sopravvivenza delle aziende tecnologiche e dei loro 330 mila posti di lavoro in Svizzera. Gli accordi di libero scambio rivestono quindi un’importanza fondamentale».

Sulla stessa linea d’onda si trova anche Swissmechanic, l’organizzazione mantello che rappresenta 1.200 PMI del settore MEM (industria meccanica, elettrica e metallurgica), che dà lavoro a oltre 65 mila persone in Svizzera. «Dopo 16 anni di negoziati, si tratta di una pietra miliare nella politica commerciale svizzera e di un successo significativo per l’industria delle esportazioni», afferma al CdT il presidente Nicola Tettamanti. «L’accordo - continua - apre inoltre nuove opportunità per le PMI del settore MEM grazie a un più ampio accesso al mercato e al miglioramento delle condizioni quadro legali, in particolare i diritti di proprietà intellettuale a tutela della Swissness. Per l’industria MEM svizzera questo accordo ha una grande importanza e assicurerà molteplici vantaggi per le PMI che vogliono esportare e/o operare nel Paese asiatico. Da un lato l’accordo di libero scambio porterà un vantaggio competitivo per i prodotti di esportazione svizzeri che beneficeranno dell’accordo nei confronti di altri Paesi (in particolare l’Unione europea, gli Stati Uniti e la Cina) che per ora non hanno ottenuto un accordo di libero scambio come la Svizzera. Dall’altro lato sarà più facile anche investire direttamente in loco e generare nuovi posti di lavoro in modo da rafforzare il ruolo dell’India quale Paese manifatturiero. Questo sviluppo porterà benefici per entrambe le parti, ma non saranno immediati e la riduzione dei dazi sui prodotti che sottostanno all’accordo avverrà gradualmente. Sarà perciò importante, per ogni singola azienda, verificare quale impatto avrà l’accordo per i propri prodotti e servizi».

«Non siamo particolarmente entusiasti di questo accordo»

Il nuovo ALS tra Svizzera e India include anche una serie di miglioramenti in materia di protezione della proprietà intellettuale (IP). Il tema è di particolare rilevanza per il settore farmaceutico-chimico. «Per noi è essenziale che tutti gli accordi di libero scambio includano un capitolo sulla IP e quindi “rispecchino” almeno quanto stabilito dall’OMC e il trattato TRIPs», precisa al CdT Stephan Mumenthaler, direttore generale di scienceindustries, l’associazione nazionale delle industrie farmaceutiche e chimiche.

«Non siamo particolarmente entusiasti dell’accordo siglato con l’India - afferma Mumenthaler - perché non abbiamo ottenuto più di tanto di quanto già previsto nel trattato TRIPs, che va bene, ma non vogliamo fare alcun passo indietro. Ad esempio, per quanto riguarda la protezione dei dati normativi, gli indiani non hanno fatto molte concessioni, ma almeno si sono impegnati a proseguire i negoziati. C’è un paragrafo che dice che quando sarà concluso l’ALS continueranno a discutere della protezione normativa».

L’industria farmaceutica è fortemente regolamentata e i governi devono assicurarsi che i prodotti siano sicuri, ci spiega l’economista con un trascorso a Novartis. «Quando si richiede una licenza - chiarisce Mumenthaler - si devono fornire al governo tutti i dati sulla sicurezza e sugli studi clinici. Si deve evitare che il governo fornisca questi dati all’industria dei generici per vie traverse».

«L’India - continua - ha un’industria dei generici molto importante e di successo. Il modello d’affari consiste nell’utilizzare i brevetti altrui e copiare i prodotti. Hanno un proprio sistema di brevetti, ma le modalità di utilizzo sono molto restrittive. Con il nuovo ALS qualcosa si è potuto migliorare sull’accettazione delle importazioni con brevetti. Ma c’è ancora molto da fare», conclude Stephan Mumenthaler.

Albert Rösti: «Il Governo sta facendo la sua parte»

«Grazie per ciò che fate per la Svizzera». Lo ha detto il consigliere federale Albert Rösti, ospite del convegno zurighese. Il suo intervento non è stato casuale: in qualità di «ministro» dell’energia e dei trasporti (e dell’energia e delle comunicazioni, DATEC), Rösti era chiamato a rassicurare gli imprenditori che il Governo sta «facendo la sua parte» per garantire adeguate condizioni per il commercio estero, senza il quale la Svizzera non potrebbe prosperare. In particolare, il mondo imprenditoriale si preoccupa per l’approvvigionamento energetico. Rösti ha confermato che «per i prossimi inverni siamo protetti» su gas ed elettricità, grazie anche gli accordi di solidarietà con l’UE per le forniture minime. Il capo del DATEC non ha nascosto che rimane comunque un «rischio residuo» e quindi possibili penurie, che il Consiglio federale vuole assolutamente evitare perché crea anche un danno d’immagine, oltre che economico. «Riempite i serbatoi», ha detto sorridendo Rösti, invitando gli imprenditori anche a risparmiare, una misura che «aiuta anche le vostre finanze».