Varese, 6 mila euro in tre anni contro la fuga dei lavoratori in Svizzera

Scappano tutti, dalle province italiane di frontiera. Scappano i più giovani, che cercano fortuna altrove. Scappano i frontalieri, che la fortuna se la costruiscono lavorando in Ticino. Scappano talvolta le imprese, costrette in realtà a ridimensionare le proprie aspettative e speranze di crescita proprio a causa della mancanza di manodopera.
Ecco spiegata, allora, l’iniziativa della Camera di Commercio della Città giardino, la quale ha deciso di aprire un bando e “regalare” 6 mila euro in tre anni agli under 40 che decideranno di trasferirsi nel Varesotto, da altre province italiane, «a seguito di un nuovo contratto di lavoro con un’impresa del territorio». Non soldi, in verità, ma voucher. Buoni. Per acquistare beni o servizi dalle stesse aziende del Varesotto.
Una sorta di partita di giro. Ma non a somma zero. «Siamo alle prese, noi come del resto molte altre aree geografiche - ha spiegato il presidente della Camera di Commercio di Varese, Mauro Vitiello - con fenomeni che rischiano di diventare sempre più preoccupanti. Con questa misura, vogliamo contrastare lo spopolamento, ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e contenere il fenomeno della fuga dei talenti, che colpisce noi così come il resto d’Italia. Inoltre, la nostra provincia, che resta una di quelle a maggiore densità imprenditoriale e a migliore capacità d’export, deve anche fare i conti con la vicinanza di Milano e del confine svizzero: sicuramente, due fattori che portano ricchezza ma, al tempo stesso, influiscono sul mercato del lavoro».
Le cifre della provincia
Varese è una delle realtà industriali italiane di maggiore forza. Nel suo territorio sono insediate 50 imprese per km quadrato e metà della produzione finisce all’estero, per un valore dell’export di circa 13 miliardi di euro. Il prodotto interno (o valore aggiunto) ha sfiorato, lo scorso anno, i 28 miliardi di euro. Ma tutti faticano enormemente a trovare personale, in particolare le manifatture, le aziende di servizi alle persone, la ristorazione. Sempre alla fine del 2024 gli occupati erano 392 mila (su un totale di 882 mila residenti); 30 mila circa, invece, i frontalieri, poco meno dell’8% della forza lavoro complessiva.
Le indagini più recenti sulla difficoltà di reperimento delle figure professionali necessarie nel Varesotto - condotte dall’ufficio studi della Camera di Commercio - hanno fatto emergere una situazione molto complicata, soprattutto per ciò che concerne i profili a più elevata specializzazione.
In generale, il 51% delle aziende che ha sede in provincia di Varese ha risposto di avere difficoltà a trovare lavoratori da assumere nelle proprie attività. Numeri che crescono quando si tratta di operai specializzati (71,1%), professionisti d’àmbito tecnico (58,8%), conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (54,7%). Ma sono carenti pure tutti coloro i quali lavorano nelle attività commerciali e nei servizi (48,4% di risposte negative), i dirigenti e i professionisti con elevata specializzazione (44,8%).
Il focus del bando
Il bando per il contributo a chi sceglierà di trasferirsi dovrebbe essere pubblicato questa settimana sul sito della Camera di Commercio di Varese. I contenuti precisi sono da verificare. Fonti dello stesso ente camerale fanno sapere, però, che i «focus» su cui punterà l’iniziativa saranno almeno due: attrarre nuovi lavoratori dalle altre regioni italiane e tentare di trattenere il numero più alto possibile di laureati dell’Università Carlo Cattaneo di Castellanza (LIUC), l’ateneo privato nel quale si formano manager e frequentato, per il 70%, da giovani non residenti nel Varesotto.
Vitiello parla di una «sfida di cruciale importanza per accrescere la competitività della provincia di Varese», ma è anche consapevole di quanto la misura dei 2 mila euro annui in voucher sia insufficiente.
«Siamo ben coscienti - ha detto infatti il presidente della Camera di Commercio varesina - di come questa misura, da sola, non sia in grado di risolvere i problemi. Abbiamo però la convinzione che possa dar vita a un circolo virtuoso che mobiliti e crei le condizioni per continuare a crescere sul piano socioeconomico», diventando in questo modo, sempre di più, «un territorio che guarda al futuro». In questo senso, Vitiello auspica l’intervento degli enti locali. «Anche i Comuni potrebbero entrare in gioco - dice - dare un contributo, migliorare la capacità di accoglienza e implementare i servizi a sostegno di chi già lavora sul territorio».
Resta esclusa, invece, la possibilità di prevedere un contributo in denaro, ad esempio per gli affitti, sempre più cari. L’ente camerale non è in grado di intervenire in questo senso. «Siamo una Camera di Commercio - ha detto Vitiello - un’istituzione che rappresenta e sostiene il tessuto economico. Con la nostra iniziativa supportiamo da una parte chi ha necessità di assumere personale, e dall’altra le imprese commerciali e artigiane del territorio».