Guadagnare con gli NFT

Molti ne parlano, pochi sanno esattamente cosa siano, quasi nessuno sa come guadagnarci: gli NFT, Non-Fungible Token, sono la nuova frontiera di chi pensa di arricchirsi facilmente, come i genitori di Chloe Clem, ma anche una interessante opportunità per chi si occupa di arte, musica, cinema, sport, collezionismo e di tanti altri argomenti in cui si ‘vende’ un’esperienza unica o presunta tale.
L’immagine di Chloe
Come è possibile tirare fuori soldi dall’espressione curiosa di una bambina? Nel 2013 Chloe è stata ripresa dalla madre Katie durante un viaggio a Disneyland: in pratica non manifestava alcuno stupore per quella che sarebbe dovuta essere una bella sorpresa, mentre la sorella Lily addirittura era scoppiata a piangere. Il video, condiviso attraverso i social network, è diventato un successo e l’espressione di Chloe un meme di quelli che girano un po’ ovunque. Fin qui siamo nell’ordinario, ad essere straordinario è stato il dopo: perché il video è stato visto 20 milioni di volte e l’immagine di Chloe è stata rielaborata e rilanciata dappertutto. Molto divertente, soprattutto per Tumblr, da cui è nato il fenomeno, e le piattaforme che vivono grazie a grandi numeri di traffico, ma adesso ha deciso di guadagnarci anche la famiglia dello Utah, che ha deciso di mettere all’asta l’immagine di Chloe come NFT, con una base di 5 Ethereum, circa 15.000 dollari. L’ambizione è quella di raggiungere le cifre, vicine al mezzo milione, di altre foto diventate virali come quella della cosiddetta ‘Disaster Girl’, e anche di alcuni NFT nati proprio come opere d’arte. Secondo la madre di Lily e Chloe il ricavato servirà a pagare le migliori università alle figlie. Fatti due conti, si sogna di arrivare in zona 400.000.
Collezionismo
Rendere unica tramite NFT un’immagine o qualsiasi altra cosa digitalizzabile (audio, video, eccetera) è in teoria facile. L’NFT altro non è che un’unità di dati memorizzata su un registro digitale, l’ormai famosa blockchain, che nella sostanza certifica che quell’oggetto digitale è unico e quindi non intercambiabile. Questo non significa che può vederlo (ascoltarlo, guardarlo) soltanto il proprietario, essendo un file digitale per sua natura replicabile all’infinito, ma che questi NFT sono tracciati su blockchain e costituiscono una sorta di certificato di proprietà. Domanda di chi ha vissuto qualche anno nel secolo scorso: ma perché qualcuno dovrebbe comprare questa roba? Sì, perché si stima che le vendite di NFT ormai valgano almeno un miliardo di dollari al mese, con previsioni di aumenti esponenziali. La risposta è semplice, a suo modo antica, ed è ben comprensibile a chiunque collezioni monete, francobolli, fumetti, dischi, figurine o qualsiasi altra cosa che per i non interessati alla materia ha valore zero: a fare il prezzo sono l’unicità (anche della semplice proprietà) o la scarsità, non l’utilizzo. Il valore di un NFT, come quello di un quadro, può quindi variare fra zero ed infinito.
Record
Il mondo dell’arte ci ha abituato da secoli ad evitare il mito del prezzo giusto. Nessun prezzo è giusto, esiste soltanto ciò che il mercato è disposto a spendere per un determinato oggetto, reale o digitale che sia. Per questo il record di 69,3 milioni di dollari per un’opera NFT, stabilito lo scorso marzo in un’asta organizzata da Christie’s, è destinato ad essere facilmente battuto. Questa opera di Beeple (all’anagrafe Mike Winkelmann) oltretutto non è nemmeno la digitalizzazione di qualcosa di fisico, ma nasce proprio come digitale: in sostanza ogni giorno, dal 2007 al 2020, Beeple ha aggiunto un’immagine ed il risultato è stato che ad essere venduti sono stati tutti questi tredici anni di lavoro. Si tratta né più né meno di un collage, per usare un linguaggio comprensibile, ma un collage digitale e trasformato in NFT. È vero che chiunque potrebbe replicarlo, ma vale anche per la Gioconda. Con tutto il rispetto per la madre di Chloe, vere e proprie praterie si aprono per artisti con un proprio pubblico fidelizzato. In fondo, visto che si parla di opere uniche, non serve nemmeno che gli appassionati siano tanti.
Ethereum
Creare un NFT porta a stretto contatto con il mondo delle criptovalute. Si possono infatti usare diverse blockchain, al momento la principale è quella che supporta gli Ethereum. Bisogna quindi avere un portafoglio (wallet) digitale di Ethereum, e scaricare un programma per la creazione di NFT. Non c’è un prezzo fisso, ma digitalizzare un’opera può costare anche 150 dollari (il minimo è sugli 80) ed il concetto che deve essere chiaro è che non è una grande idea rendere NFT tutto il proprio archivio fotografico, a meno di non fare un collage alla Beeple e di essere considerati dal mondo come Beeple. Una volta creato l’NFT basta posizionarlo su un marketplace (OpenSea, Rarible, Mintable), che spesso è legato al programma di tokenizzazione, e... venderlo. Non ci sono regole, come del resto per quasi tutto. In altre parole, negli NFT tutto è virtuale tranne il costo di trasformazione della propria opera o dei propri oggetti. Chi di sicuro ci guadagna è evidente.
Bolla
Come in tutti i mercati che esplodono, il rischio bolla è dietro l’angolo. Ci sono analisti finanziari che paragonano gli NFT alle foto autografate ed il caso di Jack Dorsey sembra dargli ragione, visto che la trasformazione in NFT del primo tweet del fondatore di Twitter («just setting up my twttr») ha raggiunto una quotazione di 2,5 miliardi di dollari. Ma non si può impedire ad una persona di acquistare un prodotto digitale che non sia contrario alle leggi. Ricordando sempre che la proprietà è diversa dal copyright, anche per la giovane giurisprudenza sugli NFT: possiamo acquistare e strapagare una figurina di LeBron James (è accaduto, per circa 200.000 dollari) ma questo non significa che possiamo usare quell’immagine di LeBron James per lo spot della nostra azienda. In sintesi, gli NFT sono una bella scommessa e a vincerla sarà chiunque abbia un pubblico fidelizzato e disposto a spendere, oppure chi entrerà (e soprattutto uscirà) con il tempo giusto sul mercato. Come ai vecchi tempi.