Il conflitto in Medio Oriente

Gaza Foundation, l’addio polemico del direttore Jake Wood

Un’inchiesta del New York Times ha svelato come la nascita dell’organizzazione umanitaria con sede a Ginevra fosse frutto di un’iniziativa dei militari israeliani
I camion di aiuti a Gaza. © MOHAMMED SABER
Dario Campione
26.05.2025 20:13

Rischia di fallire ancora prima di iniziare il piano di aiuti umanitari a Gaza messo in piedi congiuntamente da Israele e Stati Uniti. Jake Wood, direttore esecutivo della Gaza Humanitarian Foundation (GHF) - l’organizzazione umanitaria privata con sede a Ginevra sostenuta dagli Stati Uniti e incaricata di distribuire gli aiuti nella Striscia attraverso un piano avviato da Israele - si è dimesso domenica, spiegando di non poter svolgere il suo compito senza rinunciare ai principi di umanità, imparzialità e indipendenza.

«Non abbandonerò questi convincimenti», ha detto l’ex marine USA, il quale tuttavia non ha voluto dare ulteriori spiegazioni. In una nota ufficiale, il consiglio di amministrazione della GHF ha detto di essere «deluso» dalla partenza di Wood, ma ha confermato di voler continuare nel proprio lavoro volto a raggiungere l’intera popolazione dell’enclave. «I nostri camion sono carichi e pronti a partire - si legge ancora nella nota - inizieremo la consegna diretta di aiuti a Gaza da oggi, per raggiungere più di un milione di palestinesi entro la fine della settimana. Abbiamo in programma di muoverci rapidamente per arrivare all’intera popolazione».

L’assistenza umanitaria ha iniziato ad affluire a Gaza soltanto negli ultimi giorni e dopo che Israele, cedendo alle pressioni internazionali, ha rimosso il blocco imposto all’inizio di marzo. Israele ha accusato Hamas di aver rubato gli aiuti - accuse che la milizia sciita ha sempre negato - e ha tentato di utilizzare lo stop alle consegne umanitarie fino a quando Hamas non avesse rilasciato tutti gli ostaggi presi nell’attacco del 7 ottobre 2023.

Un’idea partita da lontano

Fino alle sue dimissioni, Wood aveva sostenuto di operare indipendentemente da Israele e dai suoi interessi, e aveva promesso - in varie interviste - che non avrebbe partecipato a un programma che consentisse lo sfollamento dei civili. Sabato scorso, il New York Times e altri giornali e siti americani hanno pubblicato articoli che mettevano in dubbio l’autonomia del progetto. Il NYT ha addirittura scoperto che i contorni del progetto della Gaza Foundation erano stati concepiti per la prima volta alla fine del 2023, poche settimane dopo l’inizio della guerra, da un gruppo di funzionari e ufficiali israeliani e dai loro partner nel settore imprenditoriale bellico dello Stato ebraico.

«Per tutto il 2024, i funzionari israeliani hanno sviluppato il progetto con appaltatori privati della sicurezza americana, principalmente Philip F. Reilly, un ex alto ufficiale della CIA - ha rivelato il NYT - Alla fine del 2024, un team guidato da Reilly aveva deciso di creare una fondazione per finanziare e assumere appaltatori privati e occuparsi, così, della distribuzione degli aiuti a Gaza. Lo scorso novembre, i rappresentanti di Reilly hanno dato vita alla fondazione conformandola come la principale società di sicurezza a garanzia del progetto all’interno di Gaza».

L’appello di Cindy McCain

Oggi, intanto, la direttrice del World Food Programme, Cindy McCain, ha ribadito la necessità di «entrare subito a Gaza con gli aiuti, e in grande scala, non con i pochi camion di adesso, che sono solo una goccia nel mare». La vedova del senatore repubblicano John McCain era stata nominata da Joe Biden ambasciatrice al WFP e poi, nel 2023, indicata come direttrice esecutiva dell’agenzia ONU che ha sede a Roma. A Gaza, «al momento, abbiamo mezzo milione di persone in situazione di estrema insicurezza alimentare, sull’orlo della morte per fame se non li aiutiamo - ha detto McCain alla CBSnews - Queste persone sono disperate e quando vedono arrivare un nostro camion gli danno l’assalto. Tutto ciò niente ha a che vedere con Hamas o alcun crimine organizzato, ma semplicemente con il fatto che queste persone stanno morendo di fame».